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Mese: Giugno 2016

Bullismo: conoscerlo per affrontarlo

Bullismo: conoscerlo per affrontarlo.

Come molte delle parole che oggi sono entrate a far parte del nostro vocabolario quotidiano, la parola “bullo” è un’italianizzazione del termine inglese “bully”, che viene utilizzato per indicare qualcuno che opprime o perseguita una persona, solitamente più debole.

Questo fenomeno, benché sia di forte attualità, è in realtà di lunga data e non è raro trovare nelle storie adolescenziali o infantili di ognuno di noi un “bullo” o ricordarci di quelle volte in cui magari siamo stati noi stessi bulli con i nostri compagni. Si pensi anche a quante storie si possono ritrovare a livello di letteratura o cinematografia che affrontano questo “antico” fenomeno, come Rosso Malpelo di Verga o Gran Torino di Clint Eastwood. Solo in epoca recente però la nostra attenzione è stata particolarmente attirata da questo problema sociale, sia per i numerosi fatti di cronaca ma soprattutto grazie a degli studi che hanno dimostrato quali possono essere le conseguenze psicologiche per le persone che hanno subìto tali prevaricazioni. Tra questi, uno studio pubblicato dall’American Journal of Psichiatry è stato il primo che ha approfondito le conseguenze del bullismo oltre la prima età adulta. E’ stato evidenziato che tra le possibili ripercussioni sperimentate da persone precedentemente vittime di bullismo vi sono peggiori condizioni di salute fisica e psicologica, un aumentato rischio di depressione, disturbi d’ansia e pensieri suicidi. Oltre a ciò, questi tipi di traumi possono influenzare negativamente le relazioni interpersonali e la qualità generale della vita anche a molti anni di distanza.

Per quanto riguarda la situazione italiana, i dati Istat, pubblicati a dicembre 2015 che si riferiscono all’intero 2014, sottolineano che poco più del 50% degli ragazzi compresi tra gli 11 e i 17 anni ha subìto qualche episodio offensivo, non rispettoso e/o violento da parte di altri ragazzi o ragazze. Il 19,8% è vittima assidua di una delle “tipiche” azioni di bullismo, cioè le subisce più volte al mese.

Per il 9,1% gli atti di prepotenza si ripetono con cadenza settimanale. Le prepotenze più comuni che sono state rilevate consistono in offese con brutti soprannomi, parolacce o insulti (12,1%), derisione per l’aspetto fisico e/o il modo di parlare (6,3%), diffamazione (5,1%), esclusione per le proprie opinioni (4,7%), aggressioni con spintoni, botte, calci e pugni (3,8%). Il 16,9% degli intervistati è rimasto vittima di atti di bullismo diretto, cioè caratterizzato da una relazione vis a vis tra la vittima e bullo e il 10,8% di azioni indirette, prive di contatti fisici. Tra le ragazze è minima la differenza tra prepotenze di tipo diretto e indiretto (rispettivamente 16,7% e 14%). Al contrario, tra i maschi le forme dirette (17%) sono più del doppio di quelle indirette (7,7%).

Ma che cos’è veramente il bullismo? Come facciamo a distinguerlo dallo scherzo che solitamente caratterizza le relazioni soprattutto tra adolescenti?

Olweus (1986;1991)) ha scritto: “Uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni”. Un’azione si può definire offensiva, come per quanto riguarda le condotte più aggressive, quando una persona arreca intenzionalmente danno o un disagio ad un’altra. L’offesa può avvenire sia attraverso atti fisici più o meno violenti (botte, spintoni, calci) sia verbali come ingiurie, rimproveri, prese in giro. Stante questa definizione, è vero che ogni singolo atto di questo genere potrebbe essere chiamato “bullismo”, ma è altrettanto vero che nella pratica comune si tendono ad escludere fatti meno gravi ed occasionali e ci si concentra invece maggiormente su quei comportamenti che hanno carattere di continuità e di persistenza nel tempo. Questo rappresenta un fattore estremamente importante per discriminare cosa è bullismo da cosa non lo è. E’ inoltre importante sottolineare come, all’interno del repertorio comportamentale del bullo ci possono essere manifestazioni più visibili, come gli attacchi diretti alla vittima, spesso più osservabili nei maschi, e altre meno esplicite ma non meno pericolose, come ad esempio agli atti di isolamento sociale e di intenzionale esclusione dal gruppo, più tipici tra le femmine.

