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Genitori strategici

Genitori strategici

E’ con grandissimo piacere che anticipo questo articolo accogliendo e dando il benvenuto nella famiglia Bresciabimbi.it  a Bernardo Paoli coach e psicoterapeuta stategico da ora a disposizione degli amici di Bresciabimbi. 

Vi invito a leggere l’articolo, e a lasciare i vostri commenti!

 

GENITORI STRATEGICI

di Bernardo Paoli

 

I tempi sono cambiati: cinquant’anni veniva facile attuare un’educazione “in solido”: padri, madri e l’intera comunità degli adulti (maestre, insegnanti, medici, sacerdoti, ecc.) erano schierati dalla stessa parte con lo scopo di rendere la vita dei ragazzi non tanto facile ma certamente più produttiva. Da qualche decennio a questa parte invece la sintonia tra adulti è divenuta sempre meno scontata: padri e madri si appellano a princìpi educativi diversi; genitori e insegnanti discutono tra loro di qual è il miglior sistema educativo da attuare… la sintonia tra adulti si è persa e, come sanno bene i genitori separati, quando c’è una frattura tra adulti i figli “si infilano nel mezzo” facendosi appoggiare di volta in volta da chi è più arrendevole.

In un contesto di “educazione in solido” i figli erano culturalmente e spontaneamente ubbidienti e rispettosi dei propri genitori: non avevano altra possibilità che essere ubbidienti e rispettosi. Oggi non è più così. Questo cambiamento relazionale viene spesso vissuto dai genitori con ansia e frustrazione e la domanda è: <<Che cosa facciamo allora?>>. Questa domanda nasce dallo stupore che non è più automatico avere il rispetto da parte dei propri figli. D’altronde non è nemmeno più sufficiente avere un ruolo sociale perché questo venga riconosciuto e rispettato dagli altri. Se sei insegnante, sindaco, sacerdote, politico, l’aver raggiunto questo ruolo non porta automaticamente con sé il fatto che gli altri ti daranno rispetto, che ti percepiranno come un punto di riferimento, come un’autorità.

<<Che cosa facciamo allora?>>. Questa domanda sembra davvero senza risposta e nasce dal ritenere che siamo figli di un’epoca nuova e bizzarra che mai si è presentata prima nella storia umana. Ma una risposta c’è, e si trova molto indietro nei secoli, in quell’epoca in cui sono stati indicati i princìpi grazie ai quali è possibile acquistare autorevolezza quando questa non viene concessa così facilmente. Si tratta di far memoria dell’antica arte cinese dello stratagemma.

Diceva Sun Tzu: <<Il mare calmo governa i fiumi tumultuosi perché li governa dal basso>>.

Dal basso, non dall’alto. Quando un figlio non riconosce il tuo ruolo di genitore il rispetto lo si acquisisce dal basso, non dall’alto; con la morbidezza, non con la rigidità; con l’astuzia, non con la forza della pretesa. Se si è innescato uno scontro frontale tra chi pretende rispetto (il genitore) e chi non lo vuole concedere (il figlio), aumentare ulteriormente la pretesa aumenterà ulteriormente il conflitto; chiedere con ancora più autorità il rispetto del proprio ruolo di genitore, aumenterà ulteriormente la negazione di quanto richiesto. Chi si irrigidisce mostra solo la propria fragilità, mentre solo chi è veramente forte è in grado di ammorbidirsi. La morbidezza, essa è il veicolo principale dell’astuzia e dell’efficacia.

<<I genitori della mia amica, loro sì che sono dei bravi genitori, non voi!>>

<<Potete impormi tutte le regole che volete tanto farò sempre e comunque di testa mia!>>.

Ecco come un genitore può fornire una tipica risposta “dall’alto”: <<Sei nostro figlio e finché vivrai sotto il tetto di casa nostra farai quello che diciamo noi!>>. Cosa immaginate che possa succedere dopo questa risposta?

“Dall’alto” non funziona.

