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Bambini e sonno

Bambini e sonno

Il sonno non è un fenomeno passivo, durante il quale non accade nulla, bensì un fenomeno attivo e strutturato con intensa attività cerebrale e neuronale.

I fattori esterni, quali i ritmi naturali (lucebuio) e sociali (attività quotidiane) e i ritmi circadiani interni determinano il ritmo sonno-veglia. Il sonno è costituito da una struttura ciclica: 4-5 cicli di sonno si susseguono durante la notte. Ogni ciclo dura nell’adulto dai 90 ai 120 minuti e al termine del ciclo si assiste frequentemente ad un breve risveglio notturno, del quale spesso non conserviamo alcun ricordo. Ciascun ciclo ha una propria struttura interna ed è composto da fasi, caratterizzate da una diversa profondità di sonno

Esistono due stadi principali: il sonno REM (REM: rapid eyes movements = movimenti veloci degli occhi) e il sonno non-REM.

Il sonno non-REM è caratterizzato a sua volta da 4 stadi che vanno dall’assopimento (1) al sonno superficiale (2), sino al sonno profondo (3-4). Durante la fase di sonno profondo, il respiro e il battito cardiaco sono regolari, l’attività cerebrale tranquilla, il corpo è rilassato e immobile.

Il sonno REM è invece caratterizzato da un’intensa attività cerebrale, simile a quella dello stato di veglia, la respirazione e il battito cardiaco diventano irregolari, e si rilevano dei rapidi movimenti oculari. La fase REM è correlata ai sogni.

Peculiarità del sonno nel bambino

Nel bambino i cicli di sonno, sono più brevi rispetto a quelli dell’adulto, durano circa 50 minuti ed è quindi normale che il neonato nelle prime settimane di vita si svegli anche ogni ora.

Alla nascita il sonno paradosso (REM) occupa circa il 50% del tempo dedicato al sonno. Questa percentuale si riduce poi molto progressivamente per raggiungere, in età adulta, dal 18% al 25% del tempo di sonno totale, a seconda del soggetto.

Ci sono considerevoli variazioni nella quantità di sonno necessaria da un bambino all’altro. In generale il fabbisogno di sonno nel lattante può variare tra le 12 e le 20 ore. Non è utile confrontare il sonno del proprio bambino con quello di altri: la quantità di sonno necessaria ad ogni persona varia da individuo a individuo e quindi da bambino a bambino.

Come si evolve il sonno durante l’infanzia

Nelle prime settimane di vita il tempo trascorso dormendo è in media di 16/17 ore al giorno in frazioni di 3 ore, suddivise egualmente tra il giorno e la notte. In seguito, il ritmo giorno-notte si instaura progressivamente, in base ad un processo di maturazione cerebrale e il bimbo inizia a trascorrere più tempo sveglio durante il giorno e a dormire più a lungo durante la notte. É normale che in questa fase della vita di un bimbo si verifichino regolarmente dei risvegli notturni.

Verso i 3-4 mesi il bambino dorme circa 15 ore al giorno, ma con un ritmo diverso, concentrando maggiormente il sonno durante la notte.

In generale, verso i 6 mesi, molti bambini sono in grado di dormire ininterrottamente per 6/7 ore.

Nella seconda metà del primo anno di vita, il bambino è sempre più sveglio durante il giorno, ma gli occorrono ancora due riposini, generalmente uno nel corso del mattino e il secondo subito dopo pranzo. É importante limitare il riposino pomeridiano. Un eccessivo sonno diurno può creare qualche difficoltà di addormentamento del bambino alla sera o più risvegli durante la notte.

Nel corso del secondo anno di vita, la maggior parte dei bimbi necessita in media di 13-14 ore di sonno concentrate principalmente di notte e rimane un solo riposino nel corso del pomeriggio.

Che cos’è l’insonnia e la sua diffusione

Nell’infanzia l’insonnia viene diagnosticata quando è presente una difficoltà ad addormentarsi e/o la presenza di risvegli multipli notturni. Nel bambino il sonno è un processo in evoluzione, in via di stabilizzazione, per cui si può facilmente instaurare l’insonnia, legata alla gestione dell’addormentamento e dei risvegli notturni da parte dei genitori. Il segnale più importate dell’insorgenza di un disturbo di inizio e mantenimento del sonno è l’incapacità del bambino a riaddormentarsi autonomamente.