Il bullo e la vittima possono essere sia individui sia gruppi di persone. Solitamente si parla di bullismo qualora vi sia un’asimmetria nella relazione tra bullo e vittima, mentre ciò non avviene quando è presente una maggiore parità a livello di forza fisica o psicologica. In questo caso non si può parlare di un atto di bullismo, perché è in scena una relazione alla pari, in cui non c’è prevalenza di un individuo, ma un’alternanza di ruoli tra vittima e persecutore. Non possiamo parlare di bullismo inoltre quando rileviamo comportamenti molto gravi che si configurano come reati perché in questo caso si parla di atti anti-sociali e devianti.

 

Scopri di più sul bullismo leggendo anche:

Bullo, vittima, gregari e spettatori: gli attori del bullismo

Cosa possono fare i genitori?

Dott.ssa Maura Cavana – Psicologa

Riceve a Palazzolo sull’Oglio e Bergamo

maura.cavana@gmail.com

feramre il bullsimo, cosa possono fare i genitori

Bibliografia:
Bullismo a scuola, D. Olweus, 1996
http://www.stateofmind.it/2014/11/bullismo-conseguenze- eta-adulta/
http://www.stateofmind.it/2015/06/aggressivita-proattiva- reattiva-bullismo/
http://www.istat.it/it/archivio/176335

Conservare privatamente e richiamare il campione in Italia è legale e consentito ecco perché

Conservazione privata del sangue cordonale: il rientro in Italia del campione

Conservazione privata del sangue cordonale: il rientro in Italia del campione

A cura di: Ufficio Stampa Sorgente

La conservazione cordone ombelicale è fonte di dubbi (anche a causa della circolazione di informazioni non corrette), circa il rientro in Italia per fini terapeutici del campione prelevato e consegnato ad una biobanca per la conservazione privata. Vediamo cosa dice la legge.

Nell’Unione Europea il prelievo, la conservazione e la circolazione dei campioni di sangue cordonale sono regolati da norme di legge specifiche1 che stabiliscono che questi debbano essere prelevati seguendo una certa procedura, da persone qualificate e presso una struttura accreditata. Dopo aver prelevato il sangue, il campione va inviato a un istituto di tessuti affinché ne assicuri la tracciabilità e lo conservi correttamente.

Questo istituto in caso di necessità terapeutica consegnerà il campione al centro sanitario, dove sarà eseguito il trapianto. Secondo la legge, inoltre, la biobanca (la struttura che si occupa della conservazione delle cellule staminali) deve avere l’accreditamento dell’autorità competente che attesti che le norme siano rispettate.

La legislazione italiana2 definisce che il sangue prelevato può essere portato all’estero e consegnato a biobanche previa richiesta di autorizzazione all’esportazione fatta alla Regione competente (il rilascio del documento è a pagamento).

L’Istituto Superiore di Sanità, tramite il Centro Nazionale dei Trapianti, ha confermato la possibilità di far rientrare in Italia il sangue conservato all’estero. Il Centro Nazionale dei Trapianti, interrogato dall’Autorità garante del mercato e della concorrenza, ha risposto che per fini terapeutici l’utilizzo del campione di sangue estratto da parte di un Centro di Trapianti non può essere escluso, a patto che i campioni conservati all’estero rispettino i requisiti di legge.

Affermare che le strutture pubbliche italiane non hanno fiducia nelle biobanche estere (accreditate da una nazione appartenente all’UE), vuol dire dubitare di uno dei principi più importanti del mercato europeo: gli stati membri dell’Unione Europea riconoscono reciprocamente le autorizzazioni e le certificazioni che sono state fornite dalle autorità pubbliche di un altro Stato appartenente all’UE.

È quindi assolutamente legale richiamare in Italia i campioni di sangue cordonale esportati con una precisa autorizzazione della Regione, mediante le Direzioni Sanitarie competenti, e dopo aver pagato una tariffa.

Per maggiori informazioni: www.sorgente.com

 

Note

1. Direttive 2004/23/CE e 2006/17/CE
2. Decreto legislativo 6 novembre 2007, n. 191 ("d.lgs. 191/2007") e dal decreto legislativo 25 gennaio 2010, n. 16 in attuazione delle direttive 2004/23/CE e 2006/17/CE.

