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Tag: neonato

percorso accompagnamento alla nascita – estivo-smart

Percorso accompagnamento alla nascita – estivo-smart

Un corso breve e intensivo per tutte le coppie che si avvicinano al momento del parto, ma che per vari motivi non sono riuscite a partecipare ad un corso prima. Ostetrica e psicologa vi accompagneranno in questo percorso, tra emozioni, ricordi, aspettative, pianti, sogni, speranze…e tanti sorrisi. E se il caldo persiste ci mettiamo anche i gelati ;-P Iscrizioni entro il 18, il corso inizierà la settimana successiva.
Durante il percorso verranno affrontate varie tematiche: travaglio, parto, dolore, emozioni, evoluzione della coppia,passaggio da coppia a famiglia, diventare genitori, prevenzione prenatale, rientro a casa, depressione post parto, sonno del bambino.

Dove:  Studio famiglia Ohana, via Olimpia 3 B , Sarnico BG

Età dei partecipanti:   genitori in attesa

A partire da:   settimana dal 22 agosto

Il giorno o i giorni: serale e/o sabato mattina alle 20.30

Il corso è tenuto da:  Francesca Facchetti, ostetrica e Erika Zanardini, psicologa, esperta in psicologia perinatale

Costo:   120€ a coppia

Contatti:
Studio famiglia Ohana
telefono:3288619722
mail: studiofamigliaohana@gmail.com
sito: studiofamigliaohana.it
Facebook: studiofamiglia

Cosa sono le cellule staminali? Un italiano su due non lo sa

Cosa sono le cellule staminali? Un italiano su due non lo sa

A cura di: Ufficio Stampa Sorgente

Si parla sempre più spesso di conservare le cellule staminali, ma il 50% degli italiani ha informazioni poco chiare sull’argomento e per alcuni è addirittura un termine del tutto sconosciuto. A rivelarlo è una ricerca condotta da ISPO Ricerche per Assobiotec, l’Associazione italiana per lo sviluppo delle biotecnologie.

In Italia manca l’informazione riguardo la possibilità di conservare o donare le cellule staminali contenute nel sangue cordonale. Secondo i risultati del sondaggio, il 48% degli intervistati, non sa esattamente cosa sia la conservazione del sangue cordonale. A questa percentuale si aggiunge il 29% del campione che ha risposto di aver sentito parlare di questa opportunità ma di non conoscere la differenza tra donazione e conservazione.

Alla scarsa conoscenza dell’argomento, inoltre, si aggiunge una confusione generale per quanto riguarda la definizione dei vari tipi di cellule staminali. L’82% degli intervistati ha dimostrato di confondere le cellule staminali cordonali con quelle embrionali e per l’81% del campione i problemi di natura etica di cui si sente spesso parlare riguardano proprio le staminali cordonali.

Per il sondaggio è stato interpellato un campione rappresentativo di 600 persone di età compresa tra i 20 e i 44 anni (una fascia d’età che dovrebbe includere gli individui più informati su questo tema in quanto più vicini all’età in cui solitamente si hanno dei figli).

Conoscere la differenza tra staminali cordonali ed embrionali, sapere di avere la possibilità di conservare le cellule staminali del cordone ombelicale ed essere al corrente che le staminali cordonali non sono legate a nessun problema di tipo etico, è molto importante per evitare ciò che accade in Italia, Paese in cui il 97% dei cordoni ombelicali viene gettato via sprecando un bene molto prezioso.

È importante cercare di diffondere la consapevolezza su questo tema e informare maggiormente le famiglie in attesa di un bambino sull’opportunità unica di conservare le cellule staminali del cordone ombelicale tramite una procedura semplice e sicura che verrà eseguita al momento del parto, subito dopo la nascita.

Per ulteriori informazioni: www.sorgente.com

Conservazione delle staminali cordonali: cos’è una biobanca e come è fatta

Conservazione delle staminali cordonali: cos’è una biobanca e come è fatta

A cura di: Ufficio stampa Sorgente

Il tema della donazione cordone ombelicale è molto delicato e le famiglie in attesa di un figlio devono poter accedere a quante più informazioni possibili per compiere una scelta consapevole. Ma a cosa è dovuta tutta questa importanza? Le cellule staminali contenute nel sangue del cordone ombelicale racchiudono un grande potenziale terapeutico: infatti, sono più di 80 ad oggi le patologie trattabili con le staminali del cordone in Italia e sono sempre più numerose le ricerche che valutano l’impiego di queste cellule per terapie innovative nel trattamento di patologie oggigiorno incurabili.1

Ma dove vengono conservate delle cellule così preziose? La struttura che permette la conservazione di campioni biologici umani, tra cui il sangue cordonale contenente cellule staminali, prende il nome di biobanca. È stato dimostrato scientificamente che i campioni di sangue cordonale possono essere crioconservati per anni e utilizzati in caso di necessità, dato che mantengono inalterate potenzialità. Tuttavia, per garantire la corretta preservazione del campione, le biobanche devono rispettare rigorosi standard di qualità e seguire scrupolosamente una serie di norme e corrette procedure che renderanno il campione adatto ad un trapianto.

Quando un campione di sangue del cordone ombelicale arriva alla biobanca, viene ricevuto dal laboratorio di ricezione e prende inizio la serie di passaggi fondamentali che ne garantiscono la corretta catalogazione, analisi e conservazione. Innanzitutto il campione viene registrato nel database della biobanca (anche mediante l’utilizzo di un sistema a codici a barre) e vengono inseriti anche dati fondamentali quale nome del donatore, data di arrivo e volume del campione.

In seguito, il sangue del cordone viene portato presso il laboratorio di ematologia, dove un team di biologi eseguirà, su una piccola aliquota, una serie di analisi molecolari e biochimiche per verificare la qualità del sangue. Questi esami preliminari consentono anche di rilevare la presenza di malattie infettive (come epatite B o C), il gruppo sanguigno del bambino e verranno anche contate al microscopio le cellule nucleate, numero che comprende anche le cellule staminali.

Il sangue del cordone ombelicale viene poi processato in una stanza completamente sterile, per evitare contaminazioni, e sottoposto a ulteriori test di qualità. Una volta terminate le analisi, il sangue viene inserito all’interno di una sacca che ne consente la crioconservazione data la presenza al suo interno di un agente crioprotettivo in grado di protegge le cellule nel processo di congelamento.

La crioconservazione avviene in biocontainers riempiti di azoto liquido la cui temperatura arriva fino a 196°C. Ad oggi numerose ricerche scientifiche hanno dimostrato che un campione di sangue cordonale può essere crioconservato fino anche a 24 anni e le cellule staminali in esso contenute mantengono inalterate capacità proliferative e differenziative2.

Fai un giro nella biobanca di Sorgente, clicca qui per un tour virtuale (per la versione mobile clicca qui).

Per maggiori informazioni sulla conservazione delle staminali del cordone ombelicale visita il nostro sito www.sorgente.com

Fonti:

1. Decreto ministeriale 18 novembre 2009

2. Broxmeyer, H.E. et al. Hematopoietic stem/progenitor cells, generation of induced pluripotent stem cells, and isolation of endothelial progenitors from 21- to 23.5-year cryopreserved cord blood. Blood. 117:47734777.