Il disturbo del sonno può avere conseguenze importanti per la salute fisica e psicologica, e se si cronicizza si possono instaurare disturbi del comportamento diurno, disturbi dell’umore, facile stancabilità diurna e deficit di concentrazione, disturbi della memoria e dell’apprendimento, deficit di crescita a causa della ridotta riduzione dell’ormone della crescita, ed inoltre stress famigliare causato dalla deprivazione di sonno nei genitori (questa può essere una causa di abusi all’infanzia e si possono instaurare disturbi psicologici).

L’epidemiologia dell’insonnia del bambino presenta una variabilità legata all’età: l’insonnia è presente in circa il 20-30% dei bambini nei primi 2 anni di vita e si riduce al 15% dai 3 anni in poi. In generale i bambini italiani dormono meno rispetto ai bambini americani ed europei: si coricano

più tardi e si svegliano più frequentemente durante la notte. Le cause principali che possono generare un quadro di insonnia L’insonnia nel bambino viene diagnosticata quando compare per almeno tre notti a settimana, presentandosi difficoltà di addormentamento (per un tempo maggiore di 45 minuti), e/o risvegli multipli (più di 2, con oltre 30 minuti di tempo necessari per riaddormentarsi), e/o risvegli precoci.

L’insonnia nel bambino può essere causata da molteplici fattori: cause organiche, problemi psicosociali, patologie della relazione bambino-genitore, fattori genetici, prematurità, disturbi psichiatrici nelle figure genitoriali.

I tipi di insonnia nell’infanzia si distinguono in base all’età.

1 Primo anno di vita

– disturbi di inizio del sonno per associazione: quando il bambino associa l’addormentamento a rituali fissi (che possono riguardare oggetti o determinate circostanze), per cui se si risveglia la notte non si riaddormenta se non in presenza delle stesse condizioni presenti all’addormentamento. Si manifesta di solito nei primi anni di vita e tende a scomparire in età prescolare;

– sindrome da eccessiva assunzione di cibo e bevande durante la notte: l’addormentamento iniziale e successivo ai risvegli notturni avviene solo in associazione con eccessiva quantità di liquidi (di solito oltre i 100-200 ml) o di alimenti; l’associazione con gli alimenti può determinare un apprendimento alimentare sbagliato, cioè si cronicizza il ritmo polifasico dei primi mesi di vita;

– coliche dei primi mesi di vita: attualmente viene ipotizzata una relazione tra l’insorgenza delle coliche e una disfunzione dei processi di maturazione del ritmo sonno/veglia. Nel periodo postcolico si può instaurare un disturbo del sonno (risvegli multipli notturni e riduzione della durata totale di sonno), in quanto questi bambini sono facilmente irritabili e sensibili ai cambiamenti dell’orario di addormentamento, per cui è importante praticare una corretta igiene del sonno;

– insonnia da allergia alle proteine del latte o da altri allergeni alimentari: la sintomatologia è simile a quella delle coliche, ma scompare con la rimozione dell’alimento e si associa ad altri sintomi (cutanei, respiratori, ecc.) secondari all’allergia.

2 Da 1 a 6 anni

– disturbi da mancata identificazione del limite: si manifesta in età prescolare, con il rifiuto da parte del bambino di andare a dormire autonomamente, e quando si sveglia la notte non vuole rimanere nel proprio letto; in questi casi è importante approfondire la relazione tra il bambino ed i genitori;

– paure all’addormentamento ed incubi: sono importanti quando persistono, sono monotematici e assumono caratteristiche fobiche od ossessive.

3 Adolescenza

– igiene del sonno inadeguata;

– insonnia da assunzione di sostanze stimolanti.

4 Indipendenti dall’età

– insonnia legata a fattori socio-ambientali;

– insonnia secondaria a malattie mediche, neurologiche, psichiatriche (otite acuta, reflusso gastroesofageo, asma, epilessia, mioclono periodico notturno, malattie metaboliche, rialzi febbrili, ecc.).

