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Mese: Gennaio 2015

AAA cercasi mamme

Ecco una richiesta arrivata a Bresciabimbi! Avete delle segnalazioni per aiutare questa mamma? Aspetto i vostri commenti

Sono una giovane mamma di un bambino di 1 anno abito ad Acquafredda nella bassa bresciana , vorrei sapere se potete indicarmi ludoteche o centri nei dintorni della mia zona dove poter passare qualche ora con me presente …qua in zona non trovo nulla e’ tutto dai 3 anni in su’ e le mamme non possono restare per socializzare con altre mamme

Grazie mille

Portare i bambini: le regole per farlo in sicurezza

Grazie alla positiva collaborazione con la pagina Fb Genitori nidi materne Brescia vi riporto questo articolo su una “moda” ormai molto diffusa tra le mamme, ovvero di portare i bambini in fascia. Tuttavia è importantissimo sapere come fare!

PORTARE I BAMBINI: LE REGOLE PER FARLO IN SICUREZZA.

Se ne vedono sempre di più, delicate testine e piccoli piedini che spuntano avvolti in coloratissime fasce dalla pancia della mamma o dalle spalle di papà. Tutti sereni e a loro agio i bimbi portati scoprono il mondo da li e sembra proprio che sia per loro il posto perfetto dal quale farlo, e in effetti lo è! Sono ormai molteplici gli studi che lo dimostrano e i genitori che lo sperimentano ne sanno qualcosa.

Ma quali sono le cose da sapere per farlo in sicurezza? Esistono possibili pericoli?

Quando 7 anni fa iniziai a portare il mio primo bimbo con la fascia lunga non pensavo ve ne fossero ma poco dopo quando decisi di intraprendere il percorso per diventare Istruttrice Portare i Piccoli, scoprii che non era sufficiente legarsi il “pupo addosso” e che, se non si rispettano alcune fondamentali regole alcuni pericoli esistono davvero.

La prima regola del portare in sicurezza è RESPIRO SICURO. Sono 5 i punti che ci permettono di assicurare al bimbo una buona respirazione:
1 – il corpo del bimbo è ben adeso a quello del genitore, non si incurva, non dondola e non si allontana
2 – il bimbo è posizionato alto in modo che si possa baciare
3 – il suo mento è sempre ben lontano dal suo stesso sterno per evitare il grave rischio di compressione delle vie aeree (rischio che sovviene frequentemente nella posizione a culla)
4 – la schiena del bimbo è sempre ben sostenuta dal supporto
5 – il quinto punto, il più impegnativo ma anche il più arricchente è mettersi IN ASCOLTO DEL PROPRIO BAMBINO.Inizialmente il genitore potrà aver bisogno di concentrarsi chiudendo gli occhi per riuscire a sentire che il proprio bambino sta respirando ed é rilassato. Successivamente, attraverso il contatto consapevole con il bambino portato e l’esperienza, avrà la possibilità di riscoprire i messaggi che provengono dagli altri sensi. Imparerà così a riconoscere attraverso il contatto quando il bambino è sveglio, quando si sta addormentando. Ascoltando i segnali che arrivano dal corpo, sentirà i muscoli del piccolo rilassarsi, riconoscendo quando sta respirando profondamente perché addormentato. Solo così si potrà finalmente arrivare ad affidare l’ascolto del bambino agli altri sensi, senza ricorrere al controllo visivo.

La seconda regola è POSTURA SICURA ovvero qualsiasi supporto scelgo deve essere ergonomico e rispettare la fisiologica postura di neonati e bambini. Secondo Esther Weber autrice del libro Portare i Piccoli “la posizione corretta del bambino sul corpo dell’adulto è quella verticale, dalla nascita. Questa è fisiologica quando il tronco del bambino e’ appoggiato al corpo del genitore e sostenuto in modo tale che non ci sia il vuoto tra i due corpi, quando le gambe del bambino sono aperte a ranocchio in modo che le sue ginocchia stiano piu’ in alto del sedere, quando la testa del bambino puo’ essere sostenuta e quando il sedere del bambino e’ a livello dell’ombelico di chi porta, mai piu’ basso”.

La posizione a culla, cioè quella classica in cui si tiene il bambino quando si allatta e che è ancora oggi promossa da alcuni produttori di supporti mal informati, è invece fortemente sconsigliata sia per i rischi posturali legati alla chiusura delle gambe del bambino che potrebbe favorire la displasia delle anche, ma soprattutto perché se non eseguita correttamente ed adeguatamente monitorata potrebbe causare la compressione delle vie aeree del neonato.

Anche la posizione pancia al mondo dove il bimbo è appoggiato con la schiena al tronco del genitore ed è rivolto con il viso all’esterno è assolutamente da evitare sia per motivi posturali, la schiena è inarcata, la testa dondolante e il peso del bimbo è tutto scaricato sui suoi genitali, sia perché il bambino viene esposto agli stimoli esterni senza possibilità di proteggersi e rifugiarsi contro il corpo del genitore.