Toxoplasmosi in gravidanza: le misure di prevenzione

Toxoplasmosi in gravidanza: le misure di prevenzione

A cura di: Ufficio Stampa Sorgente Genetica

Durante la gravidanza ogni futura mamma va incontro a cambiamenti fisici ed emotivi. In questo periodo è molto importante che le gestanti decidano di effettuare controlli medici periodici. Gli esami di diagnosi prenatale possono essere non invasivi, come il bi-test, oppure invasivi, come l’amniocentesi o la villocentesi, e aiutano le future mamme a tutelare la propria salute e quella del bambino.

Del percorso di screening fanno parte anche esami del sangue per rilevare la presenza di eventuali infezioni e che stabiliscono se la mamma è immune ad alcune malattie, come la rosolia e la toxoplasmosi. Queste malattie, infatti, se contratte durante la gravidanza possono essere pericolose per il feto, portando gravi conseguenze nel suo sviluppo1.

La toxoplasmosi, nello specifico, è causata da un parassita, il Toxoplasma Gondii, ospitato da gatti e felini2.

Se la mamma contrae la toxoplasmosi in gravidanza c’è il rischio che trasmetta l’infezione al feto. Soprattutto se la gravidanza è inoltrata, si hanno più probabilità di contagio3. La gravità dell’infezione dipende dall’epoca gestazionale in cui viene contratta la malattia: più questo avviene precocemente più il danno al feto è maggiore4. L’infezione si può sviluppare se si entra in contatto con le feci dei gatti o se si consumano carne cruda o poco cotta.

Quali sono le misure preventive da adottare per ridurre il rischio di contrarre la toxoplasmosi?

Prima di tutto bisogna lavare accuratamente la frutta e la verdura (comprese le insalate preconfezionate). Un’altra abitudine importante è quella di lavarsi sempre le mani prima della preparazione e del consumo degli alimenti. Sono da evitare i cibi crudi come carne, pesce e insaccati ed è bene assicurarsi che carne e pesce siano cotti bene. Secondo uno studio europeo la prima fonte di contagio in gravidanza è data proprio dal consumo di carne cruda o poco cotta5. Inoltre, è preferibile evitare il contatto con del terreno che può essere contaminato da feci di gatto. È consigliabile indossare dei guanti protettivi e lavare molto bene le mani.

Attuando una strategia di prevenzione è possibile evitare di contrarre la toxoplasmosi durante la gravidanza. Controlli medici ed esami del sangue che rientrano all’interno del percorso di screening prenatale, sono consigliati a tutte le donne in dolce attesa per verificare l’immunità a questa malattia.

Tra gli esami di screening prenatale a cui la gestante può sottoporsi già dalla 10a settimana di gravidanza c’è il test del DNA fetale, un esame non invasivo che rileva le più diffuse trisomie come la Sindrome di Down, altre anomalie cromosomiche e le principali microdelezioni.

Per maggiori informazioni sullo screening prenatale non invasivo visita il sito www.testprenataleaurora.i

Fonti:
1. Principi di malattie infettive – a cura di L. Calza; pag. 207
2. Medicina dell’età prenatale: Prevenzione, diagnosi e terapia dei difetti congeniti e delle principali patologie gravidiche – Di Antonio L. Borrelli, Domenico Arduini, Antonio Cardone, Valerio Ventrut; pag. 294
3. Enciclopedia medica italiana, Volume 10; Uses Edizioni Scientifiche – Firenze; pag. 397
4. Gravidanza fisiologica, linea guida 20 – a cura del Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità, CeVEAS
5. Cook AJ, Gilbert RE et al. Sources of Toxoplasma infection in pregnant women: European multicentre case-control study. BMJ 2000; 321:142-7.

Idee per arredare la nursery

Colorata e accogliente: idee per arredare la nursery

Diventare mamma è uno dei momenti più importanti nella vita di una donna ed è uno di quei momenti che cambia la vita per sempre. La nascita di un bimbo comporta anche molti cambiamenti anche in casa, la quale dovrà essere pronta per accoglierlo. Tra questi c’è un compito molto divertente: la preparazione della nursery. Qui si può davvero scatenare la propria fantasia e passione per l’arredamento. Eppure, non si tratta di un compito facile: nonostante i gusti personali debbano sempre occupare il primo posto, è altrettanto importante arredare la cameretta del bebè in linea con lo stile della propria casa. Come arredare la nursery, dunque?

Arredare la nursery: i pezzi fondamentali

Arredare la nursery, in modo tale da renderla colorata e accogliente, significa innanzitutto spendere del tempo per studiare per poi andare a colpo sicuro quando si tratta di acquistare tutti i pezzi del mobilio: di fatto la cosa da cui partire per personalizzare l’ambiente che ospiterà il neonato. Ma quali sono gli arredi più importanti? Ovviamente la culla, ci sono moltissimi modelli tra cui scegliere, da quelli classici a quelli multi-funzione, poi il fasciatoio, magari a cassettiera, molto pratico e salva spazio. Si prosegue poi con la poltroncina o la sedia a dondolo, che vi servirà quando allatterete il bimbo, lo cullerete o gli racconterete una fiaba per farlo addormentare. Infine, la libreria: inizialmente può sembrare un lusso, ma diventerà indispensabile per riporre tutti i suoi libri, quaderni e giochi.

Nursery colorata: le decorazioni

Dopo essersi fatti un’idea sull’arredamento, è ora di pensare a come decorare l’ambiente. Questo può notevolmente fare la differenza, soprattutto se l’obiettivo è creare una nursery accogliente e colorata. E dunque le decorazioni diventano tutt’altro che una voce marginale: basta pensare al fascino che possono aggiungere gli stickers da parete, disponibili anche in 3D oppure applicando una carta da parati, magari con dei disegni a tema come dinosauri o fiorellini. Ma se volete dare un tocco davvero personale, potreste creare delle foto arredo, facendo stampare online le vostre foto preferite per creare dei fotoquadri o telequadri da appendere alle pareti, così regalerete al vostro bimbo una nursery davvero unica.

Bebè in arrivo: altri consigli utili per la cameretta

Tornando un momento alle pareti, oltre alla carta da parati o a qualche idea più stravagante, bisogna anche scegliere una tinta o una palette di colori: le tinte uniche come il rosa pesca e l’azzurro sono dei classici ancora oggi amatissimi dalle mamme, così come le decorazioni aeree, che potrete realizzare appendendo dei giochini al soffitto facendo sognare il bimbo quando sarà disteso nella culla. Un ultimo consiglio? In attesa della libreria, organizzatevi con uno scatolone che possa contenere tutti i giocattoli e gli oggettini del bambino.

Bonus mamma domani

Bonus mamma domani

Dopo quasi 5 mesi da inizio anno, dal giorno 4 maggio si può finalmente presentare domanda all’INPS per ottenere il bonus nascita pari ad Euro 800,00 senza limite di reddito ISEE, come stabilito dalla legge di bilancio 2017.

