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Tag: bullismo

Bullismo: conoscerlo per affrontarlo

Bullismo: conoscerlo per affrontarlo.

Come molte delle parole che oggi sono entrate a far parte del nostro vocabolario quotidiano, la parola “bullo” è un’italianizzazione del termine inglese “bully”, che viene utilizzato per indicare qualcuno che opprime o perseguita una persona, solitamente più debole.

Questo fenomeno, benché sia di forte attualità, è in realtà di lunga data e non è raro trovare nelle storie adolescenziali o infantili di ognuno di noi un “bullo” o ricordarci di quelle volte in cui magari siamo stati noi stessi bulli con i nostri compagni. Si pensi anche a quante storie si possono ritrovare a livello di letteratura o cinematografia che affrontano questo “antico” fenomeno, come Rosso Malpelo di Verga o Gran Torino di Clint Eastwood. Solo in epoca recente però la nostra attenzione è stata particolarmente attirata da questo problema sociale, sia per i numerosi fatti di cronaca ma soprattutto grazie a degli studi che hanno dimostrato quali possono essere le conseguenze psicologiche per le persone che hanno subìto tali prevaricazioni. Tra questi, uno studio pubblicato dall’American Journal of Psichiatry è stato il primo che ha approfondito le conseguenze del bullismo oltre la prima età adulta. E’ stato evidenziato che tra le possibili ripercussioni sperimentate da persone precedentemente vittime di bullismo vi sono peggiori condizioni di salute fisica e psicologica, un aumentato rischio di depressione, disturbi d’ansia e pensieri suicidi. Oltre a ciò, questi tipi di traumi possono influenzare negativamente le relazioni interpersonali e la qualità generale della vita anche a molti anni di distanza.

Per quanto riguarda la situazione italiana, i dati Istat, pubblicati a dicembre 2015 che si riferiscono all’intero 2014, sottolineano che poco più del 50% degli ragazzi compresi tra gli 11 e i 17 anni ha subìto qualche episodio offensivo, non rispettoso e/o violento da parte di altri ragazzi o ragazze. Il 19,8% è vittima assidua di una delle “tipiche” azioni di bullismo, cioè le subisce più volte al mese.

Per il 9,1% gli atti di prepotenza si ripetono con cadenza settimanale. Le prepotenze più comuni che sono state rilevate consistono in offese con brutti soprannomi, parolacce o insulti (12,1%), derisione per l’aspetto fisico e/o il modo di parlare (6,3%), diffamazione (5,1%), esclusione per le proprie opinioni (4,7%), aggressioni con spintoni, botte, calci e pugni (3,8%). Il 16,9% degli intervistati è rimasto vittima di atti di bullismo diretto, cioè caratterizzato da una relazione vis a vis tra la vittima e bullo e il 10,8% di azioni indirette, prive di contatti fisici. Tra le ragazze è minima la differenza tra prepotenze di tipo diretto e indiretto (rispettivamente 16,7% e 14%). Al contrario, tra i maschi le forme dirette (17%) sono più del doppio di quelle indirette (7,7%).

Ma che cos’è veramente il bullismo? Come facciamo a distinguerlo dallo scherzo che solitamente caratterizza le relazioni soprattutto tra adolescenti?

Olweus (1986;1991)) ha scritto: “Uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni”. Un’azione si può definire offensiva, come per quanto riguarda le condotte più aggressive, quando una persona arreca intenzionalmente danno o un disagio ad un’altra. L’offesa può avvenire sia attraverso atti fisici più o meno violenti (botte, spintoni, calci) sia verbali come ingiurie, rimproveri, prese in giro. Stante questa definizione, è vero che ogni singolo atto di questo genere potrebbe essere chiamato “bullismo”, ma è altrettanto vero che nella pratica comune si tendono ad escludere fatti meno gravi ed occasionali e ci si concentra invece maggiormente su quei comportamenti che hanno carattere di continuità e di persistenza nel tempo. Questo rappresenta un fattore estremamente importante per discriminare cosa è bullismo da cosa non lo è. E’ inoltre importante sottolineare come, all’interno del repertorio comportamentale del bullo ci possono essere manifestazioni più visibili, come gli attacchi diretti alla vittima, spesso più osservabili nei maschi, e altre meno esplicite ma non meno pericolose, come ad esempio agli atti di isolamento sociale e di intenzionale esclusione dal gruppo, più tipici tra le femmine.