Quali sono i disturbi del sonno più frequenti in età evolutiva

Incubi

Gli incubi sono dei brutti sogni e avvengono durante la fase del sonno REM, in genere nella seconda metà della notte. Sono molto frequenti in età prescolare (dai 3 ai 6 anni) e da soli non possono essere considerati un sintomo di disagio emotivo. In questi casi il conforto dei genitori può essere molto utile: prenderlo in braccio, consolarlo e rassicurare il bambino. In genere il contenuto degli incubi può essere conservato nella memoria e in questi casi è utile che il bambino possa raccontarli: lo aiuta a lasciarli uscire e a rilassarsi.

I terrori notturni (pavor nocturnus)

Si distinguono dagli incubi perché avvengono durante la fase di sonno profondo, in genere nella prima fase della notte. Il pavor viene generalmente annunciato da uno strillo, il bambino ha un’espressione terrorizzata sul viso, ma non è sveglio, anzi è molto difficile svegliarlo. In questi casi è importante evitare di intervenire attivamente e non svegliare il bambino. È più indicato lasciarlo tranquillo, spesso ricade in un sonno quieto e non ne conserva il ricordo. Anche i terrori notturni sono molto frequenti in età prescolastica e in genere non indicano un disagio psicologico.

Il sonnambulismo

Questo fenomeno, in età compresa tra i 5 e i 10 anni, si manifesta abbastanza frequentemente. Alcuni bambini si alzano nel bel mezzo della notte, camminano in giro per la camera, la casa e aprono eventualmente armadi, finestre e porte. Di solito si muovono ad occhi aperti, ma non sono coscienti e non ne conservano alcun ricordo. In questi casi è molto importante prendere provvedimenti per garantire la sicurezza al bambino (assicurare finestre per evitare brutte cadute, e porte) anche quando i genitori non si accorgono.

Trattamento

È importante innanzitutto conoscere i principi basilari di igiene del sonno dell’infanzia, e soprattutto quali sono le comuni abitudini scorrette che possono instaurare o cronicizzate un problema del sonno nei bambini:

– cullarlo in braccio fino all’addormentamento;

– mantenere un contatto fisico, seppur minimo (mano, capelli), con un genitore durante l’addormentamento;

– farlo addormentare in posti diversi dal lettino;

– farlo addormentare in macchina;

– dare da bere o allattarlo durante l’addormentamento;

– somministrare tisane o camomilla per facilitare l’addormentamento;

– farlo stancare prima dell’ora dell’addormentamento;

– farlo dormire a pancia in sotto;

– fare il bagnetto prima di andare a letto (che è uno stimolo eccitante nei bambini).

Per migliorare il sonno del bambino spesso è sufficiente intervenire su queste abitudini di vita e sui fattori ambientali (il rumore, la temperatura nella stanza, la luce nella stanza, ecc.), applicando i principi di igiene del sonno (aiutare il bambino ad associare il sonno con il suo lettino, mantenere costanti gli orari di addormentamento e risveglio, mandare il bambino a dormire già sazio).

Vengono utilizzate, poi, tecniche cognitivo-comportamentali che si basano sull’ipotesi che bisogna far acquisire al bambino un addormentamento autonomo.

Tra queste tecniche vi sono le seguenti.

– Estinzione: vengono rimossi i comportamenti errati all’addormentamento, evitando di intervenire quando il bambino si risveglia la notte piangendo;

– Estinzione graduale: viene ridotto gradualmente il tempo di interazione con il bambino durante l’addormentamento e di consolazione durante i risvegli;

– Apprendimento di routine fisse all’addormentamento (racconto di una favola, il carillon, una luce accesa per la notte, il ciuccio);

– Rinforzo positivo.

Come favorire un buon sonno nel bambino

È importante che il lettino diventi un posto confortevole, accogliente e rassicurante per il piccolo. A questo proposito è conveniente imbottire il lettino con gli appositi “paracolpi”. Il lettino dovrebbe inoltre essere un luogo gradevole, nel quale ci si reca volentieri, a questo scopo non è consigliabile mandare il bambino nel proprio letto per punizione.