Test di screening e di diagnosi prenatale: quali sono le differenze?

Test di screening e di diagnosi prenatale: quali sono le differenze?

A cura di: Ufficio Stampa Sorgente Genetica

In cosa si differenziano i test di screening prenatale dai test di diagnosi prenatale? Questo è un interrogativo che spesso si pongono le gestanti, soprattutto quelle che affrontano la loro prima gravidanza.

Per tutelare salute e benessere di mamma e bimbo si consiglia di eseguire, durante la gestazione, diversi esami (es. Bi Test, villocentesi ecc.) che si distinguono in non invasivi e invasivi.

I test di “screening prenatale”sono di tipo non invasivo. Abbinano analisi di tipo biochimico sul sangue della madre a ecografie per evidenziare alterazioni rispetto ai valori di riferimento. Si tratta di test sicuri e innocui sia per la mamma sia per il bambino e sono di tipo probabilistico, ossia determinano la percentuale di possibilità che vi siano anomalie fetali (es. trisomie, difetti del tubo neurale) confrontando gli esiti dell’esame con i valori di riferimento. La percentuale di affidabilità varia in base al tipo di test di screening prenatale.

Bi Test, Tri Test e Quadri Test esaminano il valore di determinate proteine nel sangue e associano un’ecografia (translucenza nucale) per misurare il feto. L’affidabilità di questi test raggiunge l’85% 1 . Anche i test prenatali non invasivi che esaminano il DNA del feto fanno parte dei test di screening prenatale, e individuano nel campione ematico prelevato dalla gestante, i frammenti di DNA fetale (presente nel circolo sanguigno materno fin dall’inizio della gestazione). Questi test rilevano alterazioni cromosomiche (es. Sindrome di Down, trisomie 18 e 13) e hanno un’attendibilità del 99,9% 2 .

Villocentesi, amniocentesi e cordocentesi sono esami invasivi e appartengono ai test “diagnostici”. Esaminano liquidi o tessuti prelevati direttamente dal feto e forniscono una diagnosi, poiché rilevano con certezza le anomalie fetali. Questi test di tipo invasivo prevedono che si prelevi un campione tramite una siringa direttamente dal pancione, di liquido amniotico (amniocentesi), di sangue cordonale ombelicale del bimbo (cordocentesi), di placenta (villocentesi). Essendo invasivi, i test di tipo diagnostico hanno una percentuale di aborto dell’1%.

Sottoporre la futura mamma a uno di questi esami è una decisione che il ginecologo prenderà dopo aver valutato alcuni fattori come età della donna e casi in famiglia di anomalie genetiche.

Per maggiori informazioni: www.testprenataleaurora.it

 

Fonti:

1. Medicina dell’età prenatale: Prevenzione, diagnosi e terapia dei difetti congeniti e delle principali patologie gravidiche – Di Antonio L. Borrelli, Domenico Arduini, Antonio Cardone, Valerio Ventrut

2. Poster Illumina ISPD_2014 Rev A

Leggiamo d’estate?

I consigli per l’estate di Mileggiunastoria

Per i ragazzi di 10 – 12 anni:

Il giardino segreto (Salani Ragazzi) di F. H. Burnett –  Per le bambine che stanno ormai diventando delle giovani ragazze, sognatrici e romantiche. Una bellissima storia senza tempo, che parla di amicizia, di sogni da realizzare, e dell’avventura più grande di tutte: crescere!

Il mago dei numeri di H. M Enzensberger – Questo libro parla di… matematica! Ebbene sì, proprio di numeri, frazioni, addizioni, sottrazioni e moltiplicazioni. Pensate che non sia adatto alle vacanze? Sbagliatissimo! Ad accompagnarci nel magico mondo dei numeri ci sarà un personaggio bizzarro e davvero dotato di super poteri perché alla fine, credetemi, finirete per amarla, la matematica!

Wonder di R. J. Palacio – Il protagonista di questo libro, Auggie, è un bambino nato con una grave deformazione facciale. È vero, la premessa non fa pensare a una storia divertente… E invece è proprio così! Auggie vi conquisterà con la sua auto-ironia, la sua simpatia, la sua intelligenza e la gentilezza che, nonostante tutto, riserva sempre agli altri. Perché, ce l’hanno detto tanto volte ma troppo spesso lo dimentichiamo, la vera bellezza è ciò che abbiamo dentro.