Il contributo economico è una nuova agevolazione del Governo e viene erogato per ogni figlio nato, adottato o affidato a partire dal 1° gennaio 2017 ma riconosciuto a partire dal settimo mese di gravidanza.

Verrà corrisposto in unica soluzione su domanda della gestante o dalla madre del minore, nato, adottato o affidato nel 2017 entro il termine di un anno dall’evento.

Per gli eventi verificatisi invece tra il 1° gennaio e il 4 maggio 2017, il termine di un anno decorre a partire da tale ultima data.

Di seguito i semplici passi da seguire:

Passo 1

Durante la presentazione della domanda specificare se l’evento per il quale si richiede il beneficio riguarda:

– il compimento del 7° mese di gravidanza (inizio dell’8° mese di gravidanza);

– la nascita (anche se antecedente all’inizio dell’ottavo mese di gravidanza);

– l’adozione del minore, nazionale o internazionale, disposta con sentenza divenuta definitiva;

– l’affidamento preadottivo nazionale internazionale.

Passo 2

Alla domanda dovranno essere allegati il certificato di gravidanza in originale rilasciato dal medico specialista del Servizio Sanitario Nazionale attestante la data presunta del parto per le istanze presentate al compimento del 7° mese di gestazione; l’autocertificazione della madre in relazione al parto già avvenuto oppure i provvedimenti giudiziari nel caso di affidamento e adozione.

Passo 3

La domanda va presentata all’Inps esclusivamente in via telematica mediante una delle seguenti modalità:

– sul sito internet dell’istituto, tramite Pin dispositivo, accedendo all’apposita sezione (www.inps.it >Servizi on line> servizi per il cittadino> autenticazione con il PIN dispositivo> domanda di prestazioni a sostegno del reddito> premio alla nascita)

– tramite numero verde 803.164 (numero gratuito da rete fissa)

– tramite enti di patronato (No CAF)

Il premio verrà pagato dall’Inps tramite accredito su conto corrente, libretto postale, carta prepagata con Iban

La misura del premio sarà sempre pari ad Euro 800,00 per ogni figlio nato, affidato o adottato.

In becco alla cicogna a tutte voi !!!!

Daniela Cancarini

Un bebè in arrivo: consigli per scegliere gli elettrodomestici più adatti alla tua famiglia

Un bebè in arrivo: consigli per scegliere gli elettrodomestici più adatti alla tua famiglia

Hai un bebè in arrivo? Allora sicuramente starai avendo enormi difficoltà a contenere la tua gioia, ma anche quelle paure e insicurezze che emergono sempre quando un bimbo si appresta ad invadere e ad arricchire la vita di una famiglia. Da questo punto di vista, non devi preoccuparti: sarai sicuramente un genitore perfetto, ma questo non deve comunque farti perdere d’occhio alcuni dettagli fondamentali per accogliere al meglio il bimbo e per poter svolgere tutta una serie di compiti di pulizia con il massimo dell’efficienza ed il minimo della fatica. Ed ecco che la scelta degli elettrodomestici è  fondamentale per ottenere questo obiettivo: vediamo dunque una guida su come scegliere al meglio gli elettrodomestici che non possono mancare in una casa animata dalla presenza di un bimbo.

Come scegliere la lavatrice?

Quando scegli una lavatrice per una casa con un bimbo, non devi mai sottovalutare l’importanza dell’igienizzazione dei suoi vestitini. Da questo punto di vista, dunque, noi ti consigliamo di acquistare una lavatrice che possegga una funzione per igienizzare i capi del tuo bimbo, così da uccidere ogni batterio ed evitare qualsiasi rischio per la sua salute nei primi anni di vita. Questa è una funzione disponibile ad esempio in molti modelli di lavatrici LG, ivi comprese le lavatrici piccole, ideali per via del fatto che si adattano perfettamente anche per le case e gli ambienti poco spaziosi o dove c’è necessità di fare spazio ad armadi e altre soluzioni componibili, poiché quando c’è un nuovo membro della famiglia, saprai anche tu che ogni centimetro può fare la differenza.

I piccoli elettrodomestici: quali sono i più importanti?

Quando accogli un bimbo nella tua vita – e nella tua casa – scopri l’esistenza di tanti piccoli elettrodomestici che prima ti suonavano sconosciuti, ma che oggi dovrai imparare a conoscere e ad utilizzare come se fossero i tuoi migliori amici. Ma quali sono i più importanti? Parliamo innanzitutto degli sterilizzatori e degli igienizzanti: fondamentali per igienizzare e per pulire a fondo le cose che il tuo bimbo utilizza quotidianamente, come ad esempio i contenitori per il cibo ed il biberon. Inoltre, non dimenticarti mai dell’importanza di altri piccoli elettrodomestici fondamentali per le famiglie con bimbi piccoli, come ad esempio il minipimer, il baby-monitor o l’aspiratore nasale, che renderanno la vostra vita molto più semplice.

Asciugatrice e robot aspiratore: due alleati per il bimbo

Chiudiamo la nostra guida all’acquisto dei migliori elettrodomestici per famiglie con bimbi piccoli, prendendo in esame l’asciugatrice e il robot aspiratore: due alleati eccezionali per la salute del tuo bimbo in casa. Il motivo? Partiamo innanzitutto dall’asciugatrice: importantissima per asciugare i panni del bimbo senza per questo stenderli fuori dalla finestra, e dunque esporli all’azione dei patogeni contenuti dall’aria e dallo smog cittadino. Inoltre, con l’asciugatrice potrai ottenere un risultato in morbidezza altrimenti impossibile: un altro fattore che devi considerare come prioritario per il tuo bimbo, la cui pelle è molto sensibile nei primi anni di vita. Infine, il robot aspiratore automatico: utilissimo per lavare a fondo i pavimenti, ma senza richiedere il tuo supporto. Facendo tutto da solo, ti consentirà di non distrarti per ore e di avere più tempo da dedicare al tuo bambino.

Come gestire con serenità l’arrivo di un neonato e la presenza di amici a quattro zampe in casa.

Come gestire con serenità l’arrivo di un neonato e la presenza di amici a quattro zampe in casa.

Babies and Dogs……is love…

Molti proprietari di cani che stanno per diventare genitori, sono preoccupati da come il loro amico a quattro zampe possa reagire all’arrivo del neonato.

Effettivamente un bimbo, con i suoi ritmi e le sue esigenze, sconvolge la vita dei genitori e, di conseguenza, anche quella del cane di casa. Inoltre, lo stile di vita della famiglia tende a cambiare radicalmente e spesso il cane vede ridursi drasticamente il tempo dedicato a lui: le passeggiate sono più corte, i momenti di gioco e d’interazione si riducono in frequenza e durata. Perciò, in previsione della nascita del neonato, bisogna fare in modo che il cane impari a conoscere i bambini gradualmente e in modo corretto, associandoli sempre ad esperienze positive.

