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La voce del principe

Dalle riflessioni di un logopedista sulla voce del “principe di casa” arriva la storia di un bambino, che con la sua “forte” voce percepisce quanto lui sia forte ma anche il mondo sia a sua volta “forte”

Sono Emanuele Crema e lavoro come logopedista da 5 anni presso lo Spazio La Libellula in città e la mia grande passione sono i problemi della voce.
Nella mia carriera sono arrivato ad affezionarmi sempre di più ai disturbi del linguaggio e della comunicazione.

Perché parlo dei disturbi della voce?

Nel bambino e nella sua crescita queste dimensioni vanno a fondersi per dare il via alla strutturazione della personalità.

La voce comunica parole, racconti, intenzioni, ma soprattutto emozioni.

Questi aspetti si mescolano rendendo necessario considerare la voce come essenza della comunicazione, del suo voler “stare” al mondo.

Con questo racconto voglio dare ai genitori un piccolo spunto di riflessione, per renderli consci delle fragilità della voce d’un bambino, che non affronta con la stessa facilità dell’adulto le insidie derivate dall’ambiente, dal contesto comunicativo e dalle esigenze emotive.

È la storia di un bambino, che con la sua “forte” voce percepisce quanto il mondo sia a sua volta “forte” e quanto lo prosciughi di energie, ma nonostante questo non si arrende mai nel dimostrare che è lui il “Principe” e che lui può
tutto.

La voce del Principe

Eccomi!! Parla il principe, tutto il regno venga a me.
Sono il Principe, così mi chiamano, e il mio regno è il mondo.

Chi lo dice?? La Mamma e il Papà: loro ripetono sempre che sono solo io il Loro Principe, che io sono Tutto e che posso fare Tutto!!
La mamma mi ha raccontato che quando ero piccolo la mia Voce era uno squillo di trombe: Attenti!! Il principe ha chiamato!! Tutti ai suoi ordini!! Era impossibile ignorarmi.
Quando poi ero un po’ meno piccolo il papà mi ha raccontato che giocavo tutto il giorno con la Voce: che lunghi discorsi facevo, ridacchiavo piangevo e canticchiavo…. Ma chissà cosa dicevo.
Mamma e Papà mi sentivano da ogni dove: la mia voce era Super-Forte, ma che dico Fortissima!! Mi han detto che anche il nonno sordo mi sentiva e che i cani scappavano da quanto urlassi! Io Sono Il Principe ed è grande il mio Regno!!

Ora che sono grande voglio Conoscere e voglio farmi Sentire in ogni dove!! La Zia dice che non mi fermo mai neanche per prendere fiato!! Niente mi può fermare: io Sono il Principe!
Ma che fatica però…eh…. A fine giornata il Principe deve anche riposare: troppi giochi, troppo movimento, troppi discorsi, ho tanto da dire ma un giorno è troppo breve per tutto!!
Mamma mia quanta fatica si fa, anche la voce degli altri bambini è potente e loro sono dei Principi come me!! Non mi ascoltano mai, vogliono sempre parlare più di me e corrono di qua e di la!!! Ma io sono più Principe di loro!!

Il mio regno è il mondo e la mia casa è il mio castello!! A sera tutto dentro le mura ad ascoltare il Principe!!!!
La carrozza Reale mi porta a casa e mi fa ascoltare tanta musica!! Ma nonostante il baccano dei clacson con la mia voce Fortissima racconto tante cose alla Nonna che guida!!

Certo che però ogni tanto le persone mi fanno arrabbiare, anche la Mamma è il Papà: il Principe parla e loro continuano a parlare tra di loro… ma che modi sono? Per fortuna la Voce del Principe è Forte!!
Per non parlare di quando il Principe Vuole: se il principe Vuole qualcosa come si permettono di rispondermi un secco “NO”?? Per fortuna la voce del Principe è forte e può tutto!!
Ho il sospetto che anche il Papà sia un po’ sordo!! A casa quando gioco, mentre guardo i cartoni e la mamma cucina, il Papà non mi ascolta se lo chiamo dal Salotto!! Per fortuna la voce del Principe è Forte!!

Ma che fatica essere il Principe: alla sera a forza di urlare mi stanco anch’io!! Che fatica raccontare tutto!! Se la Voce del Principe non c’è più poi come faccio a farmi sentire??
A fine giornata anche lei va a nanna, a volte anche prima di me!!
È bello abitare in un grande castello ma questa voce quando è stanca non si sente.
Pure i personaggi dei cartoni si sentono più di me!!
Come faccio a raccontare tutto le cose che mi sono capitate al Papà e alla Mamma?
Dovrò aspettare domani?!
È davvero difficile fare il Principe!!