Per bambini di 8 – 9 anni:

Le streghe di Roald Dahl – Per tutti i bambini coraggiosi, che non temono di affrontare streghe cattivissime perfettamente mimetizzate fra signore eleganti e illustri benefattrici… Se seguirete il bambino protagonista in questa incredibile avventura, non avrete mai più paura di nulla!

Pinna Morsicata di Cristiano Cavina – Una storia dolce e divertente, che fa riflettere su chi siamo e su cosa vogliamo. Per tutti i pesciolini che non vedono l’ora di esplorare il mondo, perché non dimentichino che l’avventura più bella, alla fine, è far ritorno a casa.

Il vento nei salici di K. Grahame – I classici non deludono mai… Un libro che riporta nel mondo delle fiabe più vere, quelle dove vivono Topi casalinghi e Rospi vanitosi, saggi Tassi e Talpe coraggiose. Un’avventura che ha il sapore dell’infanzia, per bambini che non hanno fretta di diventare grandi.

Per bambini di 6-7 anni:

L’albero di Caluden di R. Piumini – Un libricino piccolo piccolo, che possono leggere anche i bambini che hanno appena imparato a farlo. Che cosa manca al potentissimo Re Trucaldor? Apparentemente niente. Ma quando il suo saggio consigliere gli fa notare di essersi stupito, ecco il Re capisce di non avere potere sulla sorpresa. Così, come tutti i re delle fiabe, anziché darsi da fare per conto suo, manda in spedizione ben cento cavalieri, affinché trovino dove nasce la Sorpresa…

Streghetta mia di Bianca Pitzorno – In assoluto il mio libro preferito di quando ero bambina! Di cosa parla? Vi basti sapere che c’è un giovanotto antipatico e brufoloso che cerca una strega da prendere in moglie per ottenere una cospicua eredità e una famigliola allegra e strampalata di sole figlie femmine. E tra queste figlie, naturalmente, si nasconde la nostra streghetta..

Il trattamento Ridarelli  di Roddy Doyle – Che cos’è il trattamento Ridarelli? È una punizione ingrata e puzzolente che tocca a tutti gli adulti che sono cattivi con i bambini. Stavolta, è il turno del signor Mack, che di mestiere fa l’assaggiatore di biscotti e che, a quanto pare, ha maltrattato i suoi figli… Oppure no? Un libro davvero divertentissimo!!

Per i bambini che ancora non sanno leggere…

Favole al telefono di Gianni Rodari – Una raccolta di favole da leggere e ascoltare in spiaggia, in giardino, prima di dormire o tutte le volte che vi va!

 

Buona lettura estiva!

Bambini Ribelli

Bambini Ribelli è il negozio di abbigliamento che veste bimbi e bimbe dai 6 mesi ai 16 anni con  le migliori marche del made in Italy come Rubacuori girl, Gaialuna precius, Two Play, Artigli…

Aperto a novembre 2015 in via della Volta, 4 a Brescia con un’idea ben precisa:

“vestiamoli semplicemente per onorare la loro bellezza”.

In negozio è disponibile un’ampia scelta di capi per bambini che spazia dai completi estivi per il tempo libero, senza dimenticare i costumini, fino agli  abiti da cerimonia, oltre agli immancabili accessori colorati che completano il look  anche dei più piccoli.

bambini_ribelli_negozio_abbigliamento _bambini

L’idea di vestire piccoli “ribelli”, è strutturata in modo da rendere il momento dello shopping divertente, facile e magico! E’ stato, infatti,  predisposto un piccolo angolino giochi per rilassarli durante gli acquisti, oltre ad un  dolce pensierino di saluto alla fine degli acquisti.

Le borsine-shopping sono colorate e divertenti e ideali come confezione dei regali per gli amici.

“Spaziamo nel mondo dei vostri bambini con i colori più belli dell’estate” racconta Elena, titolare del negozio “perchè se sono felici loro lo siamo anche noi!”.

Ecco allora che per rendere felici mamme e bambini sulla pagina Facebook del negozio vengono postate idee di completini e abbinamenti nate dalla passione e dal buongusto che facilitano le mamme nell’accostamento dei colori e degli accessori e che rendere immediatamente l’idea dell’outfit finito e acquistabile in negozio. Un ‘idea in più!