La terza regola è SUPPORTO SICURO, che garantisca cioè un sostegno ottimale della colonna e della testa e la posizione divaricata seduta del bambino, che sia regolabile e adattabile al peso, che permetta di portare il bimbo alto e ben adeso a sé. Un buon supporto deve essere comodo sia per il bambino sia per il portatore, non deve avere cinghie e cuciture che potrebbero premere contro i corpi o sottili bretelle che solcano le spalle. Deve anche essere sicuro dal punto di vista delle sostanze utilizzate per farlo, non deve rilasciare sostanze nocive ed essere prodotto nel rispetto di uomo e ambiente. È inoltre auspicabile che si adegui al bambino che cresce, che permetta le tre posizioni davanti sul fianco e dietro e che permetta una completa libertà di movimento al genitore.

La quarta regola del portare in sicurezza è MI INFORMO E IMPARO SICURO. Vi potrebbe sembrare strano ma non è raro trovare scaltri produttori disposti a rifilarvi (magari a prezzi esagerati) un prodotto di pessima qualità pur di vendere, o incappare sul web in improbabili tutorial di improvvisate consulenti che elargiscono informazioni errate che possono rendere il vostro portare pericoloso. Fate attenzione! Per scegliere il vostro supporto o per imparare ad usarlo affidatevi a personale specificatamente formato libero da interessi commerciali. Un esempio su tutti è l’Associazione Culturale Portare i Piccoli il cui scopo è diffondere un Portare sicuro e di qualità libero da qualsiasi logica di commercio.

L’ultima regola che vi lascio mi è stata ispirata da anni di consulenze a coppie che volevano imparare ad usare la fascia lunga e che trovandola eccezionale desideravano utilizzarla in qualsiasi situazione ed è questa: mentre portate i vostri bimbi fate un’ ATTIVITA’ SICURA. Vietato andare in auto, in bicicletta o simili, in caso di incidente il vostro bimbo fungerebbe per voi da airbag! E allo stesso modo evitate di dormire con il bimbo legato addosso.

Infine, vi lascio alcune indicazioni specifiche per i supporti più utilizzati:
Fascia elastica solo davanti con triplo sostegno: fino a max 5 kg se single jersey, max 7 kg se double jersey.
Fascia ad anelli e fascia tubolare solo sul fianco in posizione verticale.
Mei Tai dai 3 mesi in poi NON prima.
Marsupi ergonomici (dai 3-4 mesi) NON prima nemmeno con riduttore.
Fascia lunga (non elastica) adatta dalla nascita ai tre anni per tutte le posizioni (verticali) davanti, sul fianco e dietro!

E se vi rimangono ancora dubbi non esitate a contattarmi, sarò felice di aiutarvi a sentirvi sereni e sicuri coi vostri bimbi portati.

Non mi resta che augurarvi un Buon Portare felice e sicuro!

Arianna Mari
Istruttrice Portare i Piccoli a Brescia

ostetrica.ariannamari@yahoo.it

Dove posso cambiare il mio bambino?

Una mamma scrive a Bresciabimbi.it:

“Avrei bisogno di sapere dove, in centro città, è possibile trovare spazi adatti per cambio ed allattamento bimbi. Mi è capitato di essere a passeggio ed avere bisogno di cambiare la mia bambina, ma non sempre nei bar sono attrezzati per cambiare il bambino e troppo spesso i servizi igienici non sono molto caldi e puliti…
In attesa di una suggerimento, ringrazio per l’attenzione”

Approfitto della richiesta di una mamma per lanciare una richiesta!

Ebbene, quante volte cari genitori, nonni, zii,… a spasso coi vostri bimbi vi siete trovati nella necessità di cambiare il pannolino,  dare la pappa, allattare, aver bisogno del bagno per i bambini,….. ?

Ci aiutate a trovare in città spazi che aiutano i genitori in questi momenti quando suono fuori casa?

Mandateci le vostre segnalazioni o lasciando un commento a questo articolo, o scrivendo a info@bresciabimbi.it

 

 

 

Psicomotricità: una risorsa in situazioni di difficoltà

Continua il percorso alla scoperta della psicomotrictà curato dalle nostre esperte di Emmi’sCare

 

PSICOMOTRICITA’: UNA RISORSA IN SITUAZIONI DI DIFFICOLTA’

Vi abbiamo già brevemente descritto, nel nostro primo articolo, la storia della nascita della psicomotricità, da sempre impiegata a sostegno di disagi e patologie psicomotorie, prima più fisiche e poi di origine psicologica o relazionale.

Oggi, l’aiuto psicomotorio è proposto come percorso di accompagnamento per la crescita, a bambini che manifestano lievi disagi psicomotori o che presentano sindromi o patologie psicomotorie.

Molto spesso l’aiuto psicomotorio è attivato parallelamente ad altri interventi, che possono essere di tipo logopedico, fisioterapico o psicoterapeutico; ogni professionista si occupa di accompagnare, sostenere e favorire lo sviluppo del bambino, secondo le proprie specifiche competenze, collaborando e condividendo con gli altri specialisti osservazioni e informazioni.

Lo psicomotricista, prima della presa in carico del bambino, organizzerà dei brevi colloqui con i genitori, a volte anche con altri familiari, se si prendono cura del bambino, durante la loro assenza.