Il bullo e la vittima possono essere sia individui sia gruppi di persone. Solitamente si parla di bullismo qualora vi sia un’asimmetria nella relazione tra bullo e vittima, mentre ciò non avviene quando è presente una maggiore parità a livello di forza fisica o psicologica. In questo caso non si può parlare di un atto di bullismo, perché è in scena una relazione alla pari, in cui non c’è prevalenza di un individuo, ma un’alternanza di ruoli tra vittima e persecutore. Non possiamo parlare di bullismo inoltre quando rileviamo comportamenti molto gravi che si configurano come reati perché in questo caso si parla di atti anti-sociali e devianti.

 

Scopri di più sul bullismo leggendo anche:

Bullo, vittima, gregari e spettatori: gli attori del bullismo

Cosa possono fare i genitori?

Dott.ssa Maura Cavana – Psicologa

Riceve a Palazzolo sull’Oglio e Bergamo

maura.cavana@gmail.com

feramre il bullsimo, cosa possono fare i genitori

Bibliografia:
Bullismo a scuola, D. Olweus, 1996
http://www.stateofmind.it/2014/11/bullismo-conseguenze- eta-adulta/
http://www.stateofmind.it/2015/06/aggressivita-proattiva- reattiva-bullismo/
http://www.istat.it/it/archivio/176335

Nè bulli, nè vittime

Spesso un buon libro dà lo spunto giusto per affrontare situazioni difficili, certo leggere i libri non risolve i problemi, ma di sicuro può aiutare a trovare una buona e nuova chiave di lettura del problema che si sta vivendo.

Per questo motivo la rete bibliotecaria bresciana ha studiato il progetto “Né bulli, né vittime”: una selezione di libri sul fenomeno del bullismo.

L’obiettivo della biografia (cui hanno seguito incontri nelle scuole e non solo) è sensibilizzare i ragazzi delle scuole secondarie di primo grado e gli adulti su un tema di intenso significato sociale, al fine di prevenire le manifestazioni di violenza

Il fenomeno del bullismo è sempre più diffuso e in crescita, facciamoci aiutare d un libro!

 

La bibliografia completa dei testi selezionati  è disponibile a questo link: Nè bulli, nè vittime

 

#OFF4aDAY

Sono molte le iniziative messe in atto contro il bullismo e in particolare contro il cyber-bullismo.

In particolare segnalo #OFF4aDAY: un progetto promosso dal MOIGE– Movimento Italiano Genitori e da Samsung, con il patrocinio della Polizia di Stato, che ha l’obiettivo primario di sensibilizzare ragazzi e adulti sulla prevenzione al fenomeno del cyberbullismo

Il progetto prevede la nascita del primo centro di supporto per le vittime di cyberbullismo che risponde ai seguenti contatti : 393.300.90.90 (numero verde) e help@off4aday.it

La campagna invita inoltre  tutti a “spegnersi” per un giorno e a promuovere il messaggio dell’iniziativa e il servizio di ascolto insieme a Samsung, impegnata a portare i benefici della tecnologia a tutti, ma anche attenta ai rischi che in particolare i più giovani possono correre per un utilizzo scorretto.

