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Tag: riflessioni per genitori

Scoprire se stessi attraverso il gioco: l’importanza del “far finta di…”

La crescita dei bambini è una continua avventura. Dal momento in cui nascono e per i primi anni di vita, ogni singolo passo e azione sono necessari per permettere loro di scoprire il mondo che li circonda.

Esplorano, sperimentano, curiosi di capire dove si trovino e come funzionino le cose con cui interagiscono quotidianamente e quelle di cui hanno solo sentito parlare.

Arriva poi un momento della crescita, più o meno coincidente con la scuola materna ed elementare, in cui i bambini passano dall’esplorazione del mondo esterno a quello interno.

Iniziano a crearsi una propria identità, a giocare con se stessi e scoprire di più su chi siano loro.

E allora giocano a “far finta di essere…” un dottore, un cuoco o un astronauta.

Questa fase della loro crescita e sviluppo è molto delicata e importante, li aiuterà a diventare adulti consapevoli e sicuri di sé, e il mondo dei giocattoli ha tutto il necessario per aiutarli.

I giochi per bambini di 6 anni sono molto diversi infatti da quelli per bambini più piccoli o più grandi, e molti di questi sono estremamente educativi e utilissimi ad aiutare questa nuova avventura che è la scoperta di se stessi.

A cosa serve nello specifico il gioco di finzione?

Oltre che per scoprire se stessi, vestendo panni diversi ed esplorando le varie situazioni in prima persona, così da comprendere in quale gli piace di più stare, il gioco di finzione ha molte altre finalità che possono aiutare lo sviluppo cognitivo del bambino.

In primo luogo, è un modo per esplorare e controllare le proprie emozioni.

Il più delle volte il gioco di finzione affronta situazioni che i bambini hanno già vissuto in passato: fingendo di essere un cuoco possono ricreare una scena al ristorante o vestire i panni di un genitore, o fingendo di essere un dottore possono riportare alla mente quella volta che sono andati alla visita pediatrica.

Riproporre quegli eventi sotto forma di gioco permette loro di vivere nuovamente le emozioni provate allora, ma in un ambiente protetto e controllato, e avere così modo di esplorarle meglio ed imparare a gestirle e controllarle.

Inoltre il gioco di finzione è molto utile per lo sviluppo del linguaggio.

Durante il gioco si creano storie, si racconta ciò che si sta facendo, o semplicemente si scoprono vocaboli nuovi tramite l’uso e la manipolazione degli oggetti.

Giocando a fare il veterinario si scopre, tramite la manipolazione dei giocattoli, cos’è uno stetoscopio, una puntura, una medicina, e nel frattempo i bambini narrano cosa faranno e andranno a fare.

Il ruolo dell’adulto

Durante questa fase è importante che il bambino resti il più autonomo possibile e sia l’unico regista di se stesso.

Deve prendere l’iniziativa, decidere lui cosa fare e con cosa giocare, così da poter trovare lui stesso la risposta a tutte le sue domande.

L’adulto perciò deve essere solo spettatore e limitarsi ad aiutare in tutte le occasioni in cui il bambino stesso, di sua iniziativa, lo chiederà.

Anche qualora il bambino stesso ci inviterà a giocare con lui è bene accettare, ma lasciare sempre che sia lui a dirigere la scena e limitarci a seguire le sue indicazioni o i suoi bisogni.

Perciò non direzionate, non guidate, non interferite o anticipate, ma limitatevi a seguire, sostenere e rispondere semplicemente a tutte le sue richieste.

Come riconoscere e trattare il burnout genitoriale

Il termine “burnout” si riferisce in origine a un esaurimento nervoso causato da uno stress prolungato e intenso legato alla sfera lavorativa. Esiste però anche una condizione che, pur presentando sintomi analoghi, è provocata dalla stanchezza e dalla pressione dovute all’accudimento dei figli. Si parla in questo caso di burnout genitoriale, un problema che può colpire i papà e le mamme e che è importante non sottovalutare.

Segnali per riconoscere il burnout genitoriale

Il primo passo per affrontare il problema alla radice è capire come riconoscere i segnali che indicano un burnout genitoriale. Dal punto di vista dei sintomi fisici, non ci sono differenze sostanziali rispetto al normale burnout causato dal lavoro. Si possono notare problemi come spossatezza fisica e mentale costanti, insonnia, disturbi gastrointestinali e mal di testa.

Le differenze si fanno però evidenti quando guardiamo ai sintomi psicologici. Il burnout genitoriale porta sempre chi ne soffre a provare un senso di inadeguatezza e di insicurezza rispetto alle proprie capacità come genitore. A questo si associano spesso fantasie di abbandono o di fuga dalla situazione familiare attuale. È comune anche un senso di distacco emotivo, come se non si provasse più affetto per i propri figli. Possono inoltre essere presenti apatia, depressione e irritabilità.

Trovare supporto per trattare il burnout genitoriale

Se ci si accorge della presenza di questi sintomi è indispensabile diagnosticare e trattare il burnout genitoriale. Attraverso l’assistenza di un professionista sarà possibile confermare la natura del problema e prendere provvedimenti per ritrovare la serenità. Una lista dei migliori psicologi di Brescia è disponibile a questo link, dove si trovano le relative informazioni di contatto e approfondimenti ulteriori sull’approccio psicologico che utilizzano. Tra loro è presente anche uno psicoterapeuta selezionato per le ottime capacità mostrate nel trattamento di stress e burnout. In alternativa, ci si può rivolgere a uno psicologo online per curare il burnout genitoriale in modo altrettanto efficace, senza doversi spostare da casa. Durante la psicoterapia si otterranno consigli pratici, strumenti per gestire al meglio lo stress, e si proveranno esercizi psicologici per fare progressi verso una guarigione completa. Nei casi più complessi, il trattamento può includere anche la prescrizione di medicinali adeguati da parte di uno psichiatra.

Se lo stato d’animo attuale non permette di contattare autonomamente un professionista, è bene chiedere aiuto al proprio o alla propria partner, a un familiare o a un’altra persona fidata. Il sostegno pratico di qualcuno sarà prezioso per riuscire a iniziare un percorso di guarigione.

Cause e prevenzione del burnout genitoriale

Il burnout genitoriale è un disturbo piuttosto grave, che può nelle circostanze più serie mettere a rischio l’incolumità dei bambini, oppure portare all’abbandono della famiglia da parte del genitore che ne soffre. È dunque utile conoscere le cause alla base del suo insorgere, così da agire preventivamente per evitare che un senso di disagio si trasformi in malessere pronunciato.

La causa principale che porta al burnout genitoriale è un forte senso di pressione legato al proprio ruolo come papà o mamma. Questo è dovuto in parte a fattori inevitabili della genitorialità, come le esigenze dei figli e la mancanza di tempo da dedicare a sé stessi. Altri elementi che possono influire dipendono dal contesto e includono le aspettative sempre più alte della società rispetto al ruolo di genitore. Pur in una situazione in cui entrambi i genitori lavorano a tempo pieno, ci si aspettano sacrifici costanti per assicurare l’uso di metodi pedagogici positivi, una dieta impeccabile e numerose attività extrascolastiche. Chiunque si discosti dalla perfezione è esposto al giudizio negativo degli altri.

Per cercare di prevenire il burnout è fondamentale comunicare con onestà con partner e familiari, senza paura di chiedere aiuto nel momento del bisogno. Avere una mamma e un papà più felici sarà certamente positivo anche per i figli.

L’apprendimento delle lingue in età infantile: l’importanza dei cartoni animati

Gli psicologi dell’età evolutiva e i pedagogisti evidenziano quanto sia importante per lo sviluppo del bambino stimolarlo con il giusto approccio, guidandolo attraverso esperienze che coinvolgano la sfera sensoriale ed emotiva, con scelte e percorsi adattati alle varie fasi della vita.

Anche l’apprendimento delle lingue in età infantile richiede come mezzo fondamentale per essere efficace la componente ludica, tutti noi ricorderemo molto bene i film di animazione che abbiamo visto da piccoli, che avranno lasciato un segno indelebile nel nostro percorso di crescita.

L’importanza dell’apprendimento delle lingue durante l’infanzia

Lo sviluppo del linguaggio e l’apprendimento di nuove parole avviene già dai primi anni di vita e in particolare intorno ai 3 anni, quando esplorando il mondo con la sua curiosità, il piccolo inizia a comprendere in maniera ordinata le informazioni che gli trasmettiamo ed elabora logicamente anche i suoi pensieri e stati d’animo.

Questo è il momento giusto per indirizzare il bambino verso l’apprendimento di nuove lingue: la caratteristica plasticità del cervello infantile, lo renderà infatti più predisposto a imparare cose nuove, ovviamente, attraverso i giusti mezzi.

Conoscere una seconda lingua, in particolare l’inglese, potrà aprire ai vostri figli numerose possibilità di crescita future, anche in ambito lavorativo, oltre ad essere un modo per stimolare il cervello e renderlo più aperto alle nuove conoscenze in generale.

Non sempre purtroppo le famiglie hanno la possibilità di seguire i figli nell’apprendimento o pagare costose lezioni di inglese, allora perchè non unire i suoi momenti di gioco al potenziamento di queste competenze?
Anche imparare deve diventare un piacere, e se questo viene fatto servendoci di strumenti che stimolino la vista e l’udito, come colori, suoni e immagini divertenti, sarà molto più facile che i bambini apprendano e restino concentrati per un maggiore arco di tempo.

Ecco perchè i cartoni animati rappresentano un’ottima chiave per l’assimilazione di una nuova lingua.

3 cartoni animati per imparare l’inglese

Esistono tanti cartoni animati amati dai più piccini per via della loro struttura e organizzazione dialogica, e vengono ritenuti validi strumenti per l’apprendimento dell’inglese: i parametri di riferimento sono la semplicità del vocabolario e la durata degli episodi, oltre che l’aspetto prettamente ludico legato all’empatia dei personaggi protagonisti.

Tra questi cartoni si possono annoverare:

  • Sesame Street, il simpatico show ispirato ai Muppet
  • Peppa Pig
  • gli esilaranti episodi della sua famiglia e Phineas e Ferb, gli scatenati fratelli sempre in cerca di avventura.

Non è facile per i genitori trovare a disposizione sul palinsesto televisivo la programmazione di questi cartoni animati negli orari più congeniali, e per di più in lingua inglese.

Fortunatamente, ad oggi i mezzi tecnologici vengono in nostro aiuto sotto tanti punti di vista: e per questo esistono online numerose piattaforme di streaming o canali YouTube, che consentono di riprodurre i contenuti prescelti.

Ovviamente, in questo caso, sarà necessario un qualsiasi dispositivo elettronico che consenta la riproduzione dei cartoni animati e una connessione ad internet stabile, come ad esempio una delle diverse tariffe di internet illimitato disponibili sul mercato, che consentono una visione illimitata dei contenuti senza doversi preoccupare dell’eccessivo consumo di giga di cui questi video sono generalmente responsabili.