Grazie alle informazioni raccolte e attraverso alcune sedute osservative, lo psicomotricista individua l’intervento più idoneo per il bambino, costruendo un progetto che possa sostenere il suo sviluppo, tenendo sempre conto delle sue capacità e del suo livello di sviluppo globale.

Secondo l’evoluzione personale di ogni bambino e attraverso continue osservazioni di seduta in seduta, lo psicomotricista potrà monitorare il percorso di ogni bambino e, se necessario, avrà i dati necessari per individuare i campi su cui agire maggiormente.

La seduta è della durata di un’ora, e si svolge una o due volte la settimana, secondo il caso.

Non esiste una tempistica specifica o standard per la durata di un intervento psicomotorio, variano secondo il disagio che il bambino presenta, dai suoi tempi, dai suoi bisogni; solitamente hanno una durata minima di sei mesi per lievi disagi psicomotori, fino ad accompagnare per anni lo sviluppo di bambini con sindromi o patologie più complesse.

Sarà lo psicomotricista, insieme ai genitori e altri eventuali professionisti che seguono il caso, a stabilire il termine dell’intervento.

La pratica psicomotoria, può rappresentare un valido sostegno per accompagnare lo sviluppo di ogni bambino. A maggior ragione in situazioni di difficoltà, accogliendo il bambino nella sua globalità e utilizzando canali di comunicazione alternativi per interagire con esso, si occupa di tutto ciò che lo riguarda: della sua mente, del suo corpo, della sua capacità di relazionarsi con se stesso o con l’altro; più di tutto, si preoccupa di prestare attenzione alle capacità che il bambino ha, di ciò che sa fare, di ciò che ha già dentro di se e che può esprimere.

Nelle disabilità che colpiscono maggiormente l’ambito motorio, condizionando movimento e attività, anche il più impercettibile movimento diventa occasione per lo psicomotricista di accogliere l’intenzionalità del bambino e i suoi bisogni questo permetterà una comunicazione efficace all’interno della loro relazione di fiducia.

La pratica psicomotoria, in situazioni di difficoltà agisce permettendo al bambino di prendersi tempo, di conoscere le proprie capacità e i propri limiti in un ambiente adatto a lui: sicuro, dove non esiste giudizio, ma la possibilità di comunicare, di relazionarsi secondo i suoi modi e di costruire la fiducia in sé stesso, indispensabile per affrontare il suo personale percorso di crescita.

 

Sara Ricchini

Alice Gregori

Associazione EMMI’S CARE

info@emmiscare.org

www.emmiscare.org

030/7777172

Si conclude qui, questo breve ciclo di tre articoli dedicati alla psicomotricità, curati dall’equipe dell’Associazione EMMI’S CARE, che ringrazia Bresciabimbi e tutte le persone che ci seguono.

La giusta fatica di crescere

La giusta fatica di crescere

(Dalla prefazione di Goffredo Fofi)
In un’epoca in cui anche l’industria dell’infanzia si è prodigata per proteggere il bambino dalla “fatica” di sperimentare e di sbagliare, sono soprattutto la testa, il pensiero, l’affettività dei bambini che oggi rischiano malanni, carenze, inabilità, alimentando una generazione con forti contraddizioni: “senza sensi di colpa”, ma con grande “senso di inadeguatezza”, precocemente “grandi” e, insieme, fortemente dipendenti. In questo libro curioso, utile ed estremamente provocatorio, felicemente si intrecciano e si contaminano fra loro conoscenze psicologiche e pediatriche, di costume e letterarie, in uno stile di scrittura e di ricerca ironico, spumeggiante, capace di parlare a chiunque si muova, per lavoro o per diletto, nel vasto “pianeta bambino”. Dal ciuccio su misura alle scarpe senza lacci, dal termometro a infrarossi ai baby monitor: una miriade di “cose” oggi accompagna i bambini nei normali processi della crescita. Così gli autori, senza puntare l’indice contro i genitori, ma piuttosto mettendoli in guardia dai falsi alleati, affrontano il “linguaggio delle cose”, riflettendo sul mondo privo di ostacoli che gli adulti hanno creato per i loro figli, ormai indiscussi sovrani, e insieme vittime inconsapevoli, di tante e varie futilità.
Passando in rassegna l’impareggiabile Catalogo dei genitori di Claude Ponti – dai confortevoli ai fifoni, dagli avviluppanti ai  cicciomou – l’appello e i suggerimenti dei due autori si rivolgono a chi crede nella necessità che l’immaginazione abbia ancora posto nell’educazione e che serva restituire al bambino un suo fondamentale diritto: la giusta fatica di crescere! Le pagine in cui Manuela Trinci con Paolo Sarti raccontano e si raccontano, riflettono e analizzano, si commuovono o si adirano, sono amorose nella difesa del diritto dei bambini al rispetto e aspre nell’accusa, sia quando ironica sia quando veemente, a chi dice di amarli mentre va accanitamente tarpando le potenzialità e i talenti di cui sono portatori, in particolare, i bambini.