Per favorire lo sviluppo di un senso di sicurezza nel piccolo, sarebbe importante che il bambino dorma sempre nello stesso posto e che si addormenti nello stesso posto in cui si sveglierà.

Per coricarsi in maniera confortevole è importante verificare che il bambino indossi vestiti comodi, e adeguati rispetto al tipo di stagione, che il pannolino sia pulito, che abbia digerito la poppata. É inoltre importante tenere conto della temperatura della camera: la temperatura ideale per dormire è di circa 18 gradi. Oscurità e quiete favoriscono chiaramente la qualità del sonno.

Tenendo conto della fase di sviluppo in cui si trova il vostro bambino, è utile stabilire degli orari regolari per coricarsi e per svegliarsi. Le sieste e i sonnellini pomeridiani non devono essere troppo lunghi, un eccessivo sonno diurno può causare dei problemi nella fase dell?addormentamento o durante la notte.

Evitare di raccontare storie o favole con contenuti spaventosi per il piccolo ed evitare che il bambino veda immagini impressionanti, in particolare nelle ore prima di andare a dormire.

Eliminare il più possibile, già un’ora prima dell’ora di coricarsi, i giochi e le attività troppo eccitanti per il bambino (correre, rincorrersi, saltare, ecc.), così come i rumori eccessivi e preferire delle attività più rilassanti e tranquille.

É molto importante stabilire dei cerimoniali o routines per andare a nanna. Il cerimoniale per addormentarsi è molto importante per il bébé: gli trasmette una sensazione di sicurezza. Consiste in tutte quelle attività serali che si svolgono sempre nella stessa successione e che terminano, con la separazione fra il bambino e il genitore, con il chiudere gli occhi e il dormire. É importante che questo cerimoniale si ripeta in modo identico ogni sera. Ovviamente, lo stile del papà sarà presumibilmente diverso da quello della mamma, ogni genitore inventerà il proprio rituale del sonno, che potrebbe consistere forse nel raccontare una storia, cantare una canzoncina, ecc.

É importante che il bambino venga deposto nel suo lettino quando è ancora sveglio ed ha gli occhi aperti, affinché impari ad associare il lettino con il dormire e ad addormentarsi da solo. I rituali si sviluppano in modo specifico per ogni famiglia.

Durante la notte può essere di conforto porre nel lettino un oggetto amato particolarmente dal piccolo: il ciuccio, lo straccetto, l’orsetto, ecc.

I problemi legati al sonno possono strapazzare i genitori. Alternarsi con il partner quando si tratta di coricare il piccolo o durante la notte, non solo può aiutare a preservare una buona relazione di coppia, ma è anche molto importante per lo sviluppo del legame affettivo tra il papà e il bambino oltre che per lo sviluppo dell’autonomia del piccolo, che sin dall’inizio non si trova a dipendere da una sola persona.

Può anche essere utile pensare che i problemi legati alla fase dell?addormentamento e i risvegli notturni si verificano molto frequentemente e riguardano la maggior parte dei genitori che hanno dei figli in tenera età, si tratta di un problema comune, quasi come una tappa obbligata dell’essere genitore.

Trattamento farmacologico

Il trattamento farmacologico dell’insonnia può essere utilizzato come soluzione temporanea soprattutto per facilitare il successo delle tecniche cognitivo-comportamentali, in quanto il bambino si addormenta più rapidamente. La terapia farmacologia senza l’associazione con un’adeguata ristrutturazione delle abitudini del sonno comporta, infatti, la ricomparsa dei disturbi del sonno nel momento in cui viene interrotta l’assunzione del farmaco. Nei bambini piccoli vengono spesso utilizzati antistaminici e la melatonina, negli adolescenti si possono utilizzare le terapie comunemente somministrate in età adulta. In ogni caso la terapia farmacologica per i disturbi del sonno nel bambino andrebbe utilizzata come ultima risorsa e solo dopo aver consultato uno specialista che possa aiutare i genitori a lavorare anche sul ripristino o l’impostazione di corrette abitudini al sonno. Prima ancora della terapia farmacologica si possono comunque utilizzare rimedi naturali

A cura dello studio Akoé

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Il sonno non è un fenomeno passivo, durante il quale non accade nulla, bensì un fenomeno attivo e strutturato con intensa attività cerebrale e neuronale.