Guardare i cartoni con tuo figlio diventerà un momento di gioco e divertimento per entrambi: i dialoghi semplici e ripetitivi creano un rafforzamento delle informazioni apprese e danno la possibilità di scegliere i sottotitoli per i bimbi più grandi che imparano anche a leggere.

Infine, le risate saranno garantite con gli scoppiettanti Phineas and Ferb, che con le loro invenzioni e un pizzico di follia, lasceranno sempre un utile insegnamento ai vostri piccoli alla fine di ogni episodio.

Energia: quanto consumano le famiglie italiane?

Il bilancio familiare viene spesso messo a rischio dalle bollette, i cui importi in molti casi sforano le medie e presuppongono dunque dei costi mensili molto alti.
Eppure, si può sempre imparare a risparmiare, tagliando gli sprechi senza per questo abbassare la qualità della vita e il comfort in casa.

Ecco perché oggi andremo ad analizzare i consumi delle famiglie della Penisola e i migliori consigli per risparmiare energia.

Quanto consumano le famiglie italiane

Stando alle ultime rilevazioni, una famiglia italiana media consuma circa 2.700 kilowattora l’anno, se si considera un impiego di potenza pari a 3 kW e un nucleo familiare di quattro individui. Sono queste le considerazioni pubblicate da ARERA, in riferimento alle medie di consumo del 2020, ma è chiaro che si tratta soltanto della punta dell’iceberg.

Questo per via del fatto che le abitudini di consumo variano da famiglia a famiglia, di conseguenza ci sono dei nuclei familiari che consumano di più e altri che – invece – riescono a risparmiare meglio sugli sprechi. Fra i vari fattori che incidono sul consumo si trova ovviamente il numero di persone in casa, insieme al numero e alla tipologia di elettrodomestici impiegati.

Nella lista occorre inserire anche la struttura della casa e la sua metratura, oltre al tempo che le persone passano fra le quattro mura domestiche. Per fare un esempio concreto, un’abitazione con due lavoratori in smart working avrà dei consumi superiori ad altre case.

Come risparmiare sul consumo di energia elettrica?

Alla luce dei costi in bolletta, e del periodo di crisi che l’Italia sta vivendo, è importante per una famiglia imparare a risparmiare sui consumi e dunque sulle spese in bolletta.

In questo caso si suggerisce di valutare alcune tra le offerte luce e gas disponibili online, per trovare la tariffa più adatta alle proprie abitudini di consumo.

Chiaramente non basta questo per abbassare l’importo delle bollette, ma si tratta di una prima fondamentale pietra sulla quale costruire un progetto di risparmio completo. Si consiglia ad esempio di fare molta attenzione all’uso delle lampade, preferendo quelle a LED e installando dei sensori intelligenti, in grado di spegnerle e di accenderle in automatico in base alla presenza umana.

Occhio, poi, all’utilizzo degli elettrodomestici: per prima cosa bisogna scegliere i modelli con una classe energetica sostenibile (da A+ a salire), manutenerli nella maniera corretta ed utilizzarli nel modo giusto.

Per fare un esempio concreto, meglio sfruttare i programmi ECO disponibili sia per le lavatrici di ultima generazione, sia per la lavastoviglie. Un altro suggerimento utile riguarda lo stand by dei dispositivi elettronici, da evitare, in quanto spreca energia.

Lettura ai bambini: qualche spunto per animare il momento del racconto

Animare il momento del racconto rende la lettura di libri decisamente più interessante per i bambini.

La passione per i libri può essere un ottimo stimolo per far emergere il nostro lato creativo e attorale dando Corpo e Voce al libro scelto.
Quindi continuiamo con altre semplici indicazioni per rendere più coinvolgenti i momenti che riserviamo alla lettura condivisa con i nostri figli, così da stimolare un’interazione maggiormente partecipata.

Possiamo iniziare prendendo in considerazione l’elemento principale della lettura: la voce e tutto il mondo delle sue possibilità.
Per rendere più vivo il racconto scelto dobbiamo usare tutti gli espedienti e, di conseguenza, è bene porre l’attenzione su:

  • Timbro: può essere dolce, nasale, tremolante, profondo…
  • Tono: potete tenere un tono monocorde, cantilenato, piagnucoloso…
  • Accento: usare le varie inflessioni di altri paesi quali la parlata francese, tedesco, inglese, siciliana…
  • Ritmo: si può leggere in modo lento, veloce, balbettante… senza dimenticare le giuste pause per dare maggiore suspense!
  • Intensità: è opportuno a volte bisbigliare, urlare, parlare concitatamente…
  • Rumori: usare in aggiunta i suoni della natura (vento, onde) o il rumore dei passi…
  • Canto: completate cantando filastrocche o seguendo con le vostre melodie preferite alcuni passaggi del testo…

Giochi da provare nella lettura con i bimbi

Gioco numero 1

provate a scegliere una breve frase di un libro e divertitevi con il vostro “pubblico” a leggerla usando tutti i differenti toni… l’effetto sarà esilarante!

LO SPAZIO E IL CORPO: Possiamo anche cambiare le nostre abitudini di lettura utilizzando luoghi diversi e mettendo in movimento tutto il corpo. Cerchiamo di applicarci su:

Luogo – È possibile raccontare una storia individuando spazi alternativi alle nostre solite abitudini e favorire l’immaginazione: in giardino, in soffitta, sul balcone…

Travestimento – Bastano pochi semplici accessori per trasformarsi e dare vita a uno dei personaggi del libro.

Posa – Provate a leggere con enfasi dando rilievo a un movimento particolare o mimando un determinato atteggiamento…

Coinvolgimento – È importante far partecipare gli ascoltatori nella storia ripetendo assieme a loro gesti o semplici ritornelli.

Gioco numero 2

Provate a raccontare ai vostri piccoli spettatori una storia che avete precedentemente imparato a memoria. Noterete che ogni “replica” riuscirà sempre meglio e il successo sarà assicurato!

Altre utili indicazioni per genitori

Spazio alla lettura individuale

E dopo tutte le indicazioni sopra riportate non va dimenticato quanto sia fondamentale lasciare degli spazi autonomi per la lettura individuale, durante la quale anche i bimbi più piccoli possano:
– manipolare ed esplorare i libri con tutti i sensi,
– far apparire e sparire gli oggetti semplicemente girando le pagine,
– ascoltare il suono delle pagine in movimento,
– imparare ad associare un oggetto reale al medesimo illustrato nel libro,
– essere completamente coinvolti ed assorbiti dall’oggetto nelle loro mani,
– associazione, fin da piccoli, il libro a un momento ludico e piacevole.

Seguire la storie con “un dito”

Pensando ai più piccoli ricordate che è bene:
– leggere fedelmente il testo, aiutandovi con il dito indice, per rassicurare che le parole non cambiano. Successivamente noterete che i bimbi vi imiteranno e vi aiuteranno nel racconto.
– girare le pagine lentamente (oppure girarle a turno) in modo che possano vedere ed assimilare bene le illustrazioni.
– rileggere svariate volte il libro più amato dal vostro bambino/a aiuta moltissimo il ragionamento, il linguaggio e rinsalda l’affettività.
– è importante arricchire il vocabolario fin da piccoli. Spesso nei libri si trovano parole sconosciute o difficili che DEVONO essere lette e DOPO spiegate aiutandovi con sinonimi di più facile comprensione rispetto l’età e il grado di conoscenza dei giovani lettori a cui vi rivolgete.

In conclusione: ricordiamo che per far amare i libri e la lettura possiamo utilizzare tutte le strategie che riteniamo più affini alla nostra personalità alternando lettura ad alta voce, lettura interpretata o racconti teatralizzati. Possiamo usare i libri con solo immagini o solo testo purché suscitino il nostro interesse in modo da poterlo trasmettere ai piccoli lettori che stanno crescendo.

A breve riparte il FESTIVAL ABIBOOK con la nuova programmazione per la 7. Edizione.
Grazie alla collaborazione con Brescia Bimbi resteremo in contatto e proporremo tanti spunti utili per poter scegliere un libro in base all’età dei vostri bambini/e.

Alla prossima puntata…

Ringrazio per questo articolo di Monica Bonomelli cooperativa Abibook di Brescia

promozione@abibook.it
Consulta il sito cooperativa Abibook
Segui il canale Youtube del Festiva Abibook

 Foto di StockSnap da Pixabay

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La natura in aiuto al tuo sistema immunitario

La natura è sempre in perfetto equilibrio (omeostasi), non solo quella di fiori e piante, anche quella dell’essere umano che ne fa parte.

Il corpo umano infatti è dotato di un complesso apparato difensivo, chiamato sistema immunitario, indispensabile ed altamente specializzato per la protezione dell’organismo da numerose sostanze estranee ed infezioni, che solitamente funziona in autonomia.

Per svariate motivazioni può accadere che abbia bisogno di un sostegno.
Sempre, e soprattutto in questo particolare momento storico, è necessario prendersi cura di sé in armonia con ciò che ci circonda per aiutare l’attività del nostro sistema immunitario.

Esistono utili ed efficaci rimedi naturali che aiutano l’uomo a mantenere l’organismo in salute e benessere.

La naturopatia lavora in primis in prevenzione e sullo stile di vita quotidiano più che sull’emergenza.
La persona viene trattata a 360° secondo una visione olistica, che prende in considerazione quindi tutti aspetti che la costituiscono tra i quali quello emotivo-relazionale ed energetico, riguardanti i campi sottili della nostra costituzione.

Il corpo fisico è l’ultimo tassello sul quale abbiamo ormai il sintomo evidente della disarmonia!

Va premesso che esistono rimedi generici anche nel mondo delle soluzioni naturali, ma è sempre opportuno valutare la situazione personale completa per poter fare la scelta
più adatta!

Ogni caso è sempre da valutare a sé.

Funzionamento e cause delle infiammazioni

Lo stress causa l’infiammazione che è una delle principali cause di abbassamento della risposta immunitaria e di indebolimento.

I segni dell’evoluzione dell’infiammazione che si svolgono in questo ordine preciso:

  • Calor = calore della parte infiammata
  • Rubor= arrossamento
  • Tumor= tumefazione, rigonfiamento
  • Dolor= dolore
  • Functio laesa= funzionalmente menomata quindi alterazione funzionale

Fasi dell'infiammazione

Diventa chiaro come il forte stress cui siamo sottoposti continuamente non aiuta per nulla il nostro sistema immunitario!

Cosa possiamo fare per aiutare il sistema immunitario?

Il sistema immunitario deve essere sano, efficiente e soprattutto in equilibrio!

Se diventa troppo forte si rischia la reazione inversa, la risposta autoimmune ovvero quando il sistema da origine a risposte dirette contro componenti dell’organismo stesso, il che chiaramente non è buono per nulla.

Depurazione: partiamo da una buona pulizia

Un sistema pulito lavora meglio, quindi prima di parlare di come rafforzare le difese immunitarie è sempre bene effettuare la depurazione dell’organismo.