Il negozio chiuso solo di domenica copre i seguenti orari: dal lunedì al sabato la mattina dalle 9.00 alle 12.30 e il pomeriggio dalle 15.00 alle 19.00

 

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negozio di abbigliamento

via della Volta, 4 Brescia

030.8371869

340.7764133 (anche Whatsapp)

FB: Bambini Ribelli Brescia

Le regole dell’infanzia: quanto servono?

Le regole dell’infanzia: quanto servono?

Dott.ssa Annalisa Croci

Le regole sono utili per educare, insegnare i limiti; il bambino ne ha bisogno, ma ovviamente ha bisogno anche di approvazione, riconoscimento e lodi . Volere bene al proprio figlio significa anche dare delle regole.

Senza regole infatti il bambino cresce “ onnipotente “, perciò al momento delle prime relazioni sociali gli sarà difficile tollerare le frustrazioni ed entrare in contatto con gli altri.

Le regole cambiano in base all’età, ad esempio fino al primo anno di vita il bambino è in uno stato di simbiosi, è un tutt’uno con la madre pertanto le regole pertanto possono riguardare i ritmi della giornata: cibo, spostamenti, attesa , ma devono tenere conto delle reali esigenze fisiologiche ed emotive del piccolo. Gli interventi dei genitori dovrebbero essere il meno punitivi possibile, ma rivolti a stabilire una routine e una scansione del giorno e dell’attesa.

Le regole dai due anni circa e all’età scolare cambiano poiché il figlio inizia ad avere il senso del tempo, dello spazio e dei rapporti di causa-effetto. Quindi è possibile stabilire regole e norme generali, per le quali può essere punito se non le rispetta. Dopo aver stabilito delle regole e è necessario comunicarle chiaramente al bambino. È possibile rimproverare o punire, ma prima le regole devo essere spiegate in modo semplice e comprensivo .Talvolta il piccolo reagisce con pianto e i capricci, essi possono rappresentare una modalità per tastare il terreno e comprendere fino a che punto i genitori sono intransigenti o accondiscendenti.Quindi : è compito dell’adulto fornire un limite, un contenimento.

Per i genitori qual’ è lo stile educativo migliore ?

Consiglio uno stile educativo stabile ossia fissare delle regole ed essere coerenti; ad esempio non essere indulgenti o punitivi a seconda dell’umore. Se l’atteggiamento degli adulti che si prendono cura di lui è altalenante e molto diverso, il bambino non comprende lo stile del genitore e quale siano i comportamenti adeguati e corretti.

Spesso i genitori faticano a dire di “ no “, si possono sentire confusi e disorientati nel proporre la regola,timorosi di essere i “ colpevoli “ delle sofferenze dei figli. Essere troppo accondiscendenti non aiuta sicuramente i piccoli e non aiuta loro a saper aspettare o rinunciare.

Quindi..

Il bambino ha bisogno di adulti che gli illustrino e gli ricordino continuamente dei sani comportamenti, non dimenticandosi il divertimento e la curiosità di scoprire ciò che ci circonda.

 

Dott.ssa Annalisa Croci

Psicologa psicoterapeuta

Cel. 334/2357696 – www.ascoltopsicologo.it

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Divertimento all’aria aperta: pescare con i bambini

Estate significa innanzitutto sole, acqua, abbronzatura e tanto, tantissimo divertimento. Soprattutto insieme alla propria famiglia e, dunque, ai propri bambini. E cosa c’è di meglio di andare tutti insieme a pesca, scoprendo la bellezza della natura e godendo della salubrità dell’aria pulita? Parliamo di uno sport che non solo è possibile svolgere in modo sostenibile, immergendosi nel verde senza causare danni né all’ambiente né alla fauna lacustre, ma anche di un hobby che consente di tenersi in allenamento da un punto di vista fisico, e di scaricare lo stress e le ansie. Anche se è difficile crederlo, la pesca è un’autentica manna dal cielo, particolarmente adatta alla stagione più bella dell’anno. Vediamo dunque tutti i consigli per pescare all’aria aperta con i figli durante questa estate 2016.

La giusta attrezzatura per le giuste tecniche

Fra le tipologie di pesca più divertenti da compiere con i figli, il carpfishing rappresenta un’opzione attraente: questa tipologia di pesca prevede il metodo del catch & release, ovvero dovrete rilasciare le carpe nell’acqua del lago poco dopo averle pescate. Pescare in modo sostenibile significa anche non utilizzare ami letali per i pesci, dunque sprovvisti di ardiglione.