Emanuele Crema

Logopedista
Esperto in Vocologia Artistica

opera presso LO spazio La Libellula

⇒ Scopri di più sul mondo dello Spazio La Libellula


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Sindrome di Down: definizione e origine

Sindrome di Down: definizione e origine

A cura di: Ufficio Stampa Sorgente Genetica

Durante la gravidanza è essenziale tutelare la salute di mamma e nascituro. I test di screening prenatale, come il test del DNA fetale, giocano un ruolo importante nel monitoraggio delle condizioni del bimbo, poiché permettono di individuare eventuali anomalie fetali.

Le sindromi di Down, di Patau, di Edwards, sono note anche come trisomie e sono alterazioni che riguardano il numero di cromosomi (c’è un cromosoma in più). Questo tipo di alterazioni genetiche è più comune nei nati da mamme over 351.

La Sindrome di Down (o Trisomia 21) è causata dalla presenza del cromosoma 21 in più. 1 bimbo su 1200 nasce in Italia con questa alterazione cromosomica2 che fu identificata per la prima volta nel 1966 da John Langdon Down, un medico inglese.

La Trisomia 21 è di 3 tipi:

  • a mosaico
  • da traslocazione
  • libera.

La Trisomia a mosaico si verifica nell’1% dei casi. Il soggetto presenta sia cellule con 46 cromosomi, sia con 47 cromosomi. Il cromosoma in eccesso è il 213.

La Trisomia da traslocazione si verifica nel 4% dei casi. Il soggetto presenta parte del cromosoma 21 fuso con un altro cromosoma. Genitori con questa traslocazione hanno un alto tasso di rischio di avere figli con la Sindrome di Down3.

La Trisomia libera si verifica nel 95% dei casi. Il soggetto ha cellule con 3 cromosomi 21, quindi possiede 47 cromosomi e non 463.

Il soggetto affetto da Sindrome di Down presenta un ritardo mentale evidente sia a livello sociale sia comportamentale4.

Per scegliere il test di screening prenatale è possibile considerare alcuni fattori come:

  • percentuale di attendibilità del test;
  • anticipo con il quale si vogliono conoscere le condizioni del bimbo.

Il test del DNA fetale può essere fatto già dalla 10a settimana di gravidanza. Da un campione ematico materno si analizzano i frammenti di DNA fetale che vi sono in circolo. L’affidabilità è del 99,9% nella rilevazione delle maggiori trisomie (sindromi di Down, di Patau, di Edwards), microdelezioni e altre alterazioni cromosomiche.

Il Bi test in associazione alla translucenza nucale si può fare tra l’11a e la 13a settimana ed è attendibile all’85%5. Il Tri test è affidabile al 60% e si può fare tra la 15a e la 17a settimana.

Per maggiori informazioni: www.testprenataleaurora.it

Fonti:
1) Embriologia medica di Langman di Thomas W. Sadler, a cura di R. De Caro e S. Galli; 2016
2) Associazione Trisomia 21 Onlus
3) Linguaggio e Sindrome di Down di P. Soraniello, pag.15
4) Ritardo mentale, Sindrome di Down e autonomia cognitivo-comportamentale di D. Di Giacomo, D. Passafiume; 2004
5) Medicina dell’età prenatale: Prevenzione, diagnosi e terapia dei difetti congeniti e delle principali patologie gravidiche -Di Antonio L. Borrelli,Domenico Arduini,Antonio Cardone,Valerio Ventrut.

Missione mare o piscina: quali raccomandazioni tenere a mente per una giornata al sole con i bambini

Missione mare o piscina: quali raccomandazioni tenere a mente per una giornata al sole con i bambini

Portare i bambini al mare o in piscina fa bene alla loro salute, tempra il loro carattere facilitando le interazioni sociali: sono davvero tantissimi i motivi che dovrebbero spingervi ad organizzare una vacanza a mare con i vostri figli, perché aiuterà voi a scaricare lo stress, e aiuterà loro a crescere sani e a fare anche amicizia. Inoltre, far conoscere al bimbo il mare e la spiaggia favorirà la nascita di un sentimento di amore nei confronti della natura: il sole e l’aria pura, poi, hanno degli effetti davvero positivi sul loro organismo, altrimenti impossibili da ottenere in città. Infine, tutti noi sappiamo quanto sia importante la comunicazione con altri bimbi, soprattutto per quelli che ancora faticano a pronunciare le prime parole. Nonostante tutto, però, esistono alcune raccomandazioni per proteggerli nel modo giusto.