I fattori esterni, quali i ritmi naturali (lucebuio) e sociali (attività quotidiane) e i ritmi circadiani interni determinano il ritmo sonno-veglia. Il sonno è costituito da una struttura ciclica: 4-5 cicli di sonno si susseguono durante la notte. Ogni ciclo dura nell’adulto dai 90 ai 120 minuti e al termine del ciclo si assiste frequentemente ad un breve risveglio notturno, del quale spesso non conserviamo alcun ricordo. Ciascun ciclo ha una propria struttura interna ed è composto da fasi, caratterizzate da una diversa profondità di sonno

Esistono due stadi principali: il sonno REM (REM: rapid eyes movements = movimenti veloci degli occhi) e il sonno non-REM.

Il sonno non-REM è caratterizzato a sua volta da 4 stadi che vanno dall’assopimento (1) al sonno superficiale (2), sino al sonno profondo (3-4). Durante la fase di sonno profondo, il respiro e il battito cardiaco sono regolari, l’attività cerebrale tranquilla, il corpo è rilassato e immobile.

Il sonno REM è invece caratterizzato da un’intensa attività cerebrale, simile a quella dello stato di veglia, la respirazione e il battito cardiaco diventano irregolari, e si rilevano dei rapidi movimenti oculari. La fase REM è correlata ai sogni.

Peculiarità del sonno nel bambino

Nel bambino i cicli di sonno, sono più brevi rispetto a quelli dell’adulto, durano circa 50 minuti ed è quindi normale che il neonato nelle prime settimane di vita si svegli anche ogni ora.

Alla nascita il sonno paradosso (REM) occupa circa il 50% del tempo dedicato al sonno. Questa percentuale si riduce poi molto progressivamente per raggiungere, in età adulta, dal 18% al 25% del tempo di sonno totale, a seconda del soggetto.

Ci sono considerevoli variazioni nella quantità di sonno necessaria da un bambino all’altro. In generale il fabbisogno di sonno nel lattante può variare tra le 12 e le 20 ore. Non è utile confrontare il sonno del proprio bambino con quello di altri: la quantità di sonno necessaria ad ogni persona varia da individuo a individuo e quindi da bambino a bambino.

Come si evolve il sonno durante l’infanzia

Nelle prime settimane di vita il tempo trascorso dormendo è in media di 16/17 ore al giorno in frazioni di 3 ore, suddivise egualmente tra il giorno e la notte. In seguito, il ritmo giorno-notte si instaura progressivamente, in base ad un processo di maturazione cerebrale e il bimbo inizia a trascorrere più tempo sveglio durante il giorno e a dormire più a lungo durante la notte. É normale che in questa fase della vita di un bimbo si verifichino regolarmente dei risvegli notturni.

Verso i 3-4 mesi il bambino dorme circa 15 ore al giorno, ma con un ritmo diverso, concentrando maggiormente il sonno durante la notte.

In generale, verso i 6 mesi, molti bambini sono in grado di dormire ininterrottamente per 6/7 ore.

Nella seconda metà del primo anno di vita, il bambino è sempre più sveglio durante il giorno, ma gli occorrono ancora due riposini, generalmente uno nel corso del mattino e il secondo subito dopo pranzo. É importante limitare il riposino pomeridiano. Un eccessivo sonno diurno può creare qualche difficoltà di addormentamento del bambino alla sera o più risvegli durante la notte.

Nel corso del secondo anno di vita, la maggior parte dei bimbi necessita in media di 13-14 ore di sonno concentrate principalmente di notte e rimane un solo riposino nel corso del pomeriggio.

Che cos’è l’insonnia e la sua diffusione

Nell’infanzia l’insonnia viene diagnosticata quando è presente una difficoltà ad addormentarsi e/o la presenza di risvegli multipli notturni. Nel bambino il sonno è un processo in evoluzione, in via di stabilizzazione, per cui si può facilmente instaurare l’insonnia, legata alla gestione dell’addormentamento e dei risvegli notturni da parte dei genitori. Il segnale più importate dell’insorgenza di un disturbo di inizio e mantenimento del sonno è l’incapacità del bambino a riaddormentarsi autonomamente.