In questo senso, sarà fondamentale dotarvi della giusta attrezzatura: per risparmiare senza rinunciare alla qualità, il consiglio è di acquistarla su siti web come Sportit.com, all’interno del quale potrete trovare tutte le attrezzature per le specifiche tecniche, come ad esempio i mulinelli per il carpfishing.

La licenza? Solo se maggiorenni

La pesca sportiva è un hobby regolamentato da una serie di leggi che servono per impedire ai pescatori di causare danni all’ambiente. Per questo motivo, voi genitori dovrete necessariamente possedere la corretta licenza per la pesca, da richiedere presso le sedi FIPSAS della vostra regione. Ed i bambini? La licenza diventa obbligatoria solo al compimento della maggiore età, dunque non dovrete richiederla per loro. In ogni caso, sarete voi i diretti responsabili dei vostri figli.

Ecco dove pescare a Brescia

Alcuni laghi sono molto pescosi, ma anche troppo grandi per permettere ai vostri figli di divertirsi. Proprio per questo, il consiglio è di partire da laghi più piccoli e con fondali bassi: l’ideale per imparare a pescare tirando su piccoli pesci come trote e scardole. Se amate il carpfishing, i laghi Mella in provincia di Brescia sono l’ideale. Il lago Buffalora, invece, è più basso e piccolo, dunque l’ideale per i bimbi. Anche il lago Giardinetto, in questo senso, si rivela una scelta molto azzeccata. Se invece volete partire subito da una sfida, il fiume Oglio è quello che fa per voi.

Consigli per avvicinare il bambino alla pesca

Fategli vivere questa esperienza come un divertimento, e non come una competizione: stategli accanto, motivatelo ma fatelo sempre utilizzando il gioco. E nel caso in cui non dovesse riuscire a pescare nulla, distraetelo con altre attività ricreative per non far emergere la delusione. Infine, non dimenticate mai di insegnare al bambino il valore della vita e l’importanza di trattare i pesci con delicatezza e con rispetto, per evitare di procurargli tagli o di tenerli fuori dall’acqua troppo a lungo.

La scuola è finita, e adesso?

L’ultima campanella solitamente è quella che tutti gli studenti adorano sentire suonare.
Il suo suono tanto odiato in alcuni momenti dell’anno o alle 8.00 del mattino porta una notizia che  bambini e ragazzi adorano.

Il countdown in attesa del suono della campana che rende ufficiale la fine dell’anno scolastico è un momento quasi indescrivibile. Finalmente possono gridare a gran voce: “E’ finitaaaaaaaaaa”.

Già durante gli ultimi giorni di scuola si assapora il momento vuoi la frenesia delle ultime verifiche e interrogazioni per il recupero in extremis, i compiti a volte sono alleggeriti, si inizia a svuotare il proprio banco e a raccogliere le proprie cose sparse per la classe, la maestra fa imparare una poesia sull’estate, vengono assegnati i compiti per le vacanze,…..

Ma come il suono dell’ultima campanella dell’ultimo giorno di scuola non ce n’è.
Rende tutto ufficiale, rende tutto vero: un altro anno si è concluso!
Arrivano finalmente le tanto desiderate vacanze, giorni di gioco, spensieratezza, relax e grandi dormite

Anche i genitori arrivano provati all’8 di giugno e almeno per i primi giorni il sollievo di non avere il pensiero del prepararsi in tempo e fare i compiti pare un paradiso.

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Tutto bello, ma che fare ora che la scuola è finita?

Capita infatti molto spesso che i bambini i primi giorni di vacanza alternino momenti di grande euforia per la fine della scuola a momenti di grande noia per il non sapere cosa fare.

Da settembre c’è sempre stato qualcosa che bisognava finire o che riempiva e impegnava le giornate: i compiti, la lezione, l’allenamento di.. ma ora che tutto questo è finito possono essere pervasi da una sensazione di vuoto tanto desiderata, quanto strana.