Le nuove tecnologie incidono infatti su comportamenti e “vita reale”: se in passato le conoscenze avvenivano nei luoghi pubblici o nelle case, oggi, invece, si fa amicizia online e si stringono legami istantanei, talvolta anche ambigui, per cui la comunicazione e l’incontro sono tecno-mediati e alla relazione si sostituisce la “connessione”. Ciò può essere pericoloso, soprattutto per i ragazzi, che possono sentirsi protetti dietro a uno schermo, e questo può portarli a diventare impulsivi, superficiali e talvolta dannosi per gli altri. Il cyber-bullismo ne è un esempio: si comincia con una presa in giro verso qualcuno, che online raccoglie consensi, si esalta, si trasforma, diviene caricatura. Il contenuto mette al centro un individuo che si ritrova coperto di ridicolo, anche se non si conosce personalmente, talvolta cercato e perseguitato, intrappolato. Se non si interviene in tempo, si può arrivare a distruggere la vita di una persona, specie se in età formativa.

Per approfondire vi invito a rivedere gli articoli dei nostri esperti ai seguenti link:

 

Maggiori informazioni sul progetto sul sito www.moige.it

Il Cyberbullismo

Continua la riflessione della dott.ssa Tania Vetere sul bullismo e più in particolare sul cyberbullismo.

Occorre conoscere per attivarsi. Buona riflessione!

Molestie virtuali ad effetto disastroso: IL CYBERBULLISMO

Ogni giorno siamo martellati (e disgustati…) da notizie di ragazzi che hanno ceduto sotto il peso delle molestie attuate nei loro confronti da veri e propri bulli tramite blog, social network, mail, SMS, MMS e altri canali interattivi. Questo nuovo fenomeno è stato definito Cyberbullismo proprio perché riguarda atti di bullismo, che vengono perpetrati attraverso mezzi elettronici e internet.

Il fenomeno del cyberbullying è in costante aumento: Schneier individua nella mancanza di visibilità, nell’anonimato, la pericolosità del “bullo elettronico”. Il bullo tecnologico pensa di molestare e perseguitare senza poter mai essere scoperto, barricandosi dietro la cosiddetta “mask of electronic anonymity”. Nel contesto del cyberbullying infatti, l’”Identità Reale” viene sostituita dall’ “Identità Virtuale”. Questa situazione di pseudo-anonimato tende ad indebolire le remore etiche che ognuno di noi abitualmente segue ed ascolta: spesso la gente fa e dice online cose che non farebbe o direbbe mai nella vita reale.

Un’ulteriore specificità del fenomeno cyberbullismo risiede nella modalità di trasmissione del messaggio denigratorio o aggressivo che, a differenza del bullismo tradizionale, non avviene di persona. Ogni qualvolta il materiale oggetto di queste violenze finisce in rete è difficile che venga rimosso o cancellato. Questo fa sì che la vittima si senta ancora più impotente, rinforzando lo sbilanciamento di potere tra gli attori coinvolti (bullo e vittima), elemento tipico del bullismo tradizionale.

Oltre al persecutore e alla vittima, nel cyberbullismo assistiamo alla piena partecipazione di tutti quei personaggi che nel caso del bullismo tradizionale sarebbero stati considerati secondari: si tratta di tutti quegli “spettatori”, i cosiddetti bystanders, che osservano il fenomeno ma non intervengono a favore della vittima e condividendo i video o le foto sui social network alimentano la portata della sua pericolosità, dando vita a un vero e proprio processo di vittimizzazione.

Inoltre, mentre il bullismo tradizionale è un fenomeno circoscritto a determinati momenti della giornata, come ad esempio l’orario scolastico, e a luoghi specifici (ad esempio i corridoi della scuola), nel cyberbullismo le aggressioni risultano essere ininterrotte, agendo anche quando la vittima è a casa, rendendo così la dimensione spazio-temporale potenzialmente illimitata. Nancy Willard, Direttore del centro americano per l’utilizzo sicuro e responsabile di Internet (Center for safe and responsible internet use), nel suo libro “Educator’s Guide to Cyberbullying” ha individuato differenti tipologie di cyberbullismo:

1. Flaming: spedizione di messaggi online offensivi e volgari indirizzati ad un singolo o ad un gruppo di persone. Il caso tipico è rappresentato da insulti verbali all’interno di forum di discussione on-line.