Fare attenzione all’esposizione solare

Un bimbo non dovrebbe mai stare a contatto diretto con i raggi del sole nelle ore più calde: infatti nella famosa fascia oraria che va dalle 12 alle 16 buona norma è quella di adoperare un ombrellone per proteggerlo dalla calura estiva. Inoltre, è sempre meglio tenergli bagnata la testa e coprirla con un cappellino in cotone, accessorio tassativo per i bimbi più piccoli. E poi arriva la protezione solare: qui è il filtro che fa tutta la differenza del caso, e anche la tenuta della crema nei confronti dell’acqua. La protezione solare per bambini Nivea è ideale in entrambi i casi, dato che è a prova di acqua e possiede un filtro solare apposito per proteggere i bimbi.

Come prevenire le infezioni?

L’acqua del mare, così come quella delle piscine, può rinfrescare e far divertire un bimbo. Ma può anche causare gravi danni, in quanto spesso foriera di virus e batteri che proliferano e attaccano chiunque entri a contatto con loro: per i bambini, le cui difese immunitarie sono ancora in fase di sviluppo, questo è un problema molto importante. I centri per la prevenzione e il controllo delle malattie infettive consigliano di insegnare ai bimbi a non urinare in acqua; inoltre si consiglia di fare attenzione ed evitare che ingeriscano l’acqua della piscina, questo per evitare che contraggano patologie e infezioni quali ad esempio l’Escherichia Coli.

Bimbi in spiaggia: altri consigli preziosi

Le spiagge, data la vicinanza all’acqua e spesso anche alla vegetazione, possono diventare l’habitat perfetto per gli insetti e dunque provocare ai bimbi fastidiosissime punture: la regola è dunque quella di portare sempre con voi un kit di pronto soccorso che contenga almeno un antistaminico ed un disinfettante, oltre ovviamente a cerotti in quantità industriale, e alla tachipirina in caso di febbre. Nel borsone da mare, poi, non dimenticate mai il cappellino, il ghiaccio istantaneo, gli indumenti pesanti in caso di brezza, i suoi giochini preferiti per tenerlo impegnato ed un paio di scarpe chiuse, nel caso siano presenti scogli o sassolini.

Ecco come è possibile rendere serena la visita dal dentista

Per tutti i bambini terrorizzati al solo pronunciare la parola dentista e ancora di più all’idea di doverci andare per una visita, un controllo, o peggio un intervento ecco come è possibile rendere serena la visita dal dentista, attraverso la sedazione pediatrica.

 La sedazione Pediatrica in ambito Odontoiatrico rappresenta una nuova sfida per la Medicina.

La sensibilizzazione nei confronti di questo argomento nasce, paradossalmente, dall’esperienza maturata con gli adulti. Sono infatti molte le persone che, pur non soffrendo di alcun disturbo dell’affettività (sindrome ansiosa, attacchi di panico), manifestano una vera e propria odontofobia anche nel caso di procedure non invasive e di breve durata. Spesso la causa è da attribuire ad una sgradevole esperienza vissuta dal dentista quando si era bambini.

Da qui lo spunto per un’idea vincente: ridurre, fino ad eliminarla, l’odontofobia negli adulti educando il bambino a crescere avendo fiducia del dentista.

E’intuitivo che sarebbe estremamente riduttivo parlare solo di tecniche farmacologiche. Il bambino richiede un approccio multimodale proprio in considerazione delle caratteristiche che lo contraddistinguono (emotività, difficoltoso distacco dal genitore)

Quali attenzioni attivare per far vivere al bambino un’esperienza serena?

Presupposto essenziale è un ambiente a misura di bambino:

  • sala di aspetto accogliente, con spazio per i giochi e/o attività ludiche che “distraggano” il piccolo paziente (colorare, costruire)
  • ambiente  vivace con  pareti con colori allegri.