Così come una qualsiasi macchina pulita è più efficiente di una intasata, anche per il nostro corpo è indispensabile attuare prima un ciclo di pulizia e poi di ripristino.

La depurazione può avvenire in vari modi, non solo con l’utilizzo di fitoterapici e alimentazione, ma anche che depurazione dei pensieri, situazioni, stress…

La maggior parte del nostro sistema immunitario si forma nell’intestino, ecco perché la nostra attenzione primaria dovrebbe essere il benessere intestinale.

Come iniziare a depurare l’intestino?

Per depurarsi non basta semplicemente fare una dieta e utilizzare qualche pianta.
Certamente sono pratiche consigliabili e utilissime, ma è ancora più utile valutare lo stile di vita in generale.

Se crediamo che ci sia qualche fattore di disturbo per concentrarci su noi stessi eliminiamolo!
Letteralmente prendiamoci il giusto spazio e tempo per una pulizia a 360° che coinvolge una migliore respirazione, riposo e alimentazione

Mantenere pulito e sano il nostro sistema corpo è possibile attraverso metodi che toccano vari ambiti, dato che siamo esseri complessi e non costituiti solo da materia:

  • il tipo di alimentazione
  • la fitoterapia (integrare piante epurative come cardo mariano, carciofo, ortica, ortosiphon, bardana e tarassaco)
  • il tipo di sonno
  • l’igiene
  • l’acqua,
  • i rimedi naturali
  • l’argilla
  • l’attività fisica
  • i pensieri
  • il clima
  • le emozioni…

Attenzione all’alimentazione

“FA CHE IL CIBO SIA LA TUA MEDICINA E LA MEDICINA SIA IL TUO CIBO”
Ippocrate , padre della medicina moderna

Seguendo l’indicazione di Ippocrate ecco alcuni consigli per aiutarti a far si che il cibo sia davvero una medicina:

  • In primis è utile ridurre, se non eliminare del tutto, i cibi spazzatura: latticini, zuccheri raffinati, dolci, merendine, bevande zuccherate e/o bibite gassate, carne rossa, glutine e caffe
  • seguire la classica dieta mediterranea in cui vengono privilegiati: cereali integrali, verdure, legumi, pesce, semi, uovo, erbe e spezie frutta secca frutta fresca, poca carne bianca
  • inserire cibi antiossidanti: frutti rossi, semi, olio vegetale a crudo
  • scegliere cibi di sostegno ad azione antibiotica e superfood (cibi molto ricchi):lievito alimentare, germe di grano, funghi, bacche di goji, alghe, semi di chia semi di canapa, aglio e cipolla, derivati dalle api (miele, polline e pappa reale)

E’ sempre bene ricordare che tutti cibi di cui ci nutriamo durante la giornata dovrebbero contenere vitamine, sali minerali, amminoacidi, acqua, grassi buoni, zuccheri complessi e fibre.

Se servisse esistono piante medicali con funzione antinfiammatoria, adattogena, immunoregolatrice…

Oltre a queste indicazioni è bene mantenere un digiuno di almeno 10-12 ore sia di liquidi che solidi ogni giorno, quindi durante il riposo notturno.

Ti sembrano tante cose?
Inizia a piccoli passi, ma inizia!

Come si dice.. il primo passo non ti porta dove vuoi, ma ti toglie da dove sei!

In questo posso aiutarti!

Ho preparatao un piccolo freebie, cioè un documento gratuito che puoi scaricare subito, per avere sempre con te consigli per tenere alte le difese del sistema immunitario con la naturopatia e con lo Yoga.

La parte relativa allo yoga è stata scritta dalla collega Lucia Zanetti

Scarica SUBITO da QUI la tua copia del freebie

Chiara Bresciani – naturopata e operatore olistico energetico
Tel 328 339 57 20 (solo WhatsApp)
mail: chiarabresciani.naturopata@gmail.com
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Bambini e naturopatia

La naturopatia può essere un ottimo alleato e un valido supporto nella risoluzione di problematiche di salute psicofisica più comuni dei più piccoli.

La naturopatia

La naturopatia è una disciplina olistica.
Letteralmente olos = tutto, quindi visione completa che significa “al passo della natura” o “sul sentiero della natura”.
Questo vuol dire che comprende in sé stile di vita che segue i ritmi di:

  • uomo
  • natura
  • rimedi naturali
  • tecniche non invasive ma armoniche

con la persona che si presenta dal naturopata.

Dietro la naturopatia ci sono molti studi perché si basa principalmente sulle medicine tradizionali antiche che condividono saggezza e conoscenza sulla nostra costituzione perché a diretto contatto con il sistema Natura e il sistema Uomo.

Ne è un esempio la medicina cinese, ayurvedica, egizia, sudamericana,e molte altre ancora.
Queste, assieme a tecniche più moderne sostengono la persona in primis in prevenzione, e poi, se necessita, di aiutarla durante lo squilibrio o manifestazione del sintomo.

Si presuppone che dentro ognuno di noi ci sia già la chiave di lettura della disarmonia, di conseguenza anche la risposta alla guarigione, il ritorno all’equilibrio ed alla pace personale sempre in relazione al tutto, nel senso che si parla di malattia sociale oltre che personale.

Importante sottolineare che ogni caso è a sé ed affidarsi ad un professionista è sempre la soluzione migliore.
Ci sono delle indicazioni valide più o meno per tutti è molto importante ribadire che un vero naturopata preferisce individuare la soluzione sul caso personale, anche perchè un naturopata non è una parafarmacia!

E’ adatta la naturopatia  per i bambini?

La risposta è si, la naturopatia è adatta ai bambini!

Nel caso di bambini vi sono molti strumenti a nostra disposizione che possono essere utilizzati:

  • per i bambini molto piccoli si lavora con la madre ed al massimo con i fiori di Bach (il fiore o la miscela di fiori consigliati sono personalizzati in base alle emozioni o a come vengono vissute e ci sono varie modalità di scelta)
  • per bambini dai 6/7 anni si può valutare anche un trattamento benessere quindi spaziare dalla riflessologia plantare ad altre stimolazioni sul corpo di punti riflessi, secondo il percorso naturale della nostra energia; oppure iniziare ad integrare e lavorare con la fitoterapia, aromaterapia e Sali di Schussler

Fitoterapia

La fitoterapia è, in senso generale, quella pratica che prevede l’utilizzo di piante o estratti di piante per la cura delle malattie o per il mantenimento del benessere psicofisico.
Per assonanza si preferisce utilizzare gemmoderivati ovvero le gemme delle piante o rimedi senza alcool

Aromaterapia

Gli oli essenziali sono alla base dell’aromaterapia, si tratta di  soluzioni molto potenti e concentrate quindi vanno utilizzate con attenzione e parsimonia, un pò come se fossero come una boccettina di pozione magica in cui è racchiuso un piccolo mondo!
Per i bambini meglio il metodo in diffusione ambientale o applicazione topica che consiste nel diluire in olio vegetale l’ olio essenzuiale e massaggiarlo preferibilmente sulla pianta del piede.
L’olio essenziale lavora a più livelli quindi partendo dal corpo fisico ai corpi più sottili, anche sulle emozioni.

Sali di Schussler

Si tratta di 12 sali inorganici creati dal dott. Shussler, naturalmente presenti nel nostro organismo, la cui carenza significa predisposizione ad un disturbo.
Sono semplici rimedi ma molto efficaci costituiti da pastigliette solubili insapore.
Vengono scelti in base alla costituzione o al sintomo.

Come funziona in pratica la naturopatia per i bambini?

Premettendo che l’alimentazione e lo stile di vita stanno alla base di una buona energia quindi di una buona salute completa, nella mia esperienza professionale posso dire di aver lavorato più spesso con tecniche di musicoterapia e trattamenti olistici verificando in breve un cambiamento nel bambino.

Questo perché prima di integrare o assumere qualcosa è sempre bene lavorare sul ripristino dell’equilibrio vibrazionale ed in un bambino questi campi sottili sono molto tangibili.
Durante il nostro incontro la madre è presente ove il bambino si senta tranquillo, altrimenti la persona – bambino viene lasciata esprimere nel setting.

Se si tratta di lavorare sul sintomo attraverso rimedi naturali bisogna comunque comprendere che rimane un lavoro superficiale, dal momento che la logica della naturopatia è proprio quella di prendere in carico la persona in senso olistico, quindi valutare più aspetti compresa la sua energia e la costituzione.
Esempi di domande che posso porre:

  • come ti senti?
  • come dormi?
  • hai appetito?
  • come sono le tue relazioni?

sono tutte informazioni che danno un quadro della situazione e permettono una più precisa individuazione della causa!

Se sei curioso di saperne di più puoi contattare la naturopata Chiara Bresciani via mail oppure fissare un appuntamento per una call conoscitiva gratuita!


Ringrazio per questo interessane approfondimento la naturopata Chiara Bresciani

Chiara Bresciani – naturopata e operatore olistico energetico
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I benefici dell’aromaterapia

“Il profumo è il fratello del respiro” diceva Yves Saint Laurent, e così come il respiro può essere controllato e reso un potente alleato contro lo stress attraverso lo yoga; anche il profumo può diventare il mezzo per ottenere un benessere generalizzato attraverso l’aromaterapia.

Le origini dell’aromaterapia

Questa fitoterapia di origini antichissime, deve il suo nome a Gattefossè, un chimico francese che era riuscito a cogliere le proprietà antidolorifiche degli oli essenziali, come la lavanda.

Ma non fu il primo a dedicarsi agli oli essenziali; già in epoca antichissima venivano utilizzati nella medicina tradizionale orientale. Infatti fu nel Medioevo che – grazie ad Avicenna – si mise a punto il metodo per distillare gli oli essenziali, che permettevano di donare grande benessere psicofisico.

I bambini&olfatto

I nostri piccoli sono più ricettivi di noi agli odori, che li orientano quando ancora sono in fasce. Come spiega la dottoressa Anna Rita Bilia, Presidente della Società Italiana di Fitochimica e Professore associato all’Università di Firenze:

“L’olfatto è uno dei sensi che il neonato sviluppa in epoca embrionale: il primo incontro con il mondo degli odori ha inizio nella fase di gestazione, quando cominciano a formarsi i recettori olfattivi che consentono di discernere le varie fragranze attraverso il liquido amniotico della madre”.

Ma cosa accade esattamente?

Nello specifico, tra la quinta e l’undicesima settimana si sviluppano nel feto i recettori olfattivi, mentre entro la quindicesima si formano le narici. In questo modo, – continua la professoressa Anna Rita Bilia – il neonato immagazzina tutta una serie di stimoli che formeranno la sua memoria olfattiva e che, una volta nato, lo aiuteranno a conoscere il mondo esterno. Alla nascita, il bambino riconosce tutti gli odori del suo “mondo prenatale” che gli permetteranno di orientarsi nel mondo extrauterino e lo rassicureranno in momenti di tensione”.