Quando il bambino arriva a casa, è bene non diminuire la quantità di attenzioni riservate al cane e premiare sempre (con carezze, premi in cibo e giochi ) l’amico a quattro zampe, quando rimane tranquillo . In questo modo, nella sua mente, si creerà un’associazione positiva con l’immagine del bambino. Proprio a tale scopo, evitiamo di punire il cane in presenza del bimbo, altrimenti si rischia, al contrario, un’associazione negativa.

Allo stesso modo, evitiamo di allontanare l’amico a quattro zampe quando tenta un approccio con il bambino: cerchiamo piuttosto di far stare il cane nella stessa stanza con il bimbo, tenendolo magari impegnato con qualche gioco interattivo riempito con del cibo (si tratta di giocattoli che stimolano la mente, il fiuto e la masticazione). Al contrario, se il cane si nasconde o si allontana dal bimbo, non costringiamolo per forza a stare in sua presenza. Se prima dell’arrivo del piccolo il cane era abituato a stare sul divano con voi a guardare la tv, continuate il più possibile a farlo, non allontanatelo da tutte le abitudini che aveva con voi, se no assocerà il bimbo all’allontanamento di tutti i suoi privilegi!

Naturalmente, è sempre necessario supervisionare le interazioni tra cani e bambini, perché anche l’amico a quattro zampe più tranquillo, se disturbato eccessivamente, potrebbe reagire in modo aggressivo per difesa e, comunque, anche giocando, potrebbe fare involontariamente del male al bambino.

Quando non è possibile supervisionare le interazioni tra cane e bambino, perché stiamo preparando il pranzo o altro, allora è preferibile tenerli separati; allo scopo si possono usare dei piccoli cancelli per dividere gli ambienti oppure si può tenere il cane in un altra stanza o in giardino. Se, però, il cane non era abituato a stare all’esterno, non lasciatelo tutta la giornata fuori, si sentirebbe abbandonato, potrebbe piangere oppure cercare continuamente di entrare dalla porta o dalla finestra!

È, inoltre, bene evitare che il bambino tocchi le cose del cane, come la ciotola, la cuccia e i giochi. A questo scopo collochiamo la cuccia in una zona della casa tranquilla e inaccessibile al bimbo. Un cane non correttamente socializzato (significa non abituato fin dalla più tenera età a convivere con i bambini piccoli, lasciato a vivere in un recinto, alla catena o in giardino, lontano dalla famiglia) indipendentemente dalla razza, può non riconoscere un bambino piccolo come appartenente alla specie umana. Un bambino piccolo, infatti, ha proporzioni fisiche diverse da quelle di un adulto umano, emette strilli e versi differenti da quelli di un adulto, si muove a scatti, corre, sgambetta e cade.

Bisogna ricordare che i cani non sono né “buoni”, né “cattivi”.

Sono cani. Il cane non ha un senso morale, non ha una cultura, non ha leggi. E’ un animale e si comporta secondo il proprio etogramma. Si comporta anche secondo l’educazione che ha ricevuto… ed esistono indubbiamente razze (o tipologie) più o meno reattive, più o meno possessive, più o meno mordaci… ma tutti i cani sono tendenzialmente “buoni”, dal punto di vista morale (nostro).

Purtroppo, anche il cane più dolce del mondo, in certe condizioni, può mordere.

Dire“ho lasciato mio figlio da solo con quel cane perché so che è buono” non ha alcun significato, perché il cane può reagire mordendo ad un’infinità di stimoli: il dolore (vedi tirate di coda, dita negli occhi e altre cose che i bambini piccoli a volte compiono in assoluta innocenza – perchè neppure loro hanno ancora ben chiaro i concetti di “giusto” e “sbagliato” – ma che fanno male al cane lo stesso); la difesa del cibo o anche solo di un oggetto (palline, ossetti ecc.); fraintendimento di atteggiamenti amichevoli/giocosi che il cane scambia per minacciosi; suoni che lo infastidiscono (i bambini strillano spesso e volentieri) eccetera eccetera.

Non fate quegli errori del tipo: “ Il cane è bravissimo, si lascia fare di tutto!”. Frasi come questa hanno conseguenze a volte molto pesanti, per il bambino…. ma anche per il cane. Un cane che morde perché ha sentito fastidio e/o dolore è “cattivo”? Neanche per idea: è un cane, che, ricordiamolo, non ha nessunissima arma di difesa al di fuori dei denti, quindi usa quelli. Anche il bambino di due anni per difendere i propri giochi potrebbe arrivare a mordere l’amichetto!

Un bimbo piccolo, al cospetto di un cane, può, e sicuramente lo farà, se non c’è supervisione:

1. infilare un dito in un occhio del cane o in un orecchio o in bocca ;
2. agguantare la pelliccia pizzicandola malamente e strappare i peli;
3. pestare una zampa o la coda;
4. può montare il cane come se fosse il cavallo;
5. toccare un punto dolorante del cane.
6. contendere o appropriarsi di un osso, di un giocattolo suo che il cane vuole, o di un gioco del cane lasciato per terra;
7. entrare nello spazio fisico che il cane considera suo;
8. mettere le mani nella ciotola del cane.

A tutte queste azioni, il cane può rispondere con aggressività “territoriale” o di dominanza.

Non lascerei mai un cane e un bambino piccolo da soli, perché so che esiste una remota possibilità che un gioco innocente possa trasformarsi in un gioco mortale.

La supervisione dell’adulto impedisce al bambino di stressare il cane. Tutti i cani e i bambini devono essere educati al reciproco rispetto e convivenza.

Quindi, il rapporto tra cani e bambini è sicuro quando è mediato da un adulto responsabile che impedisce al bambino di disturbare il cane.

I bambini che crescono con gli animali domestici (cani, gatti, uccellini…), hanno sicuramente una capacità empatica maggiore, capacità di leggere, comprendere le emozioni e i comportamenti altrui, proprio perchè allenati, fin dalla più tenera età, all’osservazione di un essere vivente ricco di bisogni fisici, ma anche psicologici come un animale, e difficilmente interpretabili. I benefici sono, quindi, a livello psicologico ed educativo; interagire con l’animale mette in moto il desiderio di curare un altro essere vivente, di sperimentarsi in una relazione. A livello educativo, insegna ad attendere i tempi dell’altro e la virtù della pazienza. Inoltre, ci sono benefici fisici legati all’attività motoria che il bambino può fare insieme al suo amico a quattro zampe, nonché attività sociali. Un bimbo, insieme al suo animale cattura sempre l’attenzione e suscita simpatia immediata.

Queste indicazioni sono rivolte a chi già possiede un cane prima dell’arrivo del figlio.

In caso contrario, ovvero, quando si decide di prendere un cane dopo la nascita di uno o più figli mi sento di consigliare un’accurata riflessione. Certo che è bello avere un cane e godere delle sua compagnia, ma proprio perchè nessuno abbia problemi, ovviamente anche il cane necessita una attenta autovalutazione dei propri comportamenti e delle proprie possibili capacità!