Ecco allora qualche idea per non venire schiacciati dall’assillo del “E adesso cosa faccio?”:

  • Approfittiamo di questo tempo per far scoprire la noia ai bambini, proprio la noia! La possibilità che stando sdraiati la mente vaghi libera e faccia nascere un’idea, così, dal nulla. La possibilità che la fantasia trasformi cose, oggetti e pensieri e li trasfornmi in quyalcosa di nuovo e unico.
  • I bambini sono a casa, facciamoci dare una mano! Perchè non farsi aiutare nell’archiviare libri e quaderni dell’anno appena finito? Trasformando in un gioco il lavoro parteciperanno con più entusiasmo e voglia, in fondo si tratta di cose loro.
  • Sempre sull’onda de “I bambini sono a casa, facciamoci dare una mano!” Perchè non approfittare per assegnare piccoli compiti quotidiani che possono alleggerire mamma e papà nelle faccende domestiche? In famiglia e in casa ci si aiuta e se i bambini imparano piccole azioni durante le vacanze, quando hanno meno impegni, a settembre dovrebbero averle fatte proprie e continuare a farle.
  • C’è la spinosa questione dei compiti. Un pochino tutti i giorni rende il lavoro meno pesante. Più è diluito durante le vacanze e meno risulterà fastidioso da finire
  • Ultimo, ma non ultimo, spazio al gioco, al divertimento, il più libero possibile. Spegniamo la tv, tablet, console varie per momenti di svago non strutturato e magari anche un buon libro. Trovi diversi consigli di lettura per bambini con anche bibliografie sempre qui sul blog

Le vacanze cambiano tutto, cambiano le abitudini della giornata, perchè i bambini sono a casa, ma i genitori lavorano ancora. Ci sono grest, campus, esperienze giornate all’aria aperta che possono aiutare i genitori e in Bresciabimbi ne trovare di ogni sorte, ma l’augurio è che anche i genitori riescano a staccare la spina!

 

Buone vacanze a genitori e bambini!

Quali sono i test di screening prenatale da fare durante la gravidanza?

Quali sono i test di screening prenatale da fare durante la gravidanza?

A cura di: Ufficio Stampa Sorgente Genetica

Per garantire il proprio benessere e quello del nascituro, è essenziale che durante la gravidanza la gestante si sottoponga a controlli e faccia un test del dna fetale.

Vi sono vari tipi di test prenatale atti a calcolare le possibilità di anomalie nel bambino. Dalla 10ª alla 14ª settimana di gestazione è possibile sottoporsi al Bi Test e alla translucenza nucale, esami spesso svolti contemporaneamente. Si preleva un campione di sangue per controllare che i valori della Free Beta-HCG e della PAPP-A (due proteine) siano nella norma; poi si esegue un’ecografia (translucenza nucale), per effettuare delle misurazioni sul feto. In caso queste misurazioni diano risultati alterati saranno fatti altri controlli diagnostici invasivi. Affidabile all’85%, il Bi Test fornisce non una diagnosi, bensì le probabilità di eventuali anomalie nel feto (es. Sindrome di Down).

Dalla 10ª settimana ci si può sottoporre al test del DNA fetale. Si preleva dalla futura mamma un campione di sangue per analizzare i frammenti del DNA del feto che vi sono presenti. Questo test prenatale non invasivo ha una percentuale di affidabilità del 99% per la rilevazione delle Trisomie 21, 18 e 13 (le principali anomalie dei cromosomi).

Tra la 15ª e la 18ª settimana si può scegliere il Tri Test. Si esegue sulla gestante prima un prelievo ematico e per controllare i valori dell’AFP (alfafetoproteina), dell’estriolo non coniugato e della gonadotropina corionica. Poi si esegue un’ecografia per controllare più nel dettaglio questi valori. Il Tri Test rileva anomalie quali la Sindrome di Down e la spina bifida. Il Quadri Test (variante del Tri test), controlla anche l’ormone inibina A nel campione ematico. Questi due test, non diagnostici ma probabilistici, sono affidabili al 70% circa.

Sottoporsi a esami di screening prenatale è raccomandato a tutte le gestanti, in particolare a quelle con fattori di rischio quali: età superiore ai 35 anni, casi in famiglia di anomalie genetiche. Se i test prenatali rilevano anomalie, le gestanti devono sottoporsi a test invasivi per confermarne o no il risultato.

Le gestanti possono rivolgersi al proprio ginecologo per avere indicazioni sul test di screening prenatale più adatto cui sottoporsi.

Per maggiori informazioni: www.testprenataleaurora.it

 

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