Aromaterapia e gli usi alimentari

Piante e fiori sono diventate protagoniste anche nelle nostre tavole attraverso le ricerche di chef stellati come Carlo Cracco ed Enrico Crippa, perché l’aromaterapia ha aperto la strada alla conoscenza delle proprietà nutrizionali del mondo floreale.

Secondo quanto affermato da Dannie Hansen, fondatore del sito SUNDT: “La nostra conoscenza odierna delle proprietà nutraceutiche di fiori e piante ci permette di utilizzarle oltre l’aromaterapia per scopi terapeutici. Ad esempio solo recentemente si è scoperto che il polline è un potente rinvigorente per il corpo, ed è stato estratto per crearne un integratore alimentare energizzante. I fiori, soprattutto quelli più pigmentati, hanno proprietà antiossidanti. La lavanda, tanto utilizzata in aromaterapia, svolge una potente azione sedativa, e viene assunta in compresse per ridurre naturalmente le convulsioni”.

Fiori ed oli per bambini

Per quanto riguarda le nostre piccole creature, la scelta di fiori ed oli, dev’essere orientata ad aromi più delicati e agrumati:

  • arancia
  • mandarino
  • lavanda
  • camomilla

Si possono utilizzare diffusori di aromi in casa, oppure far fare bagni aromatici, considerando che il bagnetto è il momento di relax per il piccolo. L’importante è che ogni prodotto utilizzato sia di alta qualità, al 100% certificato e sicuro, per evitare effetti controproducenti.

 

Foto: OlcayErtem / Pixabay

Mamma e papà non fate i capricci!

“Mamma e papà non fate i capricci!” è il libro scritto dalla pedagogista dott.ssa Mirna Zambelli che da tempo propone per i genitori bresciani appuntamenti per sviluppare la competenza emotiva e genitoriale .

Ma i capricci non li fanno i bambini?
Allora perché il libro porta questo titolo?

Il capriccio sotto un nuovo punto di vista

Come è facile intuire focus del libro è “Il capriccio”, ovvero  quel bizzarro comportamento che da sempre spiazza generazioni di genitori.

Nel testo è il punto di partenza di un’analisi che vuole mostrare  quanto il capriccio NON sia esclusiva del mondo infantile, anzi!

Si parte così dalla scoperta dei comportamenti capricciosi  dei genitori, i sono i veri protagonisti del libro.

Quindi non un manuale di “gestione” del capriccio, piuttosto un viaggio per genitori alla scoperta delle origini delle proprie reazioni, attraverso vissuti, aspettative, emozioni e in ultimo anche bisogni forse non sempre completamente ascoltati e soddisfatti.

Mamma e papà sono invitati a spogliarsi dalle abituali zavorre e attivare uno sguardo nuovo e di autoanalisi attraverso diverse prospettive e domande.

 Quando e come si manifestano i capricci?

Tutto sembra dipendere dall’interpretazione personale dei genitori, che ne individuano tre elementi ricorrenti:

  • la componente emotiva
  • la componente motoria
  • l’intenzionalità)

La dottoressa riporta che i genitori raccontano un coinvolgimento che spesso li altera provocando reazioni di cui poi si pentono.

Chi  manifesta i capricci?

Dal confronto tra il modo di agire dei genitori (impulsivo, aggressivo, irragionevole) e quello dei figli emergono troppe similitudini.
Anche i figli infatti restano coinvolti e turbati dai capricci dei genitori e reagiscono con gesti, emozioni e parole che ricordano tanto quelle di mamma e papà.

La bacchetta magica leva-capricci

Quando tutti questi capricci si incontrano o scontrano, servirebbe proprio una bacchetta magica leva-capricci!

In realtà ai genitori non servono strumenti magici, ma sguardi non giudicanti e rinnovate prospettive per accogliere, comprendere e gestire ciò che viene loro consegnato: una voglia sfrenata di crescere combinata ad un immaturo sistema nervoso.
mamma e papà non fate i capricci

Il capriccio è un appello rivolto agli adulti, che possono rifiutare di ascoltare o accogliere, sintonizzandosi sui loro canali comunicativi, mettendo in discussione tante certezze, accogliendo il loro modo diverso di sentire, crescendo con loro.

I bambini non sfidano, non scelgono di essere irrazionali, semplicemente non potrebbero essere altrimenti: l’acerba struttura cerebrale giustifica i corto-circuiti alla base di tante crisi rabbiose, musi o pianti; è limitata la loro capacità auto-regolativa, che matura con la pratica e l’osservazione del modo di pensare, vivere e gestire le emozioni delle figure principali di riferimento.

Come si fa allora?

Tenere il broncio, urlare, sculacciare o mortificare sono spesso comportamenti inconsciamente appresi o reazioni impulsive e reattive per concludere quanto prima il capriccio anziché esplorarne il senso esistenziale e relazionale.

E quando un bambino percepisce che i genitori non sono in grado di governare le sue manifestazioni continua a riproporre la sua disperata ricerca di qualcuno che lo possa contenere e aiutare

I genitori possiedono già tutti gli strumenti per migliorare i rapporti con i figli, è sufficiente sospendere la pretesa che i figli parlino la loro lingua e comprendano le loro esigenze.
Se ci si limita a catalogare il comportamento del bambino come capriccioso non si coglie il reale significato e la ricchezza di tutto ciò che ci comunica: desideri, gusti, dolori, emozioni e bisogni che cercano aiuto, guida e protezione.

Ridimensionare condizionamenti e aspettative, verso il proprio figlio ma anche verso se stesso, permette a mamme e papà di instaurare una relazione autentica e rispettosa con tutti i membri della sua famiglia.

E questo è molto meglio di una bacchetta magica!

Buona lettura e riflessione!


Ringrazio per la disponibilità l’autrice del libro la dott.ssa Mirna Zambelli
348 360 5319
mirnazambelli@libero.it
Pagina Facebook

Il libro è acquistabile dallo shop qui
mamma e papà non fate i capricci

Risorse online per coinvolgere i bambini nel fitness

Nel 2016 un’indagine di Okkio alla salute promossa dal Ministero della Salute italiana rilevava la scarsa volontà dei bambini di fare attività motoria; il 34% vi dedicava al massimo un’ora al giorno e la situazione in tempo di covid è peggiorata.
I pediatri italiani hanno rilevato che nel primo lockdown i bambini sono ingrassati di 3 – 4 kg.

Uno scenario che, con il protrarsi della pandemia, ha indotto numerosi istituti pubblici e privati a creare risorse online per coinvolgere i bambini nel fitness. Vediamone alcune.

Risorse online di fitness per bambini

Progetto Ecross Kids

È una piattaforma di allenamento per i più che ha deciso di offrire un’offerta di workout pensati specificatamente per le esigenze delle persone chiuse in casa da offrire gratuitamente a tutti.

Le lezioni sono sia per i singoli bambini, che combinate insieme agli adulti, e si possono svolgere in qualunque orario.

Dalle pagine del sito Pazziperilfitness si apprende che: “
Per allenarsi a casa è possibile strutturare una palestra homefitness anche con pochi attrezzi: un’ellittica o un tapis roulant ripiegabili, per l’allenamento cardio risparmiando spazio; qualche pesetto per rinforzarsi e una palla medica per gli esercizi più dinamici. Con pochi strumenti si possono fare centinaia di workout combinati
.

Ecross Kids svolge lezioni di tennis da casa, giocoleria, resistenza, forza e acrobazia.
Ogni attività viene pensata per la ludicità dei più piccoli anche nello sport, e permettono attraverso tutorial, game e allenamenti genitori e figli, di usufruire della competenza di istruttori certificati.
Inoltre, le lezioni combinate intergenerazionali aiutano la relazione genitore-figlio e fanno sì che anche i padri e le madri più assorbiti nello smart working, facciano del movimento.

Possono seguire il progetto bambini dai 4 ai 14 anni.
Luca Dutto, responsabile del progetto ha aggiunto: “In questi momenti la tecnologia rappresenta una grande opportunità per le famiglie, che hanno così la possibilità di impegnare i propri figli in un’attività fisica sicura ed efficace, senza necessità di particolari attrezzature.

Fit Bit

Massimiliano Sabato, che insegna allenamento funzionale all’Acs di Salerno, ha inaugurato un progetto di allenamento a distanza per adulti e bambini: Fit Bit – the fitness network.

Dirette facebook per grandi e piccini di allenamento funzionale, tabata e ginnastica. Nell’annunciare la nascita di quest’iniziativa, Massimiliano Sabato ha avvertito: Lavoreremo giocando con elementi di ginnastica per migliorare la proporzione e la coordinazione motoria. Si raccomanda la presenza di uno dei genitori o di un adulto anche perché parteciperà attivamente alla lezione.

Zumba Kids

Giorgia e Debora, istruttrici della palestra Dinamyc Gim di Genova, hanno organizzato il servizio gratuito Dinamyc@home: corsi di zumba, danza, pilates e alfabeto della ginnastica per adulti e bambini in videolezioni.

“L’iniziativa è completamente gratuita, parlando con i genitori che portano i bimbi a fare attività da noi – ha raccontato Giorgia -abbiamo percepito la difficoltà di rendere queste giornate casalinghe diverse e perché no, divertenti. Proviamo a dare un sostegno e a sponsorizzare il valore dell’attività fisica nella vita quotidiana!”

Per usufruire delle lezioni bisogna accedere alla pagina facebook della palestra.

ph credits:evgeniya_kets_photo / Pixabay

Bambini e tecnologia: i consigli dell’ospedale Bambino Gesù sulle attività al PC durante la pandemia

In piena pandemia, ad aprile, uno studio del quotidiano China Youth Daily, condotto su 2452 genitori di alunni della scuola primaria e secondaria, rilevò che il 92,8% degli intervistati si era definito preoccupato per il troppo tempo che i figli passavano al PC.

Anche in Italia i genitori hanno sollecitato il ritorno alla scuola in presenza per i loro figli, perché si sono resi conto dei rischi per i ragazzi restando a casa:

  • sedentarietà
  • problemi di salute
  • didattica svolta male
  • scarsa capacità di socializzazione.

Sfortunatamente per alcune regioni d’Italia ancora la didattica in presenza non è un’opzione.
L’Istituto per la Salute Bambin Gesù, nella sua periodica pubblicazione “A scuola di salute” ha voluto affrontare il tema delle ricadute sulla condizione fisica dei bambini che utilizzano la tecnologia.

I consigli degli esperti

Gli studiosi hanno affrontato nel numero di “A scuola di salute” i diversi aspetti che coinvolgono tecnologia e bambini, e indicano una serie di suggerimenti per i genitori.

La tecnologia è inevitabile. Il Covid ha amplificato ciò che già stava succedendo: il diffondersi dell’uso degli apparecchi digitali nei più giovani, fin dalla tenera età.

