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Mese: Ottobre 2014

La febbre: in realtà fa più paura alla mamma!

Interessante questo spunto di Elena Costa tramite genitori-consapevoli.blogspot.it/
LA FEBBRE: IN REALTA’ FA PIU’ PAURA ALLA MAMMA!
Il rialzo della temperatura corporea è una delle prime reazioni spontanee dell’organismo all’attacco di agenti patogeni.
Il fatto che nei bambini salga velocemente ed a livelli più alti rispetto che negli adulti è del tutto normale: la loro reattività fisica è migliore della nostra, i loro corpicini sembrano indifesi e fragili, in realtà sono delle piccole macchine da guerra, pronte a difendersi in modo potente!
Forse, molti di voi penseranno: “Non ci credo, mio figlio è sempre malato!”, ma è fondamentale sapere che quando un bambino si nutre in modo equilibrato, con cibi il più possibile naturali e non raffinati, dorme bene e in abbondanza, vive emozioni positive e sta all’aria aperta, il suo sistema immunitario è decisamente più pronto e competente rispetto a quello di bambini che (purtroppo) non conducono lo stesso stile di vita.
DI COSA SI TRATTA, ESATTAMENTE?
La febbre è lo strumento che il corpo utilizza, nella sua infinita saggezza, per inattivare gli agenti patogeni e per aumentare il metabolismo, cosa che porta naturalmente all’attivazione di preziosi enzimi ed all’aumento della produzione di globuli bianchi, a tutti gli effetti le nostre “forze dell’ordine”. Di per sé, la febbre non è la malattia da curare, in quanto si tratta del più classico dei sintomi ed, allo stesso tempo, anche la più classica delle crisi eliminative, quelle che portano alla fin fine al riequilibrio ed all’auto-guarigione.
E’ PROPRIO IN VIRTU’ DI QUESTO CHE NON VA COMBATTUTA, nei limiti del possibile.
Immaginate una pira che brucia: se si lascia fare il giusto corso al rogo, il fuoco brucerà tutta la legna e lascerà soltanto cenere. Se invece si prova a spegnere, gettandoci ad esempio acqua, il fuoco non riuscirà a bruciarla tutta, causando fumo e lasciando resti di legna non bruciata.
I medicinali antipiretici interferiscono allo stesso modo in questo delicato ed importante sistema di auto-guarigione, impedendo al corpo di liberarsi completamente degli agenti patogeni e, contemporaneamente, intossicandolo. Non è vero che sono privi di effetti collaterali e che sono sicuri, tutt’altro!
Vanno perciò usati con moderazione, solo e soltanto quando la temperatura raggiunga livelli potenzialmente pericolosi, naturalmente facendo riferimento anche ai consigli del pediatra ed evitando di “strafare” (soprattutto con bimbi molto piccoli, i quali non sono in grado di esprimere a parole il proprio malessere).
Il buonsenso deve sempre essere la nostra guida: il bambino ha la febbre a 38,5° ma gioca e saltella come un canguro? Oppure piange e non si regge in piedi? A voi le conclusioni.
OK, COSA FARE, QUINDI?
Esistono molti metodi naturali per abbassare la temperatura corporea, che tutte le nostre nonne e bisnonne sicuramente conoscevano:
 Pezzature fredde sulla fronte, sui polpacci e sui cosiddetti “polsi” (caviglie, collo e polsi), dove il sangue scorre più superficialmente.
Volendo, si può anche aggiungere dell’aceto, dall’azione rinfrescante.
Massaggi sotto i piedini, schiena, gambe e ventre con una miscela di oli essenziali diluiti in un olio vettore, ad esempio olio di jojoba, d’oliva, di mandorla dolce, di vinaccioli.
L’olio essenziale di menta è un potente rinfrescante, mentre quello di lavanda, uno dei più versatili ed efficaci, ha grande potere calmante su corpo e mente, arrivando ad agire persino sul sistema nervoso.
• Impacchi sulla fronte di patata crudagrattugiata, decongestionante e sfiammante (questo rimedio viene usato anche su articolazioni dolenti o gola infiammata, ad esempio).
 Digiuno o semi-digiuno.
Non spaventatevi se il vostro bambino non mangia per un giorno o più, il suo corpo è alle prese con un super-lavoro e non ha tempo di occuparsi anche della digestione, magari di cibi pesanti ed inadatti, come il famoso brodo di gallina (quello con le bolle di grasso che galleggiano!) o, peggio, del latte vaccino (ma questo è un argomento -scottante!- che tratteremo con i dovuti crismi…).
• Parola d’ordine: idratazione.
La necessità di liquidi aumenta considerevolmente in questi momenti, perciò ricordiamoci di somministrare acqua, tisane senza zucchero (faccio notare che la camomilla va infusa per pochi minuti, se si vuole sfruttare il suo effetto calmante), centrifugati di frutta e verdura assunti spesso e a piccoli sorsi.
• E, soprattutto, fare tanta NANNA!
Sotto due o tre belle coperte di lana, per fare una sana sudata e permettere al fisico di ritemprarsi.
Ah… Un messaggio ai “grandi”: sappiate che tutto questo vale anche per voi, perciò non avrete scuse la prossima volta che vi verrà l’influenza!
Prendiamo esempio dai bambini: spesso sono più saggi di noi e hanno la straordinaria capacità di saper ascoltare i messaggi che il proprio corpo invia loro.
Elena Costa