Il disturbo del sonno può avere conseguenze importanti per la salute fisica e psicologica, e se si cronicizza si possono instaurare disturbi del comportamento diurno, disturbi dell’umore, facile stancabilità diurna e deficit di concentrazione, disturbi della memoria e dell’apprendimento, deficit di crescita a causa della ridotta riduzione dell’ormone della crescita, ed inoltre stress famigliare causato dalla deprivazione di sonno nei genitori (questa può essere una causa di abusi all’infanzia e si possono instaurare disturbi psicologici).

L’epidemiologia dell’insonnia del bambino presenta una variabilità legata all’età: l’insonnia è presente in circa il 20-30% dei bambini nei primi 2 anni di vita e si riduce al 15% dai 3 anni in poi. In generale i bambini italiani dormono meno rispetto ai bambini americani ed europei: si coricano

più tardi e si svegliano più frequentemente durante la notte. Le cause principali che possono generare un quadro di insonnia L’insonnia nel bambino viene diagnosticata quando compare per almeno tre notti a settimana, presentandosi difficoltà di addormentamento (per un tempo maggiore di 45 minuti), e/o risvegli multipli (più di 2, con oltre 30 minuti di tempo necessari per riaddormentarsi), e/o risvegli precoci.

L’insonnia nel bambino può essere causata da molteplici fattori: cause organiche, problemi psicosociali, patologie della relazione bambino-genitore, fattori genetici, prematurità, disturbi psichiatrici nelle figure genitoriali.

I tipi di insonnia nell’infanzia si distinguono in base all’età.

1 Primo anno di vita

– disturbi di inizio del sonno per associazione: quando il bambino associa l’addormentamento a rituali fissi (che possono riguardare oggetti o determinate circostanze), per cui se si risveglia la notte non si riaddormenta se non in presenza delle stesse condizioni presenti all’addormentamento. Si manifesta di solito nei primi anni di vita e tende a scomparire in età prescolare;

– sindrome da eccessiva assunzione di cibo e bevande durante la notte: l’addormentamento iniziale e successivo ai risvegli notturni avviene solo in associazione con eccessiva quantità di liquidi (di solito oltre i 100-200 ml) o di alimenti; l’associazione con gli alimenti può determinare un apprendimento alimentare sbagliato, cioè si cronicizza il ritmo polifasico dei primi mesi di vita;

– coliche dei primi mesi di vita: attualmente viene ipotizzata una relazione tra l’insorgenza delle coliche e una disfunzione dei processi di maturazione del ritmo sonno/veglia. Nel periodo postcolico si può instaurare un disturbo del sonno (risvegli multipli notturni e riduzione della durata totale di sonno), in quanto questi bambini sono facilmente irritabili e sensibili ai cambiamenti dell’orario di addormentamento, per cui è importante praticare una corretta igiene del sonno;

– insonnia da allergia alle proteine del latte o da altri allergeni alimentari: la sintomatologia è simile a quella delle coliche, ma scompare con la rimozione dell’alimento e si associa ad altri sintomi (cutanei, respiratori, ecc.) secondari all’allergia.

2 Da 1 a 6 anni

– disturbi da mancata identificazione del limite: si manifesta in età prescolare, con il rifiuto da parte del bambino di andare a dormire autonomamente, e quando si sveglia la notte non vuole rimanere nel proprio letto; in questi casi è importante approfondire la relazione tra il bambino ed i genitori;

– paure all’addormentamento ed incubi: sono importanti quando persistono, sono monotematici e assumono caratteristiche fobiche od ossessive.

3 Adolescenza

– igiene del sonno inadeguata;

– insonnia da assunzione di sostanze stimolanti.

4 Indipendenti dall’età

– insonnia legata a fattori socio-ambientali;

– insonnia secondaria a malattie mediche, neurologiche, psichiatriche (otite acuta, reflusso gastroesofageo, asma, epilessia, mioclono periodico notturno, malattie metaboliche, rialzi febbrili, ecc.).