Luciano Lotti, UX designer che scrive per il sito www.cercotech.it, ritiene che:

L’uso della tecnologia fino a 15 anni fa era molto limitato nei bambini. Poi con la diffusione dei tablet dopo il 2010, delle console e degli smartphone, è esploso. Anche i più semplici oggetti come l’uovo al cioccolato con le sorprese, riportano a un’app da scaricare per giocare in uno spazio digitale in cui ampliare l’esperienza ludica.

Uso dei social network

Per la sociologa Danah Boyd la dipendenza dei bambini non è dovuta ai mezzi tecnologici, ma allo stare insieme. Si ricercano perlopiù le relazioni preesistenti, con amici e conoscenti.

Ma gli esperti hanno individuato alcuni rischi per i bambini che utilizzano i social:

  • allontanamento dalle relazioni già esistenti, come quelle familiari
  • isolamento
  • ansia da prestazione
  • l’amplificazione del fenomeno del bullismo, che nel virtuale è svincolato da regole.

Il consiglio è di limitarne l’utilizzo.

I videogiochi

La letteratura scientifica è unanime su un’unica cosa: il tempo dedicato a quest’attività dev’essere limitato.
Un’ora può stimolare l’apprendimento e sviluppare capacità, tre ore aliena il ragazzo dalla vita reale.

Se alcuni videogiochi sviluppano aggressività in soggetti già predisposti, altri invece sono utili strumenti educativi; per questo la demonizzazione di tali dispositivi non è utile.
Si consiglia di prestare attenzione alle indicazioni per l’età di gioco che si trovano su ogni tipologia, e sceglierli accuratamente.

La  noia

I bambini moderni sono stati definiti Alpha Generation, perché sono nati con la tecnologia e la utilizzano in maniera intuitiva. Per questo se non stanno studiando, utilizzano un tablet, oppure un telefonino, lo fanno con naturalezza.

Tuttavia vanno abituati anche al tempo della noia, il momento di quiete, privo di stimoli in cui possono lasciare che la loro mente si sviluppi e crei connessioni autonomamente.
Promuoverlo è salvaguardare la loro infanzia.

 

ph credits:PublicDomainPiatures / Pixabay

Elemento ACQUA

Tempo di andare alla scoperta dell’elemento acqua, seguendo i cardini della teoria degli elementi della Medicina Cinese.

L’acqua rappresenta la calma, la tranquillità, il riposo per eccellenza ed è proprio in questa tranquillità che risiede la forza degli uomini e dei loro organi.

Questo elemento ospita l’energia vitale dell’uomo e rappresenta il fondamento di tutti gli altri elementi e organi, perché questi dipendono dalla sua condizione.

Le persone che dispongono di un elemento acqua sano hanno una forte spinta vitale e forza di volontà; sono calmi, riflessivi, non hanno paura, mostrano una curiosità sempre fresca e una sessualità e libido molto vive.

Dove si manifesta nel corpo l’elemento acqua

Un forte elemento acqua si manifesta in ossa e denti sono robusti, hanno un buon udito, il portamento è eretto e rilassato e i loro capelli mostrano una lucentezza sericea.

Questa energia rafforza il contatto con il terreno.
Ravviva la metà inferiore del corpo: il basso ventre, il bacino, le gambe, le ginocchia, le caviglie sono considerati pertanto degli indicatori della condizione dell’elemento acqua e dell’energia dei reni.

Effetti acuti e violenti dello sbilanciamento dell’acqua possono connotarsi ad esempio:

  • come senso di sradicamento  quindi il “sentirsi mancare il terreno sotto i piedi”
  • come immobilità  quindi il “ bloccarsi dalla paura”)
  • come movimento incontenibile verso il basso , quindi “farsela sotto dalla paura

L’energia dei reni

L’energia vitale contenuta nei nostri reni è costituita da:

  • energia prenatale: questa energia viene ricevuta dai nostri genitori nel momento dell’unione dell’ovulo e dello spermatozoo. Questa diminuisce progressiva,ente nel corso della vita. Questa energia non può essere rinnovata o ripristinata, ma può solo essere conservata e coltivata;
  •  energia postnatale: questa viene prodotta soprattutto dall’attività di milza- pancreas attraverso l’alimentazione e dai polmoni attraverso la respirazione.

L’emozione correlata all’elemento acqua

L’emozione correlata è la paura.
La paura viene da dietro, ci afferra alle spalle, ci fa rizzare i capelli in testa e le ginocchia diventano molli.
Ci si freddano rapidamente i piedi e percepiamo un forte impulso verso il basso.
La paura è il peggior killer dell’elemento acqua, specialmente la paura inconscia che condiziona tutta una vita.

Il colore

Il colore dell’acqua è un blu-nero.
L’uomo sviluppa una predilezione per l’abbigliamento di questo colore quando ha bisogno di armonizzare il suo elemento acqua.

Questo colore però può anche essere rilevato in volto in una fase di forte stress o di mancanza di riposo (occhiaie).

Il sapore salato stimola l’energia yang dei reni riscaldando il corpo.
Pertanto, questo gusto, verrà ricercato tutte le volte in cui ci saranno tensioni fisiche e psichiche fuori dal comune.

Se l’acqua è fuori equilibrio, la voce può acquistare un’ espressione insoddisfatta e scontenta.

Ciò che rafforza l’elemento

– alimentazione sana, senza eccessi di gusto dolce e di quantità;
– gioia di vivere rilassa i reni e consente loro di utilizzare l’energia in maniera economica;
– una giusta alternanza tra attività e riposo ( l’attività fisica contribuisce a rafforzare lo yang dei reni, ma un’ iper attività duratura alla fine brucia lo yin).

Ciò che danneggia l’elemento

– stress prolungato e duraturo;
– costumi di vita disordinati (insonnia, rumore persistente, illuminazione eccessiva, sessualità smodata, droghe


Ringrazio per questo interessante approfondimento
Silvia Montagna
Pedagogista e riflessologa plantare
Telefono: 349 069 94 04
Email: misssilvia86@icloud.com
Profilo Instagram: riflessologia_plantare (Silvia Montagna)

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L’importanza di giocare creativamente

Nello sviluppo del bambino creare è fondamentale e il gioco è uno dei modi migliori per facilitare il processo creativo.

Per questo giocare creativamente è la soluzione perfetta!

Cosa vuol dire creare per i bambini?

L’arte di creare è un canale comunicativo ed espressivo attraverso il quale il bambino produce esternamente il proprio mondo interiore, il proprio Io.

E’ il suo modo di raccontarsi e raccontare in maniera libera da schemi.
L’opportunità di creare è tanto preziosa proprio perchè aumentare nel bambino la consapevolezza delle proprie potenzialità manuali, creative e intuitive.

Essere protagonisti è la chiave.

Lo sviluppo del pensiero creativo, se coltivato dalla tenera età, diventa poi una grande risorsa a disposizione nelle varie fasi della crescita e della vita.

Offre infatti l’opportunità di risolvere i problemi della vita quotidiana attraverso soluzioni alternative e originali.

Perchè è importante giocare creativamente?

Le attività manuali sono opportunità preziose per tutti i bambini, stimolano la curiosità e l’indipendenza nel fare, che sono le fondamenta per lo sviluppo del pensiero creativo.

L’obiettivo principale di un gioco creativo non è mai il risultato finale ma la gratificazione di aver creato qualcosa con le proprie mani alla scoperta di sé stessi e delle proprie abilità.

Cosa serve per giocare creativamente?

Non servono strumenti complessi o particolarmente strutturati per stimolare il gioco creativo. Anzi più il gioco è già costruito, e quindi solo da seguire, e meno il bambino potrà fare lui e creare. Nulla di male sia chiaro nei giochi strutturati, solo hanno altri obiettivi e stimolano diversamente i bambini.

Per giocare creativamente bastano semplici elementi come carta, forbici, colle e colori, ancora meglio se si offrono ai bambini giochi in materiali naturali.

Elementi quindi facili da trovare o che si hanno già in casa ma che offrono ai bambini l’opportunità di diventare protagonisti di esperienze creative in prima persona.

Ecco allora che che carta, forbici, colle e colori non sono più un passatempo o un’alternativa alla TV, ma un’occasione sia di divertimento e socializzazione sia di crescita personale e della propria autonomia, curiosità, creatività, manualità e autostima.

Altri benefici del giocare creativamente

Inoltre non va dimenticato che cimentarsi in attività manuali per i  piccoli è fondamentale per favorire lo sviluppo alla concentrazione, e quindi la capacità di rimanere impegnati in un compito per un periodo di tempo più o meno lungo.

In realtà…non c’è limite ai benefici che che la creatività può portare ai bambini!

Come affiancare il gioco creativo dei bambini?

giocare creativamente coin activity book ninapois

Ritagliarsi dei momenti da condividere insieme ai propri piccoli, sarà non solo per loro un momento di divertimento, ma anche per i genitori un momento per staccare dai mille impegni quotidiani, e immergersi in un’atmosfera di benessere, armonia e tranquillità insieme a loro.

E’ importante incoraggiare sempre i bambini ad esprimere la propria personalità senza giudicare la qualità delle loro realizzazioni.

Perchè il gioco sia davvero un momento di crescita occorre permettere lodo di esprimersi liberamente  lasciando totale libertà al corso della loro inventiva e creatività e rispettando il loro pensiero divergente.

Il gioco creativo non è solo un gioco, ma come dice Michèle Freud, psicoterapeuta :

“La creatività è l’opportunità di sviluppare una personalità originale”

 

Scopri il mondo dei giochi naturali ed educativi che aiutano a sviluppare il gioco creativo

Ringrazio per questo articolo
Silvia mamma e ideatrice di @myninapoisbox

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Culla o lettino: i consigli per allestire la cameretta

Quando il conto alla rovescia per la nascita di un figlio arriva agli sgoccioli si dà il via ad alcuni preparativi emozionanti relativi all’organizzazione della stanza che lo accoglierà.

Ogni cosa deve andare al suo posto nel nome del comfort e del benessere del bambino. Si devono scegliere piccoli grandi dettagli che accompagneranno il figlio negli anni a venire, dunque la fretta e l’approssimazione non sono mai benvenute.
Si passano in rassegna i colori delle pareti, si scelgono i mobili e ogni altro accessorio che nell’immediato possa risultare utile per il cambio ma non solo.

Bisogna pensare bene al punto in cui posizionare il lettino, che dovrà essere mantenuto a debita distanza dalla finestra e dal termosifone ma anche dai raggi diretti del sole.
Inoltre, non lo si dovrà posizionare sotto mensole né armadi per evitare incidenti.

Tenendo anche presente che sono in molti a optare per l’utilizzo – almeno per i primi mesi – della culla oppure per la ‘navicella’ (alter ego della culla, ha il vantaggio di poter essere movimentata in modo più agevole). Il dilemma della scelta tra culla e lettino è tipico della maggior parte dei genitori, specie se quello in arrivo è il primo figlio.