2. Molestie (Harassment): spedizione ripetuta e ossessiva di messaggi insultanti mirati a ferire qualcuno.

3. Denigrazione (Put-downs): spedizione di mail, sms, post su blog a diversi soggetti con lo scopo di danneggiare gratuitamente la reputazione di un singolo.

4. Sostituzione di persona (Masquerade): farsi passare per un’altra persona per spedire messaggi o per pubblicare contenuti volgari e reprensibili.

5. Rivelazioni (Exposure): rendere pubbliche informazioni riguardanti la vita privata e intima di una persona.

6. Inganno (Trickery): ottenere la fiducia di qualcuno con l’inganno per ottenere confidenze, racconti privati, spesso imbarazzanti, al fine di renderli pubblici o condividerli con un gruppo di persone.

7. Esclusione (Exclusion): esclusione intenzionale di un soggetto da un gruppo online (“lista di amici”), da una chat, da un game interattivo o da altri ambienti protetti da password.

8. Cyber-persecuzione (cyberstalking): molestie e denigrazioni ripetute e minacciose mirate a incutere paura che spesso sfocia in vero e proprio terrore per la propria incolumità fisica.

9. Cyberbashing o happy slapping: comportamento criminale che ha inizio nella vita reale (un individuo un gruppo di individui molestano fisicamente un soggetto mentre gli altri riprendono l’aggressione con il videotelefonino) e che poi continua, con caratteristiche diverse, on line: le immagini, pubblicate su internet e visualizzate da utenti ai quali la rete offre, pur non avendo direttamente partecipato al fatto, occasione di condivisione, possono essere, commentate e votate. Il video ‘preferito’ o ritenuto il più ‘divertente’ viene, addirittura, consigliato.

Alcune delle conseguenze comportamentali più frequentemente rilevate nelle vittime del Cyberbullismo sono: un maggiore assenteismo a scuola e più basse prestazioni scolastiche (Katzer, Fetchenhauer, & Belschak, 2009); a livello psicologico sono stati identificati effetti come la depressione (Didden et al, 2009), l’ansia sociale (Juvoven & Gross, 2008) e una bassa stima di sé (Katzer et al, 2009). Come accennato inizialmente, spesso questo senso di inferiorità e di inadeguatezza delle vittime sfocia nel più drammatico e disperato degli agiti: il suicidio. Sappiamo tutti che in adolescenza le punizioni ed i comportamenti di controllo eccessivo hanno un effetto controproducente. Stabilire invece una buona comunicazione tra genitori e adolescenti, piuttosto che investire tempo e risorse su software di monitoraggio della navigazione online, è uno dei più importanti fattori protettivi in grado di arginare il fenomeno del cyber bullismo, promuovendo innanzitutto un utilizzo consapevole e responsabile dei nuovi media da parte dei giovani. Non dimentichiamolo!

Dott.ssa Tania Vetere – Psicologa

“Mamma, quel bambino mi picchia!”. Il fenomeno del bullismo

Recentemente si sente molto parlare di bullismo, viene in notrso aiuto nella riflessione la psicologa Tania Vetere. Buona riflessione a tutti!

“Mamma, quel bambino mi picchia!” – il fenomeno del bullismo

Il termine bullismo deriva dall’inglese “Bullying” e si riferisce a un’oppressione psicologica o fisica perpetuata da una persona – o da un gruppo di persone – più potente nei confronti di un’altra persona percepita come più debole.

Tutti noi, genitori, insegnanti, amici, parenti, ci ritroviamo spesso a domandarci fino a che punto un ragazzino/bambino possa essere considerato semplicemente “vivace” oppure “preoccupante”; nel momento in cui notiamo comportamenti aggressivi, oppositivi, provocatori, ci spaventiamo, non riusciamo distinguere nettamente ciò che rientra nella “normalità” da ciò che potrebbe trasformarsi in “patologico”, non siamo certi del limite che differenzia queste due realtà.