 

Cosa vogliono dire i disegni dei bambini

Grazie alla disponibilità e gentilezza del dott. Marco Vinicio Masoni pubblico il seguente articolo molto interessante sui disegni dei bambini

Cosa vogliono dire i disegni dei bambini

 Di Marco Vinicio Masoni

A volte le mamme mi portano i disegni dei loro figli. Vogliono una diagnosi. Vogliono che io assuma un’aria seria e che scruti attentamente i disegni (come hanno visto fare da altri “esperti”), e poi dica , per esempio: “Si vede, con estrema chiarezza, che qui il padre è assente”.

Ma l’unica cosa che riesco a pensare e a dire sono frasi di questo tipo: ”Bene, mi pare che suo figlio sia piuttosto dotato per il disegno”, oppure ”Certo, è un disegno infantile, quanti anni ha? …Quattro? Direi che è un disegno assolutamente adatto alla sua età”.

Ma la mamma insiste “Ma non vede che espressione ha questa faccia, e poi vede che c’è in alto un aereo che butta le bombe? Dottore , sono preoccupata…”
“Bene signora, – rispondo – ho disegnato più bombe io da bambino di quante ne abbiano sganciate nella seconda guerra mondiale, mi ritiene un serial killer?”
Finalmente la mamma sorride.
Ora, che i bambini vogliano dire qualcosa mentre disegnano è, io credo, assolutamente vero.
Non credo invece che il significato dei loro disegni vada al di là di quanto sta sul foglio, espresso in modo esplicito. Un aereo che sgancia le bombe è un aereo che sgancia le bombe e non “il segnale di un profondo disagio interiore, una aggressività che va fermata in tempo …”, ecc.
Spesso la comunicazione è diretta al pubblico presente in quel momento e a seconda della richiesta del pubblico o di quanto questo sia simpatico al il bambino, il contenuto e lo stile della comunicazione cambiano.
Qualche esempio?
Chiedo a un bambino di sei anni di disegnarmi una persona. Nel modo col quale faccio la richiesta sono presenti alcuni impliciti: voglio che tu faccia un bel disegno, un disegnino come si deve e come dovrebbe fare un bravo bambino, un disegno che mi faccia poi dire “Oh, che bella persona hai disegnato, bravo!”.

Il bambino mi scruta, prende il foglio, ci pensa un po’ su, attraversa qualche attimo di incertezza e poi disegna …questo:

disegno1

Osservo il disegno. Non sono tenero come “critico d’arte”. Il disegno è bruttino. Una specie di figurina fatta con lo stampino. Chissà quante ne ha fatte uguali e si è sentito dire “Ma guarda come è bravo, gli fa anche la cintura!”. Ne ricavo la netta impressione che il bambino abbia messo mano al suo repertorio dal titolo: Come fare contenti i grandi.