La culla, ambiente protetto e simile all’utero materno

La culla consente al piccolo di provare una sensazione che è simile a quella dell’utero materno: l’ambiente è raccolto e protetto, perfetto per trascorrere le primissime settimane quando ancora il bambino ha poca forza e non sa stare seduto.

Ovviamente dovrà esserci un’imbottitura soffice e semplice da pulire o da rimuovere per il cambio. Attenzione al materassino che dovrà essere sottile, tenendo presente che non dovrete inserire né il cuscino né altri orpelli, accessori e pizzi che farebbero solo da acchiappa-polvere.

Durante i mesi estivi, sarà comunque consigliabile utilizzare una zanzariera per proteggere la pelle del piccolo e agevolare il suo riposo.

La culla dovrà inoltre avere sponde antiscavalcamento, sufficientemente alte da non permettere al bimbo di scivolare fuori. La presenza di ruote agevolerà gli spostamenti da una stanza all’altra.

Il lettino, l’importanza della biancheria e della distanza tra le sbarre

Ci sono genitori che alla culla preferiscono il lettino, destinato a ospitare il figlio a lungo nel tempo specie se di tipo allungabile. Le sponde dovranno essere adeguatamente protette con paracolpi ad hoc, inoltre si dovrà prestare attenzione alla distanza tra le sbarre. Il bimbo non deve poterle attraversare, correndo il rischio di incastrarsi: questa distanza deve restare sotto i sette centimetri, mentre per quanto riguarda l’altezza dovrà essere di almeno una sessantina di centimetri.

La biancheria è importantissima in questa fase e in particolare occorre scegliere con cura la copertina per letto con sponde: è chiamata ad avvolgere senza appesantirlo il sonno del piccolo.

Per fare in modo che la sua colonna vertebrale assuma una postura corretta, l’ideale sarà scegliere un lettino con doghe di legno. Sia che optiate per la culla che per il lettino, ricordate di fare in modo che il bimbo dorma con la pancia in su e che non risulti eccessivamente coperto.

I consigli per rendere accogliente la stanza

La temperatura all’interno della stanza dove riposa il bambino deve essere sui 20 gradi.

Una luce minima e tenue può essere presente, ma in generale l’ambiente deve essere buio oltre che tranquillo e riparato.

Quando il piccolo dorme nel pomeriggio invece il buio non è necessario, poiché dovrete abituarlo all’alternanza tra giorno e notte evitando che li confonda.

Capodanno con i bambini, idee per divertirsi in casa

Che programmi hai per Capodanno? Qualche spunto  e idea per il capodanno con i bambini in casa per divertirci in famiglia.

L’arrivo dell’anno nuovo è sempre emozionante.
La fine di un lungo tempo di 12 mesi e l’inizio di un nuovo tempo che, anche se della stessa durata, è sempre fonte di speranze e una finestra sul futuro.

Quest’anno non ci sono dubbi, si resta a casa, in famiglia, in pochissimi.
La pandemia ha stravolto le nostre abitudini dal 2020 e non sono certo esclusi quelli che erano i classici festeggiamenti delle feste di dicembre.

Diverso non significa necessariamente meno divertente!

Occorre certamente uscire da quelle che erano le idee “solite” e pensare a cose nuove.
Per questo ho raccolto qui qualche idea che spero possa essere utile per questo capodanno in casa con i bambini.

Prima di tutto coinvolgere i bambini

Chiaramente in base all’età è sempre molto utile coinvolgere i bambini per far si che si sentano partecipi e attivi nella preparazione dei festeggiamenti.
Dalla scelta del menu, agli allestimenti della tavola e della stanza. Dalla scelta dei giochi da fare in piccole mansioni e lavori domestici per dare un quadro completo ai bambini di come ci si prepara ad una festa.
Chissà che poi non riesca a restare questa bella abitudine!
Coinvolgere i figli nella preparazione è sempre fonte di sorprese, almeno a me è capitato così.

Cose da fare a Capodanno con i bambini

L’elenco certamente non ha la pretesa di essere esaustivo ma di offrire qualche spunto di aiuto e magari di essere di stimolo a nuove idee. In fondo è così: da idea nasce idea!

Gioco di Neraserpe

Divertente versione del classico gioco dell’oca inventato da Fata Smemorina della Catena Rossa.
Un gioco che prima di tutto è da costruire. Come nello stile delle proposte di Fata Smemorina non si tratta di un’attività di già pronta ma un qualcosa da costruire genitori e figli insieme.
Basta compilare il modulo per ricevere via mail materiali ed istruzioni e dare il via al divertimento
Compila la richiesta per ricevere le istruzioni del Gioco di Neraserpe

Caccia al tesoro al chiuso

La caccia al tesoro è un gioco sempre divertente per bambini di tutte le età
La Fata Madrina del Giocabosco ne ha preparata una perfetta per bambini dai 3 ai 9 anni. Oltre ad essere adatta per giocare in casa è pensata anche per collegarsi via chat con amici in modo. Chiaramente è necessaria la collaborazione degli adulti per nascondere gli indizi
Da qui trovi tutte le informazioni: Caccia al tesoro al chiuso

Telefono senza fili

Un gioco intramontabile e sempre divertente che può prevedere anche diverse varianti e livelli di difficoltà. Trovi tutto raccontato nell’articolo sul blog del portale scritto da Tanja L’Animatrice strampalata
Nuovi modi per giocare a…

Storie o lavoretti?

Se i bimbi sono creativi si può pensare di dedicare un momento della giornata, se non proprio della serata, alla manualità. I bambini sanno dare il meglio di se e magari potrebbero realizzare i festoni per addobbare la sala o sbizzarrirsi in quadri super creativi
⇒ Prendi qualche spunto dalla rubrica creativa di fata Violetta

Giochi in scatola

A seconda dell’età dei bambini ci si può divertire sfidandosi con i giochi in scatola. Ce ne sono davvero di ogni sorta e complessità, da quelli più noti a quelli davvero sconosciuti. Quindi se siete stufi di giocare a Uno, si può dare una sbirciatina alle idee che propone Nicola di Orso Pilota per darsi un’idea della vastità del mondo dei giochi in scatola.
Scopri il mondo di Orso Pilota

Magari in casa ce ne sono già diversi che da tempo fanno polvere, potrebbe essere arrivato il loro momento.

Tombola

Immancabile gioco dell’ultimo dell’anno!
Se i bambini sono piccoli si può pensare ad una tombola a disegni in modo che tutti possano giocare.

Musica e Karaoke

Famiglia canterina? Allora non si può escludere un momento karaoke.
Cantare a squarciagola le canzoni dei cartoni animati o quelle che più preferite oltre che essere molto divertente permette anche di dare libero sfogo all’energia. Occhio solo ai vicini!

Travestimenti

Per rendere divertente la serata si può anche ricorrere al “classico” gioco dei travestimenti. La cosa può evolversi anche in una serata a tema o dove ciascuno indossa un capo d’abbigliamento o un elemento o un accessorio particolare.
Si può decidere il colore della serata e tutti devono avere un qualcosa in quel colore

Creare ricordi

Scattare le foto è il modo più immediato per creare ricordi.
Perché allora non allestire un angolo in casa dove scattare foto?
Se poi hai a disposizione anche qualche travestimento o accessorio buffo (parrucche, occhiali,… quelli di Carnevale o Halloween vanno benissimo) sarà ancora più divertente!

Il Brindisi

Il conto alla rovescia in attesa dello scoccare della mezzanotte è l momento clou della festa, quindi importantissimo.
Se i bambini sono piccoli si può pensare di anticipare la mezzanotte per far vivere il count down in modo gestibile e soprattutto adatto all’età.
In ogni caso c’è da pensare un brindisi, o più versioni del brindisi, che siano per tutti.
Spazio allora a cocktail analcolici colorati

Fuochi d’artificio e botti

Personalmente adoro poco i botti dell’ultimo dell’anno, quelli che si accendono per strada per intendersi, ma vivere o meno questo momento è decisione della famiglia e può essere parte delle tradizioni imprescindibili.
Le stelline hanno un loro fascino e sono certamente adatte anche ai più piccoli, per tutto il resto è scelta dei genitori.
L’accortezza è di valutare bene quanto i bambini si spaventino dal rumore dei botti!

Spero che queste idee permettano di passare un buon ultimo dell’anno e un sereno inizio dell’anno nuovo!

Foto di JESHOOTS.com da Pexels

Cosa significa vivere da gemelli

Da sempre i gemelli sono un argomento d’indagine per la ricerca scientifica: com’è possibile concepirli? Quali variabili intervengono? Qual è la diffusione nel mondo di parti gemellari?

L’interesse per le gravidanze gemellari è stato tale da creare un vero e proprio Registro Nazionale dei Gemelli in Italia, finanziato dal Ministero della Salute dagli anni Cinquanta per studiare la vita “a due” e il ruolo della genetica nelle malattie. Anche l’Università degli Studi di Torino la studia da oltre dieci anni nel suo “Progetto Gemelli”, la cui referente è la professoressa Piera Brustia. A Torino il focus è la vita dei gemelli, il percorso educativo e familiare che condividono e la formazione del personale sanitario che si relaziona con loro.

Dall’altra parte dell’Oceano la ricerca scientifica va a braccetto con l’engagement, in America troviamo il più grande raduno del mondo di gemelli.
Dove si tiene? Ovviamente a Twinsburg, la città dei gemelli, lì i partecipanti si possono conoscere, fare attività di gruppo e sottoporsi a esami clinici.

Ma che cosa significa vivere da gemelli fin dai primi momenti di vita?

La gravidanza dei gemelli non è come quella degli altri bambini, infatti spesso è a rischio, perché il più delle volte si verificano casi di nascita prematura.
Pertanto, fin dal concepimento la madre dovrà prestare un’attenzione maggiore alla condizione fisica dei suoi bambini.
Quando nasceranno, dovrà avere delle premure per poter allattare al seno entrambi i figli, il che costituirebbe un fattore ottimale per la crescita, ma comporta un grande sforzo da parte della puerpera.

Tenete sempre presente che avere dei gemelli significa dover moltiplicare l’amore e le cure, gestire più di un bambino da calmare nei momenti di pianto disperato o in caso di malattia. Avrete anche bisogno di molte cose doppie o più, come i seggioloni su cui far stare i piccoli durante i pasti in contemporanea, una culla per ognuno affinché non si infastidiscano durante il sonno, un passeggino gemellare per gestire il trasporto insieme anche senza l’aiuto di altri e due seggiolini per viaggiare in auto; tutto ciò di cui avete bisogno per la loro sicurezza.

Vivere da gemelli a scuola

Per ogni genitore la scelta dell’educazione scolastica da dare a un figlio è un momento cruciale che determina il suo futuro, ancor di più quando si tratta di gemelli. Per semplificarsi la vita alcuni scelgono di iscrivere i figli nella stessa classe, ma i pedagogisti moderni ritengono che sia un errore.