Gli studi condotti sull’argomento riportano che la differenza tra le normali dispute tra bambini e gli atti di bullismo veri e propri consiste nella predeterminazione e – dunque – nell’intenzionalità che caratterizza questi ultimi, nella ripetitività nel tempo, nonché nella soddisfazione che gli autori di tali abusi ne traggono. E’ inoltre implicito un tratto sadico tipico di tali comportamenti ed esiste quasi sempre uno squilibrio di tipo fisico o numerico tra il bullo e la sua vittima.

Come forse già sappiamo, ciò che caratterizza questo fenomeno è anche il fatto che la maggior parte di questi atti si verifica nelle scuole, in particolare nei corridoi e nei cortili di queste, ma anche nei pressi degli istituti scolastici o comunque nei luoghi frequentati dai gruppi di bambini.

Sembrerebbero esistere delle differenze di genere significative: i bulli sono prevalentemente maschi, ma esiste altresì una notevole percentuale di femmine in grado di mettere in atto comportamenti di bullismo; le ragazze parrebbero preferire il bullismo nella forma verbale e ancor più in quella indiretta (isolamento sociale, dicerie sul conto della vittima, calunnie e Cyberbullismo), piuttosto che in quella fisica, più prettamente maschile.

Tra le conseguenze più comuni che riguardano le vittime del bullismo spiccano la perdita di autostima e di sicurezza: questo vissuto di disagio e di stress può portare a sviluppare sintomi psicosomatici tipici dei disturbi da stress, quali mal di testa, mal di pancia/disturbi gastrico-intestinali, disturbi del sonno e pavor nocturnus (terrore notturno), disturbi d’ansia, fino a veri e propri attacchi di panico.

Questa condizione può influire negativamente anche sullo sviluppo delle capacità di concentrazione e, dunque, di apprendimento. Nei casi più gravi il vissuto traumatico e depressivo può indurre le vittime a metter in atto comportamenti a rischio che talvolta possono portare anche a gravi fenomeni di autolesionismo, poiché la vittima arriva ad autocolpevolizzarsi per l’accaduto, e persino alla morte (tentativi di suicidio). Questo rischio è davvero molto elevato, come ci conferma la triste cronaca sull’argomento.

Per quanto riguarda la prevenzione di questo fenomeno, sempre più presente nella nostra quotidianità, le ricerche sottolineano l’importanza di interventi focalizzati sui genitori e sul loro stile educativo; inoltre rilevano la necessità di investire risorse in programmi preventivi finalizzati alla promozione dei comportamenti prosociali nelle varie fasi dello sviluppo. Infatti, atteggiamenti e comportamenti prosociali contribuiscono all’attivazione di processi di mediazione utili per la costruzione di un buon adattamento scolastico e sociale.

Pensiamo ora ad uno dei tanti casi di bullismo, quello avvenuto a Roma poche settimane fa che vede protagonista un bambino di 5 anni (link: http://www.huffingtonpost.it/2015/02/19/bambino-bullo-asilo_n_6711612.html): una delle maestre stava cercando (sembrerebbe anche con successo) una soluzione al comportamento aggressivo del bambino con la collaborazione dei genitori; la madre difende “a spada tratta” il figlio, pur non essendo in grado di fornire giustificazioni attendibili (“Mio figlio è più bello dei vostri!”); i genitori degli altri bambini della classe lo accusano di essere un “bullo violento” ed allontanano i figli da lui. Potremmo chiederci dove stia la verità, chi abbia ragione, chi abbia torto, da dove scaturisca il comportamento aggressivo del bambino e se sia effettivamente un caso di “bullismo”.

Certamente in questa sede nessuno di noi è in grado di dare una risposta certa! Ma ciascuno può indubbiamente riflettere su quante differenti interpretazioni e punti di vista possano scaturire da un singolo episodio…

Dott.ssa Tania Vetere – Psicologa