 

Dott.ssa Mariateresa Bertazzoli

Docente di Psicologia e Pedagogia

Consulente Pedagogica

mariateresabertazzoli@gmail.com

Conservare privatamente e richiamare il campione in Italia è legale e consentito ecco perché

Conservazione privata del sangue cordonale: il rientro in Italia del campione

Conservazione privata del sangue cordonale: il rientro in Italia del campione

A cura di: Ufficio Stampa Sorgente

La conservazione cordone ombelicale è fonte di dubbi (anche a causa della circolazione di informazioni non corrette), circa il rientro in Italia per fini terapeutici del campione prelevato e consegnato ad una biobanca per la conservazione privata. Vediamo cosa dice la legge.

Nell’Unione Europea il prelievo, la conservazione e la circolazione dei campioni di sangue cordonale sono regolati da norme di legge specifiche1 che stabiliscono che questi debbano essere prelevati seguendo una certa procedura, da persone qualificate e presso una struttura accreditata. Dopo aver prelevato il sangue, il campione va inviato a un istituto di tessuti affinché ne assicuri la tracciabilità e lo conservi correttamente.

Questo istituto in caso di necessità terapeutica consegnerà il campione al centro sanitario, dove sarà eseguito il trapianto. Secondo la legge, inoltre, la biobanca (la struttura che si occupa della conservazione delle cellule staminali) deve avere l’accreditamento dell’autorità competente che attesti che le norme siano rispettate.

La legislazione italiana2 definisce che il sangue prelevato può essere portato all’estero e consegnato a biobanche previa richiesta di autorizzazione all’esportazione fatta alla Regione competente (il rilascio del documento è a pagamento).

L’Istituto Superiore di Sanità, tramite il Centro Nazionale dei Trapianti, ha confermato la possibilità di far rientrare in Italia il sangue conservato all’estero. Il Centro Nazionale dei Trapianti, interrogato dall’Autorità garante del mercato e della concorrenza, ha risposto che per fini terapeutici l’utilizzo del campione di sangue estratto da parte di un Centro di Trapianti non può essere escluso, a patto che i campioni conservati all’estero rispettino i requisiti di legge.

Affermare che le strutture pubbliche italiane non hanno fiducia nelle biobanche estere (accreditate da una nazione appartenente all’UE), vuol dire dubitare di uno dei principi più importanti del mercato europeo: gli stati membri dell’Unione Europea riconoscono reciprocamente le autorizzazioni e le certificazioni che sono state fornite dalle autorità pubbliche di un altro Stato appartenente all’UE.

È quindi assolutamente legale richiamare in Italia i campioni di sangue cordonale esportati con una precisa autorizzazione della Regione, mediante le Direzioni Sanitarie competenti, e dopo aver pagato una tariffa.

Per maggiori informazioni: www.sorgente.com

 

Note

1. Direttive 2004/23/CE e 2006/17/CE
2. Decreto legislativo 6 novembre 2007, n. 191 ("d.lgs. 191/2007") e dal decreto legislativo 25 gennaio 2010, n. 16 in attuazione delle direttive 2004/23/CE e 2006/17/CE.

Test di screening e di diagnosi prenatale: quali sono le differenze?

Test di screening e di diagnosi prenatale: quali sono le differenze?

A cura di: Ufficio Stampa Sorgente Genetica

In cosa si differenziano i test di screening prenatale dai test di diagnosi prenatale? Questo è un interrogativo che spesso si pongono le gestanti, soprattutto quelle che affrontano la loro prima gravidanza.

Per tutelare salute e benessere di mamma e bimbo si consiglia di eseguire, durante la gestazione, diversi esami (es. Bi Test, villocentesi ecc.) che si distinguono in non invasivi e invasivi.

I test di “screening prenatale”sono di tipo non invasivo. Abbinano analisi di tipo biochimico sul sangue della madre a ecografie per evidenziare alterazioni rispetto ai valori di riferimento. Si tratta di test sicuri e innocui sia per la mamma sia per il bambino e sono di tipo probabilistico, ossia determinano la percentuale di possibilità che vi siano anomalie fetali (es. trisomie, difetti del tubo neurale) confrontando gli esiti dell’esame con i valori di riferimento. La percentuale di affidabilità varia in base al tipo di test di screening prenatale.

Bi Test, Tri Test e Quadri Test esaminano il valore di determinate proteine nel sangue e associano un’ecografia (translucenza nucale) per misurare il feto. L’affidabilità di questi test raggiunge l’85% 1 . Anche i test prenatali non invasivi che esaminano il DNA del feto fanno parte dei test di screening prenatale, e individuano nel campione ematico prelevato dalla gestante, i frammenti di DNA fetale (presente nel circolo sanguigno materno fin dall’inizio della gestazione). Questi test rilevano alterazioni cromosomiche (es. Sindrome di Down, trisomie 18 e 13) e hanno un’attendibilità del 99,9% 2 .

Villocentesi, amniocentesi e cordocentesi sono esami invasivi e appartengono ai test “diagnostici”. Esaminano liquidi o tessuti prelevati direttamente dal feto e forniscono una diagnosi, poiché rilevano con certezza le anomalie fetali. Questi test di tipo invasivo prevedono che si prelevi un campione tramite una siringa direttamente dal pancione, di liquido amniotico (amniocentesi), di sangue cordonale ombelicale del bimbo (cordocentesi), di placenta (villocentesi). Essendo invasivi, i test di tipo diagnostico hanno una percentuale di aborto dell’1%.

Sottoporre la futura mamma a uno di questi esami è una decisione che il ginecologo prenderà dopo aver valutato alcuni fattori come età della donna e casi in famiglia di anomalie genetiche.

Per maggiori informazioni: www.testprenataleaurora.it

 

Fonti:

1. Medicina dell’età prenatale: Prevenzione, diagnosi e terapia dei difetti congeniti e delle principali patologie gravidiche – Di Antonio L. Borrelli, Domenico Arduini, Antonio Cardone, Valerio Ventrut

2. Poster Illumina ISPD_2014 Rev A

Salute in gravidanza: farmaci e prevenzione per la mamma e il bambino

Sottoporsi sempre agli esami di controllo, eseguire i test prenatali e occuparsi della conservazione cellule staminali: una donna in attesa di un figlio è sempre attenta alla propria salute e a quella del piccolo che sta per nascere, per garantire al massimo la prevenzione.

Con il presentarsi di alcuni piccoli disturbi legati alla gravidanza, sono tante le donne che hanno dubbi in merito all’assunzione dei farmaci, temendo che questi si rivelino dannosi per la salute del bambino.Dobbiamo sfatare questo falso mito. Per farlo e per promuovere una tutela migliore della salute delle donne in gestazione, l’Agenzia Italiana del Farmaco ha realizzato un portale web interamente dedicato alla corretta informazione sui farmaci.

Iniziamo col distinguere farmaci e farmaci; non tutti infatti possono dirsi dannosi per il bambino. Prescritti dal proprio medico determinati farmaci possono dunque essere utilizzati senza alcun problema. Adì esempio ci sono donne che soffrono di malattie croniche che per tutta la vita (anche prima della gravidanza) sono sotto terapia farmacologica. Per loro sarà il medico specialista a dover valutare come proseguire. Non è consigliato infatti sospendere improvvisamente la terapia, ma modularla in considerazione della gravidanza in corso: il medico potrà ad esempio modificare i dosaggi o sostituire il farmaco abitualmente preso con altri alternativi.