Vediamo adesso invece una risposta “dal basso”. Un giorno due genitori si presentarono per una consulenza, stremati dalle lunghe litigate col loro figlio adolescente che rientrava a casa molto tardi la notte dopo essersi sballato con gli amici a giro per la città. I genitori lo aspettavano tutta la notte in piedi e al suo rientro iniziavano lunghe spiegazioni con cui cercavano di persuaderlo a modificare il suo comportamento. Il figlio, pur di porre fine a queste discussioni notturne si dichiarava convinto, salvo poi il giorno dopo rientrare sempre a notte fonda. Ai genitori venne consigliato di dire così: <<Abbiamo pensato molto a quello che sta succedendo in casa e a tutte le nostre discussioni sul fatto che fai tardi la notte mettendoti in pericolo. Sai che cosa abbiamo capito? Che non possiamo vietarti di farti del male. Se vuoi nuocere alla tua vita noi non possiamo opporci. L’unica cosa che possiamo fare è esserci se avrai bisogno di noi. D’altronde capiamo che tu vuoi essere uguale ai tuoi amici, che vuoi omologarti a loro: è certamente più facile per te fare il duro con noi anziché importi con i tuoi amici dicendo loro che torni a casa entro mezzanotte. Sarebbe troppo. Quindi, fai tu. Anche noi agiremo come ci sembra meglio>>. A quel punto chiesi ai genitori di chiudere col chiavistello il portone di casa dopo mezzanotte. Al rientro del figlio a tarda notte si sarebbero dovuti comportare così: il figlio trovando il portone chiuso avrebbe dovuto suonare il campanello o chiamare i genitori al cellulare; a quel punto loro avrebbero aspettato una mezz’ora prima di aprire il portone facendo aspettare il figlio al freddo. Il padre o la madre sarebbero poi con calma scesi ad aprire il portone dicendo, con gli occhi chiusi dal sonno: <<Scusa, ho chiuso il portone, che sbadato>>. Senza aggiungere altro sarebbero tornati a letto. Dopo una settimana di questo trattamento il figlio, infastidito dal comportamento “sbadato” dei genitori, negoziò sull’orario di rientro a casa.

 “Dal basso” funziona.

 

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GENITORI STRATEGICI

di Bernardo Paoli

 

I tempi sono cambiati: cinquant’anni veniva facile attuare un’educazione “in solido”: padri, madri e l’intera comunità degli adulti (maestre, insegnanti, medici, sacerdoti, ecc.) erano schierati dalla stessa parte con lo scopo di rendere la vita dei ragazzi non tanto facile ma certamente più produttiva. Da qualche decennio a questa parte invece la sintonia tra adulti è divenuta sempre meno scontata: padri e madri si appellano a princìpi educativi diversi; genitori e insegnanti discutono tra loro di qual è il miglior sistema educativo da attuare… la sintonia tra adulti si è persa e, come sanno bene i genitori separati, quando c’è una frattura tra adulti i figli “si infilano nel mezzo” facendosi appoggiare di volta in volta da chi è più arrendevole.

In un contesto di “educazione in solido” i figli erano culturalmente e spontaneamente ubbidienti e rispettosi dei propri genitori: non avevano altra possibilità che essere ubbidienti e rispettosi. Oggi non è più così. Questo cambiamento relazionale viene spesso vissuto dai genitori con ansia e frustrazione e la domanda è: <<Che cosa facciamo allora?>>. Questa domanda nasce dallo stupore che non è più automatico avere il rispetto da parte dei propri figli. D’altronde non è nemmeno più sufficiente avere un ruolo sociale perché questo venga riconosciuto e rispettato dagli altri. Se sei insegnante, sindaco, sacerdote, politico, l’aver raggiunto questo ruolo non porta automaticamente con sé il fatto che gli altri ti daranno rispetto, che ti percepiranno come un punto di riferimento, come un’autorità.