Allora intervengo, e gli chiedo ”Bene, ora hai fatto un bell’omino che secondo te piace ai grandi, ma ti voglio fare una richiesta un po’ strana…mi disegneresti un altro omino? Però devi fare il modo che non mi piaccia!”

Il bambino mi guarda spalancando gli occhi per un istante, poi , senza nessun attimo in mezzo , si mette a disegnare e dopo qualche minuto mi consegna questo:

disegno2_masoni

Ora sono io a spalancare gli occhi. Vedo regole infrante. Non credo alla creatività dei bambini ( il discorso è assai più complesso di quanto si creda), ma alla licenza sì, alla loro libertà assoluta sì. E qui il bambino si mostra libero. Se vorrà esser accettato come disegnatore dovrà munirsi, nella vita, della copertura di una comunità di critici amica. Ma per ora tanto gli basterebbe per sentirsi dire ”Ce la potrebbe fare”.

Un altro esempio? Saliamo con l’età, ora ho davanti a me un quindicenne di scarsa cultura, gli chiedo di disegnarmi un viso. E’ sottinteso che io mi aspetti un bel viso e un bel disegno, curato e precisino.
Così il ragazzo mi accontenta:

disegno_4_masoni

Ecco, quindi il suo disegno: la banalità fattasi segno. Una sorta di media dei disegni possibili, un disegno “grigio”(e non mi riferisco al grigio del disegno, ma al grigiore, alla mediocrità), non perché al suo autore piace il grigio, ma perché il grigio “va bene su tutto”. Quale maestro, insegnante, guida, oserebbe dire al ragazzo che ha disegnato una vera schifezza? Certo, nemmeno io lo farei, direi annuendo che questo è un viso di un ragazzo, per educazione, per non ferirlo.

Ma ora chiedo anche a questo quindicenne la stessa cosa che ho chiesto prima al bambino di sei anni. Anche lui mi guarda per un attimo, poi, velocemente, disegna …questo:

 

disegno_5

Sono , stupito ancora, di fronte a un tratto espressionista, a una mano felice e libera, a un insieme di segni che mi dice qualcosa.

Mi chiedo se ci sia una differenza in queste cose fra bambini, ragazzi e adulti, e allora, impudente, mi rivolgo a un insegnante di 35 anni.

Parlando con lui il discorsa cade sulle case, faccio un po’ di stupidissimi giri di parole per poi arrivare alla domanda: ”Mi disegni una bella casa ?”. La reazione è inattesa, l’adulto è in imbarazzo, mi dice che non sa disegnare. Ne incontro tanti che me lo dicono e ora non aspettatevi che dica la solita idiozia: tutti possono diventare bravi a disegnare!

Non la dico. So che non è vero. Ma so che qualcosa si può comunque disegnare, così insisto, fino a rasentare l’invadenza. Ma lui niente, imbarazzato, sudato, mi dice che non se la sente, proprio è negato per il disegno.

Non ho quindi un esempio di casetta da lui ben disegnata da mostrarvi. Ma ne ho un altro: chiedo, finalmente rinunciando ad avere il “bel disegno”, se è disposto a farmi un brutto disegno, di una brutta casa. A quel punto le paure del mio amico scompaiono, sorride e si mette a disegnare, e produce questo:

 

disegno_casa_1

E questo, dovreste un po’ fidarvi del mio giudizio, non è un brutto disegno. Certo non è la mano di un architetto, ma quelle pareti refrattarie all’angolo retto, quelle molte facce dell’edificio, quell’insulto al parallelepipedo e al tetto a due falde, rappresentano una coraggiosa affermazione di originalità.

Mi ricorda un disegno di un grande architetto espressionista, ovvio, non sono la stessa cosa, ma guardate un po’:

diesgno_casa2

Bene, possiamo concludere.

Quando vediamo un disegno di un bambino (ma anche di altri), non dovremmo chiederci: “Cosa vorrà dire?”, ma ”A chi è destinato?” e “Come glielo hanno chiesto?”.

M.V .M.

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