Generalmente le future mamme tendono a ridurre l’uso di farmaci durante i loro nove mesi, per la paura di complicazioni. Dopo la nascita è consentito mantenere la stessa cautela non più solo verso se stesse ma anche verso il neonato.

farmaci_gravidanza_cosa_usare

Come ricordato dall’Aifa in alcune recenti campagne di comunicazione1, è convinzione diffusa nei neo genitori che ai bambini si possano somministrare gli stessi farmaci degli adulti intervenendo solo sul dosaggio (inferiore rispetto a quello degli adulti).

Dobbiamo invece eliminare questo falso mito.

L’utilizzo di farmaci nei bambini è possibile solo dopo aver ottenuto precise indicazione dal medico, che saprà individuare il corretto trattamento terapeutico.

Ci sono poi alcuni disturbi che non possono essere trattati con i farmaci, per i quali è possibile ricorrere ad altri trattamenti. E’ il caso del trapianto di cellule staminali del cordone ombelicale, pratica dichiarata valida dal Ministero della Salute per combattere oltre 80 malattie (decreto ministeriale 18 Novembre 2009)2.

Ogni tipo di terapia per la prevenzione e la cura della salute deve essere prescritta dal proprio medico o da uno specialista, figure indicate per individuare il trattamento migliore per il proprio disturbo: terapie farmacologiche o quelle di altro tipo (proprio come l’utilizzo delle cellule staminali).

Ulteriori informazioni su www.sorgente.com 

1 Campagna di comunicazione AIFA “Farmaci e pediatria” (anno 2014)
2 Decreto ministeriale 18 novembre 2009 “Disposizioni in materia di conservazione di cellule staminali da sangue del cordone ombelicale per uso autologo-dedicato

 

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La conservazione delle cellule staminali

A cura di: Ufficio Stampa Sorgente

 

Reddito autonomia 2016

Reddito autonomia 2016

Il  18 aprile 2016 la Regione Lombardia ha approvato le misure dell’iniziativa “Reddito di Autonomia 2016” in favore soprattutto delle famiglia.

Gli ambiti d’interesse riguardano vari aspetti della vita della famiglia ovvero: Bonus Famiglia, Nidi Gratis, Voucher Autonomia, Progetto di Inserimento Lavorativo e Esenzione super ticket

Il programma “Reddito di Autonomia”, già testato in maniera ridotta nel 2015, vede un progetto più ampio e completo per l’anno in corso per sostenere davvero le famiglie dove ne hanno bisogno, con il chiaro obiettivo di sostenere le situazioni di difficoltà

Scopriamo in dettaglio i beneficiari, le condizioni e i passi da seguire per poter accedere a ciascuna misura.

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Esenzione super ticket sulle prestazioni sanitarie di specialistica ambulatoriale

Questa misura era già stata introdotta ad ottobre 2015 ed è stata prolungata per tutto il 2016. E’ destinata a tutti coloro che possiedono un reddito familiare annuo lordo fino a 18.000 euro. Per poterne beneficiare occorre presentare richiesta e autocertificazione del reddito familiare presso l’ATS  di competenza (Agenzia Tutela Salute) che rilascerà l’attestazione di esenzione (codice di esenzione E15).

Bonus famiglia destinato alle famiglie in difficoltà per sostenere la maternità e i percorsi di crescita dei nuovi nati

Verranno erogati 150 euro al mese (per i 6 mesi precedenti la nascita del bambino e per  i 6 mesi successivi alla nascita) fino ad un massimo di 1.800 euro; in caso di adozione, 150 euro al mese dall’ingresso del bambino in famiglia, fino ad un massimo di 900 euro. Le condizioni per poter accedere al bonus sono la residenza in Lombardia di entrambi i genitori, di cui uno almeno residente da almeno 5 anni in maniera continuativa e indicatore ISEE di riferimento uguale o inferiore a 20.000 euro La richiesta dovrà essere inoltrata ai  servizi sociali del proprio Comune  o ai Centri di Aiuto alla Vita (CAV) a partire dal 1 giugno 2016 direttamente dagli interessati compilando il modulo online al seguente link www.siage.regione.lombardia.it 

Tutti i dettagli del bonus sul sito della Regione Lombardia 

Nidi gratis

In ottica di conciliazione viene favorito  l’inserimento del bambino al nido e l’occupazione delle madri. A  partire da maggio 2016 grazie a questo bonus verrà azzerata completamente la retta dei nidi pubblici (o privati convenzionati con il pubblico) quale integrazione dell’abbattimento già riconosciuto dai Comuni. Le condizioni per poter accedere al bonus sono la residenza in Lombardia di entrambi i genitori, di cui uno almeno residente da almeno 5 anni in maniera continuativa, possedere un  indicatore ISEE di riferimento uguale o inferiore a 20.000 euro e, chiaramente la presenza di minori di età compresa tra i 3 e i 36 mesi di vita. I genitori inoltre devono avere un lavoro o rientrare nei percorsi di polita attiva del lavoro quali Dote Unica Lavoro o Garanzia Giovani.La richiesta dovrà essere inoltrata presso il proprio Comune. A questa politica hanno aderito, oltre a Brescia, anche Bagnolo Mella, Bedizzole, Borgosatollo, Bovezzo, Capriano del Colle, Castrezzato, Cellatica, Chiari, Collebeato e Concesio. Ma anche Erbusco, Gavardo, Idro, Lonato del Garda, Mazzano, Montirone, Paratico, Polpenazze, Provaglio, Rezzato, Roncadelle, San Felice del Benaco, Toscolano Maderno e Verolanuova.

Per tutte le informazioni si può visitare il sito internet www.nidigratis.it o chiamare il call center regionale al 800.318318.

Progetto di Inserimento Lavorativo

Per sostenere le persone vulnerabili a causa della perdita del lavoro da maggio 2016 verranno erogati fino a 1.800 euro in 6 mesi  ai lavoratori disoccupati da più di 36 mesi. Sono previste quote mensili di 300 euro
Per poter beneficiare della misura regionale è necessario possedere un ISEE di riferimento uguale o inferiore a 20.000 euro e aderire al percorsoDote Unica Lavoro facendone richiesta agli Operatori accreditati

Voucher autonomia per anziani e disabili

Verranno erogati voucher del valore di 400 euro per 12 mesi a ragazzi di età superiore ai 16 anni con disabilità intellettiva o con esiti da traumi o patologie invalidanti e anziani di età superiore ai 75 anni.
Per poter beneficiare del bonus è necessario esser in possesso di un valore ISEE uguale o inferiore a 20.000 euro.
Nel mese di giugno verranno emanati appositi bandi per l’accesso alla misura

 

Maggiori dettagli sul dito della Regione Lombadia o contattando il  Call Center n. 800.318.318 (da lunedì a venerdì 8:00-21:00 – sabato 8:00-20:00)

Il sonno del bambino

Cosa dobbiamo conoscere per sapere se nostro figlio ha un problema con la nanna

Sonno e sviluppo

Il sonno è essenziale per lo sviluppo del bambino perché durante il sonno il corpo ed il cervello del piccolo continuano a svilupparsi e si pongono le basi per l’apprendimento. È fondamentale tenere presente che il sonno si trasforma a seconda dell’età. Nella fascia d’età 0-3 anni, il sonno del bambino ha caratteristiche specifiche che lo differenziano da quello dell’adulto, poiché vi sono un maggior numero di fasi che si susseguono e in generale passano più tempo nella fase di sonno leggero che non in quella di sonno tranquillo. Dai quattro anni in poi, il sonno prende le caratteristiche formali di quello dell’adulto.