La condivisione degli stessi ambienti a scuola e a casa potrà portare i due bambini a problemi di integrazione nel gruppo classe e ad atteggiamenti di scontro verso gli altri. Invece separarli, permettere che sviluppino affetti differenti, consentirà ai propri figli uno sviluppo più indipendente e li farà uscire dal rapporto osmotico tipicamente gemellare.

Vivere da gemelli a casa

Uno degli errori più diffusi riscontrati dagli psicoterapeuti e pedagoghi che hanno lavorato con queste famiglie, è la tendenza dei genitori a considerare  i figli un “blocco unico” e non differenziarli abbastanza anche nell’educazione.
È corretto non favorire l’uno o l’altro, ma i bambini sono differenti e come tali vanno abbigliati, stimolati e fatti divertire. Altrimenti si creeranno rivalità per la ricerca di attenzioni dei propri genitori.

La vita dei gemelli, che tanto intrigante sembra vista dal di fuori, in realtà è una continua ricerca di equilibrio.

 

foto:Pixabay

I vantaggi di imparare lo spagnolo da piccoli

Negli ultimi tempi sempre più persone stanno imparando una seconda lingua. In effetti, in un mondo sempre più globalizzato e collegato, conoscere una seconda lingua può essere davvero vantaggioso. In particolare, molti identificano lo spagnolo come la lingua ideale da apprendere, che dovrebbe essere insegnato sin da bambini.

Perché è importante e come lo si può fare nel migliore dei modi?

Ecco tutto quello che occorre sapere al riguardo.

Imparare lo spagnolo da bambini: perché è importante?

Non tutti sanno che apprendere una lingua da bambini è diverso dall’impararla quando ormai si è adulti. Certo, al tempo d’oggi alcuni considerano imparare una seconda lingua molto più semplice, visto che possono sfruttare corsi online ed applicazioni intuitive da consultare direttamente sul proprio smartphone.

Tuttavia, ci sono alcuni vantaggi che solo i bambini possono sfruttare.

Ad esempio, i piccoli hanno tanta voglia di imparare, sono curiosi e portati a scoprire nuove cose. Dietro quest’atteggiamento non c’è solo curiosità infantile, ma è il loro cervello che desidera apprendere ed acquisire informazioni. Sotto questo punto di vista quindi, la lingua può essere appresa in modo rapido e completo, senza problemi di alcun genere.

Inoltre, se lo spagnolo viene insegnato ai bambini, questi ultimi otterranno sicuramente un ottimo accento. Questo perché impareranno contemporaneamente due lingue e non saranno portati a pronunciare parole straniere con la tipica intonazione della lingua madre. L’accento sarà quindi quello naturale ed il bambino potrà sfoggiare una favolosa conoscenza di un secondo idioma.

Quali sono i vantaggi dell’apprendere lo spagnolo da piccoli?

A questo punto, qualcuno potrebbe voler conoscere quelli che sono i vantaggi nello apprendere lo spagnolo da piccoli. Sicuramente, grazie a questo fattore i piccoli crescendo possono godere di una maggiore apertura mentale. Apprendere una lingua non vuol dire solo concentrarsi su lezioni grammaticali e regole da rispettare. Piuttosto, significa conoscere una seconda cultura, studiare a fondo le usanze di un’altra società, ricercando i suoi valori ed ammirandoli.

In campo pratico poi, riuscire a conoscere lo spagnolo può essere incredibilmente vantaggioso per il futuro del piccolo. Attualmente la lingua spagnola è una delle più parlata al mondo. Viene parlata in tutto il mondo, specialmente in Sud America e negli Stati Uniti. Questo significa ottenere numerose opportunità di studio o lavoro crescendo. Padroneggiare lo spagnolo è già fondamentale nel mondo lavorativo odierno e nel prossimo futuro diventerà quasi un must per chi vuole ottenere una brillante carriera professionale in qualsiasi settore.

In che modo i bambini possono apprendere lo spagnolo?

Per riuscire a far imparare ai piccoli una seconda lingua, è consigliato iscriverli a corsi speciali. In questo modo, potranno essere a contatto con i loro simili ed essere seguiti da professionisti competenti e preparati per ogni evenienza. Il loro percorso sarà memorabile, a poco a poco i bambini ameranno partecipare alle lezioni, cercando di imparare sempre di più su questa nuova lingua.

Per chi lo desidera, è possibile trovare anche un ottimo corso di spagnolo a Brescia contando su professori precisi, attenti ed umani. In ultima analisi, i bambini dovrebbero davvero apprendere lo spagnolo e nelle mani giuste possono farlo in modo divertente ed efficace.

Generazione Alpha per i bambini tecnologici ai tempi del Covid

Le nuove generazioni di cittadini italiani sono assolutamente smart.
Bambini sempre più piccoli
sono perfettamente in grado di usare la tecnologia con grande naturalezza e intuitività.

A questi bambini sorprendenti, nati letteralmente con lo smartphone in mano, è stato dato un nome: Alpha Generation.

Qual è, nel dettaglio, il rapporto tra i nostri bambini, la tecnologia digitale e i nuovi media?
Quali sono i rischi e soprattutto quali sono i consigli degli educatori per aiutare i genitori a gestire al meglio il tempo che i piccoli passano davanti ai device tecnologici?

Il rapporto tra bambini e tecnologia

Da uno studio recente è emerso è che oggi il 62% dei bambini inizia a usare i device tecnologici prima dei 5 anni. In particolare i più piccoli preferiscono lo smartphone (perché più facile da gestire con le loro piccole mani) o il tablet per giocare, guardare video e cartoni animati.

Solo il 9% dei bambini è però libero di utilizzare il proprio device in completa autonomia (e si tratta comunque di bambini più grandi, tra gli 8 e i 10 anni): gli altri lo fanno generalmente sotto il controllo dei genitori.

Il ruolo dei genitori

In questa delicatissima fase della vita dei bambini il ruolo dei genitori è fondamentale per educare a un uso corretto e sicuro delle nuove tecnologie.

Secondo educatori esperti sarebbe molto negativo demonizzare le nuove tecnologie e impedire ai bambini di far pratica nel loro uso, a patto che tutto avvenga con i dovuti tempi rispettosi delle abilità infantili in termini di psicomotricità. Non sviluppare confidenza con smartphone e tablet fin dalla tenera età metterebbe i bambini in una condizione di svantaggio rispetto ai coetanei. Questo però non significa che i device tecnologici debbano essere utilizzati come strumenti di intrattenimento universale. Al contrario i genitori devono imporre regole per sviluppare un uso responsabile della tecnologia nei propri figli

Tra l’altro la formazione dei genitori nella gestione del rapporto tra bambini e tecnologia oggi può rivelarsi un aiuto fondamentale per le famiglie con bambini piccoli che manifestino dipendenza dai dispositivi elettronici.

Sviluppare il giusto approccio e le giuste tecniche di controllo della scalpitante generazione Alpha è importante soprattutto nel momento storico che stiamo affrontando, come sottolinea Erika Cecchetto, che cura il sito web ReviewBox: “Nel periodo del lockdown i piccoli hanno aumentato moltissimo il tempo trascorso davanti a telefonini, tv, consolle da gioco ma anche computer fissi. I bambini dagli 8 ai 10 anni utilizzano i loro device per circa 2 ore al giorno, mentre i bambini più piccoli per circa 1 ora e mezzo. Nell’ultimo periodo il 10% dei bambini utilizza i propri device anche per seguire le lezioni della didattica a distanza”.

Considerando che anche i genitori potrebbero dover lavorare da casa attraverso computer e tablet, è diventato praticamente indispensabile dotare ogni famiglia di un device da destinare esclusivamente all’utilizzo dei bambini, così che possano svolgere le loro attività senza bloccare i device necessari ai genitori per svolgere attività lavorative in smartworking o telelavoro.

foto: Anviere / Pixabay

L’importanza dello storytelling

Il “raccontare” una storia narrata e strutturata è un esercizio molto importante che contribuisce a porre le basi dell’alfabetizzazione.

Attraverso lo “storytelling”, ovvero la narrazione di storie, il piccolo ha la possibilità di drammatizzare il proprio mondo interiore, lavorando sulle sue emozioni e i suoi vissuti, sentendoli accolti da un adulto significativo.

La loro autostima ci ringrazierà e sarà un attimo di divertimento ed entusiasmo anche per i grandi.

Perché giocare a un gioco narrativo o di narrazione?

Ecco alcuni motivi:

  • Sono emozionanti e rimangono indelebili nei ricordi dei nostri bambini.
    Le avventure di carta Nina Pois non a caso nascono dai miei ricordi di infanzia, quando il mio caro nonno, era solito raccontarmi storie sempre nuove e inventate, semplicemente facendomi osservare alcune statuette che si trovavano in casa sua.
  • Stimolano la creatività o l’immedesimazione.
    Lo storytelling è inoltre una valida terapia attraverso la quali il bambino esteriorizza il proprio mondo interiore, ricostruendo e rivivendo nelle storie che racconta, il suo passato, il suo presente e il suo futuro.
  • Sono perfetti per giocare in coppia o in gruppo, stimolando cosi la cooperazione e la condivisione.
    Un gioco creativo in cui non esistono ne’ vincitori ne’ vinti, nessuno è in competizione. La cooperazione tra grandi e piccini diventerà un valido strumento di successo per divertirsi e condividere del tempo di qualità insieme ai propri bambini.
  • Le storie possono essere fonte di ispirazione, o possono insegnare qualcosa.
    I personaggi di Nina Pois nascono dalla mia immaginazione con l’intento di promuovere attraverso le loro avventure valori come l’altruismo, il rispetto, il dialogo, la comprensione, la solidarietà, la cooperazione, l’amicizia e l’equità tra persone.

 

In questo modo il vostro gioco creativo si trasformerà in un vero e proprio gioco di narrazione, immedesimazione e drammatizzazione.

Scopri il mondo dei giochi naturali ed educativi che rinforzano lo storytelling

Ringrazio per questo articolo
Silvia mamma e ideatrice di @myninapoisbox

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Shopenhauer

Si parla molto, in questi tempi, di tecnologie e di rischi per la salute dovuti all’uso eccessivo di questi mezzi di comunicazione.

Quali rischi si corrono?

Oltre a quelli che sono emersi in questi anni, legati a fenomeni più eclatanti come quello del cyberbullismo o del sexiting, si rischia, abusandone, dice la ricerca, anche altro, per esempio la dipendenza da videogiochi.
Quest’ultima, comparirà nella prossima revisione del manuale nella «lista ufficiale» delle malattie dell’International Classification of Diseases, prodotto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, la cui uscita è prevista per metà anno.
Si tratterebbe del cosiddetto gaming disorder, che rientrerà nella categoria “disturbi dovuti a un comportamento dipendente”, la stessa, ad esempio, di chi scommette in modo patologico.

Ma di che si tratta?

E’ un tipo di dipendenza che si dice attivi gli stessi circuiti neuronali che vengono innescati con le dipendenze da sostanze come alcol o droga.
Si calcola che tra lo 0,5 e il 6% della popolazione, soprattutto tra i 12 e i 20 anni, svilupperà una dipendenza da uso delle tecnologie.