Quali sono i disturbi del sonno più frequenti in età evolutiva

Incubi

Gli incubi sono dei brutti sogni e avvengono durante la fase del sonno REM, in genere nella seconda metà della notte. Sono molto frequenti in età prescolare (dai 3 ai 6 anni) e da soli non possono essere considerati un sintomo di disagio emotivo. In questi casi il conforto dei genitori può essere molto utile: prenderlo in braccio, consolarlo e rassicurare il bambino. In genere il contenuto degli incubi può essere conservato nella memoria e in questi casi è utile che il bambino possa raccontarli: lo aiuta a lasciarli uscire e a rilassarsi.

I terrori notturni (pavor nocturnus)

Si distinguono dagli incubi perché avvengono durante la fase di sonno profondo, in genere nella prima fase della notte. Il pavor viene generalmente annunciato da uno strillo, il bambino ha un’espressione terrorizzata sul viso, ma non è sveglio, anzi è molto difficile svegliarlo. In questi casi è importante evitare di intervenire attivamente e non svegliare il bambino. È più indicato lasciarlo tranquillo, spesso ricade in un sonno quieto e non ne conserva il ricordo. Anche i terrori notturni sono molto frequenti in età prescolastica e in genere non indicano un disagio psicologico.

Il sonnambulismo

Questo fenomeno, in età compresa tra i 5 e i 10 anni, si manifesta abbastanza frequentemente. Alcuni bambini si alzano nel bel mezzo della notte, camminano in giro per la camera, la casa e aprono eventualmente armadi, finestre e porte. Di solito si muovono ad occhi aperti, ma non sono coscienti e non ne conservano alcun ricordo. In questi casi è molto importante prendere provvedimenti per garantire la sicurezza al bambino (assicurare finestre per evitare brutte cadute, e porte) anche quando i genitori non si accorgono.

Trattamento

È importante innanzitutto conoscere i principi basilari di igiene del sonno dell’infanzia, e soprattutto quali sono le comuni abitudini scorrette che possono instaurare o cronicizzate un problema del sonno nei bambini:

– cullarlo in braccio fino all’addormentamento;

– mantenere un contatto fisico, seppur minimo (mano, capelli), con un genitore durante l’addormentamento;

– farlo addormentare in posti diversi dal lettino;

– farlo addormentare in macchina;

– dare da bere o allattarlo durante l’addormentamento;

– somministrare tisane o camomilla per facilitare l’addormentamento;

– farlo stancare prima dell’ora dell’addormentamento;

– farlo dormire a pancia in sotto;

– fare il bagnetto prima di andare a letto (che è uno stimolo eccitante nei bambini).

Per migliorare il sonno del bambino spesso è sufficiente intervenire su queste abitudini di vita e sui fattori ambientali (il rumore, la temperatura nella stanza, la luce nella stanza, ecc.), applicando i principi di igiene del sonno (aiutare il bambino ad associare il sonno con il suo lettino, mantenere costanti gli orari di addormentamento e risveglio, mandare il bambino a dormire già sazio).

Vengono utilizzate, poi, tecniche cognitivo-comportamentali che si basano sull’ipotesi che bisogna far acquisire al bambino un addormentamento autonomo.

Tra queste tecniche vi sono le seguenti.

– Estinzione: vengono rimossi i comportamenti errati all’addormentamento, evitando di intervenire quando il bambino si risveglia la notte piangendo;

– Estinzione graduale: viene ridotto gradualmente il tempo di interazione con il bambino durante l’addormentamento e di consolazione durante i risvegli;

– Apprendimento di routine fisse all’addormentamento (racconto di una favola, il carillon, una luce accesa per la notte, il ciuccio);

– Rinforzo positivo.

Come favorire un buon sonno nel bambino

È importante che il lettino diventi un posto confortevole, accogliente e rassicurante per il piccolo. A questo proposito è conveniente imbottire il lettino con gli appositi “paracolpi”. Il lettino dovrebbe inoltre essere un luogo gradevole, nel quale ci si reca volentieri, a questo scopo non è consigliabile mandare il bambino nel proprio letto per punizione.