I primi tre mesi di vita del neonato rappresentano un’esogestazione, cioè una seconda gestazione al di fuori dal grembo materno. Il piccolo si trova per lo più in una condizione di disadattamento rispetto al mondo esterno, abituato per nove mesi a una realtà completamente diversa e molto più protettiva. Per questo motivo è naturale che vi sia in questa fase una stretta dipendenza genitore-bambino, anche per l’addormentamento, poiché il piccolo necessita della massima salvaguardia ( anche stando a stretto contatto con il genitore) per poter sopravvivere. Nel primo trimestre, mediamente un bambino può dormire 15/16 ore, suddivise tra il giorno e la notte. È molto più comune che in questa fase il piccolo si addormenti ed entri subito in una fase di sonno REM, che è un tipo di sonno più agitato rispetto al non- REM. Ecco perché può succedere che si svegli molto più facilmente rispetto a quando è addormentato da più tempo.

Dal quarto al sesto mese di vita, il bambino possiede un sistema nervoso sufficientemente maturo tale da consentirgli di dormire anche otto ore senza mangiare e senza che sia necessario un intervento del genitore (anche se è possibile che ciò ancora non avvenga). È anche possibile che il bambino dorma dieci/undici ore, magari svegliandosi una o due volte per notte. In generale, nel secondo trimestre, la quantità di tempo di sonno diminuisce: in media il bambino dorme 8/10 ore di notte e 4/5 di giorno. Il sonno inizia con una fase di sonno tranquillo (non-REM) e intorno al 6° mese il piccolo passa solo ¼ del tempo nella fase REM.

Nel terzo trimestre solitamente diminuisce la quantità di sonno, soprattutto quello pomeridiano e diminuisce il sonno più agitato.

Durante il primo anno di vita si alternano più volte nell’arco della stessa notte fasi di sonno profondo non- REM a fasi di sonno leggero REM, durante le quali non sono infrequenti i risvegli del nostro bambino.

A cosa serve, vi chiederete, tutto questo sonno REM? Il sonno REM è un tipo di sonno un po’ paradossale perchè si è visto che,in una persona profondamente addormentata, l’attività della corteccia cerebrale è molto vicina a quella della veglia. Aumenta il ritmo della respirazione, il consumo di ossigeno da parte del cervello e il battito del cuore è meno regolare. Questa stimolazione costante del cervello è necessaria al bambino per il suo sviluppo cognitivo ed affettivo.

Sonno, separazione, autonomia e regolazione

Per il nostro bambino imparare a dormire è il risultato di un complesso processo di autonomizzazione dal genitore. Anche per il genitore stesso, insegnare al piccolo a dormire fa parte del difficile compito di separarsi da lui psicologicamente e questo può avvenire solo se anche il genitore fa un passo indietro per permettere al bambino di imparare a dormire da solo.

Al giorno d’oggi sempre più spesso i genitori lavorano tutto il giorno e, quando rientrano la sera, non vedono l’ora di stare con il proprio bambino e sentono davvero difficile lasciarlo anche durante la notte. Ciò però ostacola il processo di auto regolazione del bambino rispetto ai suoi bisogni interni, soprattutto se si considera che i primi tre anni di vita lo sviluppo di pattern regolari si organizza attraverso il sistema di mutua regolazione bambino-caregiver. Non dimentichiamo però che il bambino, per la formazione della sua identità, ha bisogno di sentirsi amato, riconosciuto e valorizzato. Questi tre aspetti fanno riferimento ad un genitore comunque presente e affettivo ma rispettoso dei bisogni del suo bambino. Sperimentare una BUONA DIPENDENZA è la base per lo sviluppo di una SANA AUTONOMIA nel presente e nel futuro.

La regolazione del ciclo sonno/veglia, tuttavia, si basa, oltre che sulla capacità del genitore di sintonizzarsi sui bisogni di autonomia del bambino (in base alla fase del ciclo di vita in cui si trova), anche su altri aspetti come ad esempio il soddisfacimento dei bisogni primari (allattamento, fame, sete, ecc.), il tipo di ambiente dove dorme il bambino (rumore, luce, temperatura, ecc.) e il temperamento del neonato.

 

Quali sono alcune possibili cause dei problemi del sonno nel bambino?

Nella fascia d’età che va dagli o ai tre anni bisogna tenere in considerazione diversi fattori che possono dare origine o influenzare l’addormentamento del bambino: il suo temperamento, la regolazione dei bisogni fisiologici, parto difficile/traumatico oppure un momento specifico che genera ansia nel bambino (es. recente periodo di malattia, ingresso al nido, ecc.), oltre ovviamente a problemi di ordine medico (es. coliche,reflusso,intolleranze, ecc.) e alle fasi evolutive dove il piccolo acquisisce importanti nuove competenze che richiedono molta energia (es. si pensi al gattonamento).

Oltre a ciò, è importante tenere presente i fattori comportamentali e quelli relazionali, anch’essi fondamentali per comprendere le cause delle difficoltà del bambino. Tra i fattori comportamentali che possono ostacolare l’addormentamento possiamo citare, ad esempio, un’eccessiva stanchezza del bambino che gli impedisce di raggiungere uno stato psicofisico abbastanza rilassato per poter avvicinarsi al sonno, oppure un ambiente nanna iper-stimolante (es. troppo rumoroso oppure con luci disturbanti), oppure ancora una modalità di addormentamento non adeguata all’età (es. è più probabile che un bambino di tre mesi si addormenti mentre sta mangiando, mentre un bambino di due anni, più autonomo rispetto al neonato, è possibile preferisca la lettura di una filastrocca associata a qualche coccola). Dormire in un ambiente poco adeguato potrebbe inoltre causare risvegli notturni frequenti, così come l’eccessiva stanchezza potrebbe portare ad avere un sonno agitato, oppure una modalità di addormentamento totalmente dipendente dal genitore (dopo il primo trimestre di vita del bambino).

Tra i fattori relazionali che possono causare difficoltà di addormentamento oppure risvegli notturni problematici possiamo citare l’aver avuto precedenti esperienze “negative” con il sonno (es. pianto prolungato) o l’avere relazioni con il mondo esterno che causano ansia e/o preoccupazione nel bambino. Inoltre, è importante che il piccolo sia riuscito a soddisfare durante la giornata il suo bisogno di attaccamento e vicinanza, anche solamente condividendo con la sua famiglia la cena, il bagnetto o il rituale dell’addormentamento. Il bambino inoltre percepisce eventuali tensioni o conflitti presenti all’interno del nucleo familiare o nella coppia e questo inevitabilmente può influenzare la sua serenità durante il sonno.