Molto utili i disegni di ringraziamento che spontaneamente molti bimbi compongono alla fine delle cure  e che generano un fenomeno chiamato effetto gregge, vale a dire il bambino prende coraggio nel vedere che suoi coetanei sono rimasti soddisfatti del trattamento ricevuto

Altro requisito fondamentale è l’approccio “delicato “ da parte del curante. Atteggiamenti sbrigativi, toni di voce perentori possono spaventare il bambino,

Va evitato l’inquinamento acustico. Il  bambino, per quanto ben preparato e collaborativo, può perdere la concentrazione se nella stanza ove viene sottoposto al trattamento vi sono rumori molesti , ad esempio operatori che parlano a voce alta, porte che si aprono e chiudono in continuazione.

Un altro espediente “vincente” consiste nel coinvolgere il bambino, che accetta sempre la sfida,  nel superare la prova “battendo” gli altri “rivali” con incentivazioni del tipo “un premio a punti” od un vero e proprio “diploma di coraggio”. I piccoli pazienti sono molto attratti daqueste “sfide” e le accettano sempre con entusiasmo.

Se tutti questi accorgimenti comportamentali  si rivelassero “inadeguati “ magari perchè il bambino è reduce da precedenti sgradevoli esperienze,  è necessario prendere in considerazione tecniche farmacologiche.

La più semplice ed antica e attiva già dal 1846, consiste nel somministrare , attraverso una mascherina nasale, il protossido di azoto volgarmente conosciuto, anche nei film comici, come gas esilarante. Il protossido di azoto ha un ampio margine di sicurezza e la profonditàdella sedazione può essere modulata in base alle esigenze cliniche.

Come ultima risorsa può essere utlizzato, da un Medico Anestesista , il Midazolam . Sitratta di una benzodiazepina (stessa classe farmacologica del Valium) che può esseresomministrata attraverso una via non invasiva (sublinguale o intranasale). L’inizio d’azioneè rapido e l’effetto persiste per circa 45 minuti.

In conclusione:

La sedazione pediatrica in ambito Odontoiatrico assume ogni giorno maggior rilevanza. Richiede un approccio multimodale, non è invasiva, è sicura e consente l’esecuzione di procedure che prima potevano essere eseguite solo in ambiente Ospedaliero

dott. Italo Pasetto 

anestesista e rianimatore

presso i poliambulatori SMAO di S. Zeno.

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Conosci il dott. Pasetto nell’intervista rilasciata per la rubrica Piccoli ma Grandi: Dal dentista, senza paura!
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Come limitare la gelosia tra fratelli

La gelosia tra fratelli è un fenomeno inevitabile all’interno di una famiglia, ogni bambino vuole essere considerato il più amato e riconosciuto come il più bravo.

La nascita di un fratellino è decisione dei genitori, non dei bambini, come spesso si pensa. Ciò provoca una normale reazione di paura, insicurezza; quindi il bambino vive un momentaneo periodo di cambiamento,tensione. Spesso però viene percepito dai genitori come un bambino buono, che all’improvviso si comporta male e diventa “ cattivo “.

È importante che i genitori siano consapevoli che c’è gelosia e devono accettare questa reazione, bloccare la gelosia non la elimina, ma fa si che la somatizzi in un sintomo o che la ripresenti più avanti ancor più accentuata.

Il bambino spesso ha il vissuto di non piacere a nessuno, partendo proprio da mamma e papà poiché si sente messo da parte e sgridato sempre.

È utile per i genitori rassicurare e comprendere le esigenze del figlio prima di sgridare.

Quali sono le manifestazione tipiche della gelosia?

Prendere in giro, comportamenti ostili, isolarsi, tenere il broncio, regredire ( enuresi, difficoltà a prendere sonno o nell’alimentazione, bisogno smodato di coccole ). Aggressività verbale e fisica, comportamenti distruttivi ( es. con giocattoli ), invidia; o eccessiva dipendenza dal genitore.

Consigli per limitare la gelosia tra fratelli

Qualche piccolo accorgimento e strategia per far si che la naturale gelosia tra fratelli non degeneri:

 

  • Evitare di prendere le parti di uno dei due figli, inoltre fare in modo che gestiscano da soli il litigio e trovino una soluzione, senza arrivare alle mani.
  • nel caso in cui i bambini non riescano ad appacificarsi dare un  “time- out “ o dividerli in due stanze diverse
  • evitare che il bambino grande faccia del piccolo la sua vittima.
  • evitare anche di dare le colpe al grande, poiché anche i bambini piccoli sanno litigare, offendere e pretendere ( anche se fisicamente è debole, sa trovare situazioni a suo vantaggio )
  • cercare una soluzione e non un colpevole
  • cercate di dare attenzione ad entrambi i bambini, ad esempio con elogi e limiti per entrambi e con attività diversificate ed individuali, perciò aiutate ad avere amici ed interessi diversificati, così ognuno avrà possibilità di sperimentarsi e maturare una buona autostima.