<<Che cosa facciamo allora?>>. Questa domanda sembra davvero senza risposta e nasce dal ritenere che siamo figli di un’epoca nuova e bizzarra che mai si è presentata prima nella storia umana. Ma una risposta c’è, e si trova molto indietro nei secoli, in quell’epoca in cui sono stati indicati i princìpi grazie ai quali è possibile acquistare autorevolezza quando questa non viene concessa così facilmente. Si tratta di far memoria dell’antica arte cinese dello stratagemma.

Diceva Sun Tzu: <<Il mare calmo governa i fiumi tumultuosi perché li governa dal basso>>.

Dal basso, non dall’alto. Quando un figlio non riconosce il tuo ruolo di genitore il rispetto lo si acquisisce dal basso, non dall’alto; con la morbidezza, non con la rigidità; con l’astuzia, non con la forza della pretesa. Se si è innescato uno scontro frontale tra chi pretende rispetto (il genitore) e chi non lo vuole concedere (il figlio), aumentare ulteriormente la pretesa aumenterà ulteriormente il conflitto; chiedere con ancora più autorità il rispetto del proprio ruolo di genitore, aumenterà ulteriormente la negazione di quanto richiesto. Chi si irrigidisce mostra solo la propria fragilità, mentre solo chi è veramente forte è in grado di ammorbidirsi. La morbidezza, essa è il veicolo principale dell’astuzia e dell’efficacia.

<<I genitori della mia amica, loro sì che sono dei bravi genitori, non voi!>>

<<Potete impormi tutte le regole che volete tanto farò sempre e comunque di testa mia!>>.

Ecco come un genitore può fornire una tipica risposta “dall’alto”: <<Sei nostro figlio e finché vivrai sotto il tetto di casa nostra farai quello che diciamo noi!>>. Cosa immaginate che possa succedere dopo questa risposta?

“Dall’alto” non funziona.

Vediamo adesso invece una risposta “dal basso”. Un giorno due genitori si presentarono per una consulenza, stremati dalle lunghe litigate col loro figlio adolescente che rientrava a casa molto tardi la notte dopo essersi sballato con gli amici a giro per la città. I genitori lo aspettavano tutta la notte in piedi e al suo rientro iniziavano lunghe spiegazioni con cui cercavano di persuaderlo a modificare il suo comportamento. Il figlio, pur di porre fine a queste discussioni notturne si dichiarava convinto, salvo poi il giorno dopo rientrare sempre a notte fonda. Ai genitori venne consigliato di dire così: <<Abbiamo pensato molto a quello che sta succedendo in casa e a tutte le nostre discussioni sul fatto che fai tardi la notte mettendoti in pericolo. Sai che cosa abbiamo capito? Che non possiamo vietarti di farti del male. Se vuoi nuocere alla tua vita noi non possiamo opporci. L’unica cosa che possiamo fare è esserci se avrai bisogno di noi. D’altronde capiamo che tu vuoi essere uguale ai tuoi amici, che vuoi omologarti a loro: è certamente più facile per te fare il duro con noi anziché importi con i tuoi amici dicendo loro che torni a casa entro mezzanotte. Sarebbe troppo. Quindi, fai tu. Anche noi agiremo come ci sembra meglio>>. A quel punto chiesi ai genitori di chiudere col chiavistello il portone di casa dopo mezzanotte. Al rientro del figlio a tarda notte si sarebbero dovuti comportare così: il figlio trovando il portone chiuso avrebbe dovuto suonare il campanello o chiamare i genitori al cellulare; a quel punto loro avrebbero aspettato una mezz’ora prima di aprire il portone facendo aspettare il figlio al freddo. Il padre o la madre sarebbero poi con calma scesi ad aprire il portone dicendo, con gli occhi chiusi dal sonno: <<Scusa, ho chiuso il portone, che sbadato>>. Senza aggiungere altro sarebbero tornati a letto. Dopo una settimana di questo trattamento il figlio, infastidito dal comportamento “sbadato” dei genitori, negoziò sull’orario di rientro a casa.

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