Dr.ssa Cavana Maura-Psicologa

Mail: maura.cavana@gmail.com

Telefono: 349 7071804

Riceve a Palazzolo sull’Oglio e Bergamo

Torcicollo miogeno nei neonati

La nostra esperta, l’osteopata Gloria Ambrosi oggi ci parla di:

 

Torcicollo miogeno nei neonati

Siamo tornati a casa dall’ospedale, abbiamo appena vissuto l’esperienza più bella della nostra vita, il nostro fagottino è sano e ci sorride allegro ma, dopo qualche tempo, ci accorgiamo che dorme solo girato da un lato, che si volta prevalentemente a destra e non a sinistra.

Niente panico! Siamo di fronte al Torcicollo miogeno infantile che colpisce in media un bimbo ogni 300 nati. Le cause sono idiopatiche ( sconosciute), si pensa che possa essere causato già da una cattiva postura del feto ancora in utero, tale da determinare lo schiacciamento dei vasi sanguigni preposti all’irrorazione dello sternosleidooccipitomastoideo (SCOM) , muscolo deputato ai movimenti di rotazione, torsione e inclinazione del capo.

Altra causa è sicuramente il momento di incanalamento del neonato e il successivo parto.

Tutto ciò causa una rigidità al collo,un disagio e un’impotenza funzionale dello stesso, limitando i movimenti del piccolo e l’esplorazione completa del mondo che lo circonda. Talvolta condiziona la vivacità e la reattività del bimbo (pensate alle volte in cui vi siete svegliati con il torcicollo e quanto questo abbia influenzato la vostra giornata!).

Cosa può fare l’osteopata?

Attraverso dolci manipolazioni indolori ripristina l’equilibrio muscolare permettendo la mobilità simmetrica da entrambi i lati.

Più precocemente si interviene più si evitano complicanze secondarie quali cattiva deglutizione, difficoltà di suzione e irritabilitá.

D.O. Gloria Ambrosi

Ti regalo una carezza

TI REGALO UNA CAREZZA

Un piccolo panorama sul massaggio neonatale

(di Alberti Giada, ostetrica e insegnante AIMI)

 

Nel patrimonio culturale di molti Paesi, il massaggio del bambino costituisce una tradizione antica, tramandata di madre in figlia.

Negli ultimi anni, grazie agli studi sempre più numerosi sulla comunicazione tattile e sulla relazione tra genitore e bambino, il massaggio infantile è stato riscoperto in tutta la sua importanza.

L’evidenza clinica e recenti ricerche hanno, infatti, dimostrato che il massaggio comporta numerosi effetti benefici sullo sviluppo e sulla maturazione del piccolo.

Un articolo riguardante uno studio effettuato in Italia sul massaggio infantile, afferma infatti che “ Dieci minuti di massaggio e il bambino cresce meglio”; l’autore dell’articolo è il giornalista scientifico Alex Saragosa, la rivista è il Venerdì di Repubblica, con data 29/05/2009. Grazie ad un contatto più profondo, dunque, è possibile proteggere e stimolare la crescita e lo sviluppo del proprio bambino. La scoperta e la diffusione del massaggio infantile in Occidente si deve alla passione e all’entusiasmo di una donna statunitense, Vimala McClure (in foto), che ha appreso le modalità di questa tecnica durante un periodo di lavoro in un orfanotrofio in India.

In Italia, fra le associazioni che se ne occupano, c’è l’AIMI, l’Associazione Italiana Massaggio Infantile, fondata a Genova nel 1989, che fa parte dell’International Association Infant Massage (IAIM), l’organizzazione creata da Vimala nel 1976, che riunisce varie associazioni nazionali presenti in diversi Stati del mondo.

Il massaggio AIMI deriva dal massaggio tradizionale indiano, ma riprende anche le sequenze del massaggio svedese, elaborate da Per Henric Ling (1800), oltre allo yoga e ad elementi della riflessologia plantare.

Come anticipato inizialmente, l’esperienza del massaggio neonatale pemette di godere di molteplici benefici:

 favorisce il legame di attaccamento e rafforza la relazione genitore-bambino, poiché costituisce un’esperienza di profondo contatto affettivo

 favorisce uno stato di benessere e di rilassamento nel bambino e nel genitore

 fa sentire il bambino contenuto, sostenuto ed amato

 promuove una maggiore comprensione e un ascolto più profondo dei bisogni del bambino

sostiene nell’arte di essere genitori

 promuove nel bambino la conoscenza delle varie parti del corpo, aiutandolo ad acquisire consapevolezza corporea e un’equilibrata immagine di sé

 aiuta il bambino a scaricare e dare sollievo alle tensioni provocate da situazioni nuove, stress o piccoli malesseri

 stimola, fortifica e regolarizza il sistema circolatorio, respiratorio, muscolare, immunitario e gastro-intestinale

 previene e dà sollievo al disagio delle coliche gassose

 è un buon sostegno nei disturbi del ritmo sonno-veglia

 

L’AIMI organizza periodicamente corsi di massaggio infantile, rivolti a genitori di bambini da 1 a 12 mesi circa di età, che si svolgono in strutture pubbliche o private, come asili nido, consultori, ospedali e case private.

I genitori, a seconda delle esigenze, possono scegliere tra due diverse tipologie di corso:

 Individuale a domicilio

 In piccoli gruppi di genitori e bambini (massimo 6 nuclei famigliari)

I corsi sono articolati in 5 incontri, della durata di circa novanta minuti, che offrono ai genitori:

 apprendimento pratico della sequenza completa dei massaggi

 apprendimento di modalità che possono dare sollievo al bambino che soffre di stipsi, meteorismo,coliche addominali e pianto

 lavoro sul rilassamento del bambino

 apprendimento dei benefici del massaggio per il neonato e per il bambino più grande

 momenti di riflessione sul rafforzo del legame

 esperienze di comunicazione non verbale stimolate dal massaggio: sorriso, contatto visivo, contatto attraverso la pelle

 adattamenti del massaggio per il bambino più grande

L’obiettivo principale dei corsi di massaggio infantile è quello di promuovere e sostenere il contatto e la comunicazione profonda, aiutando il genitore ad ascoltare e comprendere meglio il linguaggio del proprio piccolo.

In conclusione, il corso costituisce per il genitore un’occasione preziosa per scoprire e imparare ad ascoltare i segnali del proprio bambino, così da accoglierne i bisogni in modo attento e rispettoso.

Inoltre è uno spazio di incontro, in cui i genitori hanno l’opportunità di confrontarsi e condividere la propria esperienza, superando insieme le difficoltà incontrate nei primi mesi dopo la nascita.

 

E’ possibile iscriversi ad un corso contattando l’insegnante AIMI.

Alberti Giada

cellulare 3892815350

tel. fisso 0302130179

giada.alberti@aimionline.it