⇒Molto importante: evitare di fare confronti.

Ringrazio per questo interessante e utile approfondimento

dott.ssa Annalisa Croci
PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA
www.ascoltopsicologo.it
cel. 334/2357696

Conosci meglio la dott.ssa Croci

 

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L’importanza dei padri nella crescita

La figura del padre è importante fin dai primi mesi di vita del figlio, comprese le cure primarie.

Pertanto non abbiate paura di inserirvi nel profondo legame fra madre e figlio, voi siete i padri e non dovete avere timore.

Il rapporto fra madre e bambino è molto stretto nei primi mesi di vita, definito simbiotico, il padre in questo caso potrebbe aiutare la madre concretamente: ad esempio nella spesa, la casa, o dedicandosi momenti con il neonato ( bagnetto e cambio del pannolino ). Oppure sostenendo emotivamente la compagna o moglie nella nuova famiglia creata.

Dai 9 mesi ai 3 anni: il figlio muove i primi passi ed è maggiormente interattivo è fondamentale che il padre si ritagli tempo con lui per giocare, ridere, coccolarsi e fare passeggiate: un tempo sereno per favore la coesione e lo scambio emotivo. Ricordatevi che il padre non deve solo dare regole, contrariamente a ciò che si pensa, ossia padre arcaico: freddo e autoritario.

Consiglio infatti oggi ai padri di essere anche affettuosi, valorizzare il figlio. E’ poi necessario dare anche delle regole, fin dall’infanzia e in particolare in adolescenza, ma non solo quelle !

Un buon accorgimento è i decidere le regole con la madre ed avere coesione, dimostrare al figlio di essersi confrontato con la madre.

Il padre deve dare fiducia al figlio nel superare i limiti; ciò produce senso di autoefficacia per il bambino e capacità di risolvere situazioni difficili.

Consiglio molto semplice, ma utile è essere presenti nella vita dei figli : esempio visite dal pediatra, colloqui con le maestre- professori, aiutare nei compiti e nello studio, trascorrere del tempo con il figlio ( anche nel fine settimana o durante le vacanze ).

Giocate con lui, trasmettendo serenità e gioia senza competizione; se essa vi fosse il figlio potrebbe sviluppare l’idea che per stare vicino al padre deve dimostrare di essere forte. Date importanza alle emozioni, e quando è adolescente anche al dialogo.

Fatevi raccontare la giornata, della scuola, andate a vederlo durante le partite o ai saggi di danza.

Ma cosa accade quando il padre è assente ?

Assenza del padre significa non solo assenza fisica, ma anche emotiva e d’affetto , padri che non considerano e non vedono i figli.

I padri sono assenti anche quando sono troppo autoritari, diventano quasi di ghiaccio, con questa rigidità impediscono la costruzione di un legame.

L’assenza può portare difficoltà ad inserirsi nel mondo, nella società e ad assumersi responsabilità; anche difficoltà nei rapporti interpersonali, insuccessi scolastici, difficoltà nel controllo della rabbia e aggressività.

Se manca il pare conseguentemente mancanza anche un modello maschile di identificazione per i figli maschi.

Chi non ha avuto un padre presente deve colmare un vuoto che definisco “ vuoto evolutivo “, ciò può portare molta sofferenza.

Il padre ha quindi anche il compito di guidare nel progetto di vita, essere esempio e riferimento.

Un bambino senza un padre che lo osservi o lo gratifichi può sviluppare bassa autostima, se nessuno non gli ha mai detto che ciò che fa è buono avrà sempre il dubbio di “ non fare bene o abbastanza “, mostrare insicurezza o ansia.

Importante che i padri siano presenti anche se sono separati.

La presenza del padre, ma anche della madre, servono per aiutare il figlio a costruire una sana identità e devono essere presenti entrambi fin dalla nascita.

Nasce un figlio e contemporaneamente nascono anche i genitori. Quindi cari padri un augurio poiché il compito non è facile, ma offre immenso affetto e felicità.

Ringrazio la dott.ssa Croci per questo interessante approfondimento

Dott.ssa Annalisa Croci

PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA
Cel. 334/2357696
info@ascoltopsicologo.it
www.ascoltopsicologo.it


 

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