Eppure possiamo fare un’analisi critica, com’è possibile che si attivino circuiti neuronali legati all’uso di sostanze deprimenti come l’alcol o come la “droga” (cosi definita genericamente, ma chi studia le droghe sa bene che gli effetti sono diversi a seconda della sostanza), senza che vi sia l’assunzione di una particolare sostanza psicoattiva, intromessa nel corpo organico?
Occorre ricordare che l’essere umano vive di attivazioni sensoriali, date dall’interazione tra i segni che coglie nell’ambiente, in base a quel che sa ed ha appreso, in relazione all’età, e sviluppa l’intelligenza e la memoria a lungo termine, se si gioca in modo adeguato».

Qualcuno potrebbe dire, vediamo gli effetti, il ragazzino o il giovane, passa molte ore a giocare.
Non riesce a non usare quello strumento, se non lo usa diventa irascibile, non è in grado di smettere di utilizzarlo anche se invitato a farlo e ad occuparsi di altro, etc…

Ora, affermare che il ragazzino ripete lo stesso comportamento perché ha creato delle abitudini, degli automatismi, dei quali è inconsapevole, è ben altra cosa rispetto a dire che la sua condotta dipende dalla tecnologia, perché la correlazione la pone l’osservatore.

Certamente il corpo si attiva ma la mente non è slegata dal corpo.
Dunque quel che fa, lo fa intenzionalmente, perché ottiene vantaggi che gli interessano.

Il punto dunque è quello di aumentare la sua consapevolezza, rispetto ai suoi atti, ai suoi intenti ed alle strategie che adotta per ottenere un certo tipo di esito.

Al di là di quello che accadrà l’anno prossimo, già oggi spesso i genitori mi chiedono come devono comportarsi, preoccupati per l’uso sconsiderato che i figli fanno di questi apparecchi.
Occorre porre attenzione ad alcuni segnali, evidenti, che fanno intendere un cambiamento nel comportamento dei ragazzi.

Il problema, non riguarda solo i ragazzini, questo va detto.
Anche gli adulti vivono problemi simili e molti ne sono inconsapevoli.

Il punto non è l’uso delle tecnologie in sè, quanto piuttosto l’abuso ed i problemi che da questo, ne possono derivare :

  • aumento di peso legato alla sedentarietà,
  • minori competenza comunicative dialogiche,
  • ridotte competenze relazionali
  • incapacità a far fronte alle durezze della vita
  • calo del desiderio sessuale
  • disinteresse verso altre attività o hobby a cui prima erano interessati, come lo sport, la musica, il rapporto con gli amici

Che può fare un genitore oggi?

Porre attenzione è il primo passo.
Per il resto vi invito, se notate atteggiamenti che vi destano preoccupazioni, resto a disposizione.


Ringrazio per questo interessante approfondimento e stimolo alla riflessione:
dott.ssa Mariza Sellini
Psicologa e psicoterapeuta
telefono 338 458 16 05
mail: marziasellini@gmail.com

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Falsi miti da sfatare nel rapporto con i figli

Da dove arriva tutta questa fragilità?
Tutta questa confusione su cosa fare o non fare con i figli?
Com’è che anche le questioni più semplici a volte diventano terribilmente complesse?
Perché i nostri antenati erano così imperfetti coi bambini, ma risultava più facile per loro procreare cinque, sei, sette figli?

D’un tratto, nel giro di pochi anni, è diventato tutto molto complicato.

Com’era prima

Vediamo quali erano le tre caratteristiche presenti nel corso di millenni di storia umana:

gioco libero: non esistevano attrezzature particolari, i bambini si autorganizzavano con quello che avevano (noccioli di albicocche o pesche, figurine, ecc…). Nessun adulto si poneva come istruttore. Era sufficiente un adulto che li sorvegliasse da lontano.
gruppo spontaneo: collegato al gioco libero. Ossia gruppi infantili di cortile, condominio o quartiere che si aggregavano per fare delle attività (giochi di ogni sorta).
vita nella natura: dove per natura si intende qualcosa di molto semplice come una nevicata, una pozzanghera, una raccolta di lumache, un sentire da qualche parte o un arrampicata sull’albero. Era una fonte di apprendimento continuo. Pensiamo anche all’educazione sessuale che veniva acquisita mediante l’osservazione della vita degli animali.

Fra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta avviene un cambiamento antropologico epocale.
Lasch, uno studio americano, intercetta questo cambiamento e lo definisce “l’avvento dell’età del narcisismo”.

Si passa pertanto dalla società dei legami, della condivisione, della famiglia allargata a quella dell’individuo in quanto tale e della sua capacità di rendersi visibile. Si parla pertanto di “famiglia nucleare” la quale si ritira uscendo da un contesto comunitario. Lo strumento che permette questa trasformazione agli inizi degli anni Ottanta è proprio la televisione commerciale.

I bambini iniziano a trascorrere ore e ore davanti la televisione, è un mondo fantastico e ciò determina un cambiamento importante.
I bambini v gnomo visti come qualcosa non più da educare, ma da conservare preziosamente.
Non devono più litigare con gli altri, sbucciarsi le ginocchia, sporcarsi, inventarsi giochi nuovi.
I genitori sono i primi a vivere quel modo mondo e trasmettono quindi ai loro figli questa vita ben organizzata e sistematizzata, lontana dall’infanzia infantile.

I bambini non meritano un ritorno al passato, ma un’offerta educativa differente, che sviluppi le loro enormi risorse.

I miti da sfatare:

Ti devono ascoltare

Un bambino di 3 anni ha tempi di attenzione limitata, è inutile pertanto fargli discorsi lunghi perché si rischia solamente di creargli confusione. Così come, riferendomi alla tecnica del time out sociale, non sono in grado di riflettere autonomamente ad un suo comportamento scorretto. Il genitore di oggi, invece, è stato spinto a pensare di avere davanti un piccolo filosofo. Ricordiamo che il bambino non è in grado di comprendere concetti troppo astratti anche perché ha un cervello di tipo sensoriale e pratico. Non bisogna procede con gli ordini perché si rischia di creare disobbedienza e opposizione. Servono regole chiare, procedure semplici e ben comunicate usando termini oggettivi e impersonali: “è ora di andare a letto”, “ ci si alza da tavola quando tutti hanno finito”. Le regole sono efficaci perché danno sicurezza e creano consuetudini prevedibili.

Giocare con i figli è un obbligo

Il bene per un bambino è giocare con i suoi pari. I genitori non dovranno equipararsi al figlio di sei anni sforzandosi a fare un gioco insieme. Il genitore dovrebbe organizzare lo spazio gioco (es. portandolo al parco e invitando i suoi amichetti). Oppure quando un genitore ritorna a casa dal lavoro e viene assalito dal figlio perché vuole giocare, sarebbe meglio creare una routine che favorisca il riposo notturno del bambino (portarlo a lavare le mani e denti, leggergli una storia, raccontargli cos’ha svolto il genitore durante la giornata) e che non faccia sentire il genitore in obbligo di giocare dopo una giornata estenuante di lavoro. Nel fine settimana ci sarà tempo per giocare anche un po’ con mamma e papà.

Non puoi costringerli

“cosa vuoi fare oggi?”, “ vuoi andare al parco o dalla nonna?”,”vuoi che stasera ti metta a letto la mamma o il papà?”. Sono domande che possono generare ansia nel bambino. Il bambino ha bisogno di imparare buone abitudini e non prendere decisioni che mamma e papà non sono in grado di prendere. Possono invece scegliere che tipo di gioco hanno voglia di fare, perché possiedono intuito e in quel caso sanno perfettamente cosa li diverte.

Il dialogo a tutti i costi

La tendenza al “discussionismo” deriva da anni in cui l’attenzione è stata posta sulla necessità di parlare tanto con i figli spiegando loro tutto. Perché passare ore a convincere un bambino di tre anni ad andare a letto presto la sera? A quell’eta la soglia di attenzione è molto bassa e smette presto di ascoltare. Capisce solo che i suoi genitori non sono chiari e fermi nell’organizzazione delle regole.

Parlare ai figli come se fossero adulti

Parlare con i figli è piacevole, importante e rafforza i legami affettivi. Pensare che diventi il metodo educativo per eccellenza risulta l’anticamera di equivoci generando aspettative che non troveranno soddisfazione. (Es. “ gli ho parlato e finalmente pare abbia capito”).

Sono nativi digitali, non puoi impedirglielo

Una buona educazione passerà anche dalla gestione della dimensione digitale, che dev’essere centellinata e rimandata all’età corretta. Mezz’ora al giorno al massimo di televisione o schermi dopo i tre anni e, dai sei anni in su si potrà salire a quaranta- cinquanta minuti. I primi anni di vita devono essere completamente sensoriali: il bambino n cessata di compiere esperienze tattili, olfattive, uditive, giocare con l’acqua, la sabbia e materiali differenti. La mano, infatti, è l’organo più in connessione con le aree cerebrali che contribuiscono allo sviluppo.

Non lo controlli abbastanza

I bambini sono assolutamente in grado di gestire i conflitti tra di loro. La presenza educativa degli adulti non si risolve nel controllo dei figli, quasi che non si dovessero mai perdere di vista. Si tratta piuttosto di una presenza affettiva organizzata.

Cercare il disturbo

Negli ultimi quindici anni i bambini sono stati il bersaglio di un processo di neuromedicalizzazione. In tempi brevi sono raddoppiate le certificazioni di disabilità neuropsichiatria collegate alla legge 104 sull’assistenza. Si tratta di eccessi diagnostici che andrebbero contenuti anziché essere incoraggiati. I bambini difficili sono sempre esistiti e una scuola di qualità li ha sempre saputo gestire senza ricorrere a etichette diagnostiche. Prima di ricorrere a queste etichette diagnosticheranno bisognerebbe verificare la qualità educativa della vita di un bambino.

Devi stargli vicino

La vicinanza senza confini nasce proprio da questo sentimento di empatia totale verso i figli, al limite della sostituzione. Ciò può avvenire in tanti modi: lasciarli entrare in bagno quando ci sono i genitori, usare lo smartphone assieme, coricarsi nel letto del figlio, fare i compiti assieme se non al suo posto, raccontare tutto, non tenere nascosto nulla a prescindere dall’età. Ricordo che senza porre alcuna distanza è impossibile educare. L’eccessiva vicinanza rischia di creare nel genitore disturbi dell’ansia da separazione (es. Gite scolastiche che dovrebbero essere un’occasione di crescita per i figli, ma che spesso si trasforma in un momento di apprensione per il genitore che resta a casa).

Ringrazio per questo interessante approfondimento
Silvia Montagna
Pedagogista e riflessologa plantare
Telefono: 349 069 94 04
Email: misssilvia86@icloud.com
Profilo Instagram: riflessologia_plantare (Silvia Montagna)

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