Per favorire lo sviluppo di un senso di sicurezza nel piccolo, sarebbe importante che il bambino dorma sempre nello stesso posto e che si addormenti nello stesso posto in cui si sveglierà.

Per coricarsi in maniera confortevole è importante verificare che il bambino indossi vestiti comodi, e adeguati rispetto al tipo di stagione, che il pannolino sia pulito, che abbia digerito la poppata. É inoltre importante tenere conto della temperatura della camera: la temperatura ideale per dormire è di circa 18 gradi. Oscurità e quiete favoriscono chiaramente la qualità del sonno.

Tenendo conto della fase di sviluppo in cui si trova il vostro bambino, è utile stabilire degli orari regolari per coricarsi e per svegliarsi. Le sieste e i sonnellini pomeridiani non devono essere troppo lunghi, un eccessivo sonno diurno può causare dei problemi nella fase dell?addormentamento o durante la notte.

Evitare di raccontare storie o favole con contenuti spaventosi per il piccolo ed evitare che il bambino veda immagini impressionanti, in particolare nelle ore prima di andare a dormire.

Eliminare il più possibile, già un’ora prima dell’ora di coricarsi, i giochi e le attività troppo eccitanti per il bambino (correre, rincorrersi, saltare, ecc.), così come i rumori eccessivi e preferire delle attività più rilassanti e tranquille.

É molto importante stabilire dei cerimoniali o routines per andare a nanna. Il cerimoniale per addormentarsi è molto importante per il bébé: gli trasmette una sensazione di sicurezza. Consiste in tutte quelle attività serali che si svolgono sempre nella stessa successione e che terminano, con la separazione fra il bambino e il genitore, con il chiudere gli occhi e il dormire. É importante che questo cerimoniale si ripeta in modo identico ogni sera. Ovviamente, lo stile del papà sarà presumibilmente diverso da quello della mamma, ogni genitore inventerà il proprio rituale del sonno, che potrebbe consistere forse nel raccontare una storia, cantare una canzoncina, ecc.

É importante che il bambino venga deposto nel suo lettino quando è ancora sveglio ed ha gli occhi aperti, affinché impari ad associare il lettino con il dormire e ad addormentarsi da solo. I rituali si sviluppano in modo specifico per ogni famiglia.

Durante la notte può essere di conforto porre nel lettino un oggetto amato particolarmente dal piccolo: il ciuccio, lo straccetto, l’orsetto, ecc.

I problemi legati al sonno possono strapazzare i genitori. Alternarsi con il partner quando si tratta di coricare il piccolo o durante la notte, non solo può aiutare a preservare una buona relazione di coppia, ma è anche molto importante per lo sviluppo del legame affettivo tra il papà e il bambino oltre che per lo sviluppo dell’autonomia del piccolo, che sin dall’inizio non si trova a dipendere da una sola persona.

Può anche essere utile pensare che i problemi legati alla fase dell?addormentamento e i risvegli notturni si verificano molto frequentemente e riguardano la maggior parte dei genitori che hanno dei figli in tenera età, si tratta di un problema comune, quasi come una tappa obbligata dell’essere genitore.

Trattamento farmacologico

Il trattamento farmacologico dell’insonnia può essere utilizzato come soluzione temporanea soprattutto per facilitare il successo delle tecniche cognitivo-comportamentali, in quanto il bambino si addormenta più rapidamente. La terapia farmacologia senza l’associazione con un’adeguata ristrutturazione delle abitudini del sonno comporta, infatti, la ricomparsa dei disturbi del sonno nel momento in cui viene interrotta l’assunzione del farmaco. Nei bambini piccoli vengono spesso utilizzati antistaminici e la melatonina, negli adolescenti si possono utilizzare le terapie comunemente somministrate in età adulta. In ogni caso la terapia farmacologica per i disturbi del sonno nel bambino andrebbe utilizzata come ultima risorsa e solo dopo aver consultato uno specialista che possa aiutare i genitori a lavorare anche sul ripristino o l’impostazione di corrette abitudini al sonno. Prima ancora della terapia farmacologica si possono comunque utilizzare rimedi naturali

A cura dello studio Akoé

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